Le persone andranno chiamate col cognome, non più col nome

Ritorno alle tradizioni in Giappone. L'Agenzia degli affari culturali ha stabilità che le persone non andranno più chiamate con il nome, come avviene di solito oggi, ma col cognome. Verrà dunque chiesto alle prefetture e agli uffici governativi, così come alle università e la agenzie dei media, di aderire alla convenzione di far precedere il nome di famiglia quando si trascrivono le proprie generalità nelle traduzioni dei documenti in inglese. Il ministro degli Esteri, Taro Kono – che sulla questione ha condotto una battaglia personale – ha ribadito il suo convincimento alle agenzie internazionali, suggerendo di ottemperare alla convenzione asiatica che già esiste in Cina e nelle due Coree, dove il cognome precede sempre il nome. “Adesso è il momento più appropriato – ha spiegato Kono – visto l'inizio della nuova era Reiwa (ordine e armonia), l'imminente riunione del G20, e la preparazione alle Olimpiadi di Tokyo del 2020″. Kono ha aggiunto che é la normale prassi riferirsi ai leader cinesi e coreani secondo la tradizione, ma che ciò non avviene per il premier giapponese Shinzo Abe.

Il banco di prova

La normativa del ministero era già entrata in vigore nel 2000, spiegano i media nipponici, ma le convenzioni occidentali – considerate più informali – di riferirsi al nome di battesimo, non hanno mai consentito un vero e proprio ritorno alle origini, quando il Paese si aprì per la prima volta alla cultura occidentale, a metà del 19esimo secolo. Il vero banco di prova – come spiega l'Ansa – sarà la visita a Tokyo nel fine settimana del presidente Donald Trump, che comunemente si riferisce al premier nipponico come 'l'amico Shinzo'. Per questa volta, fa notare le stampa, con ogni probabilità il formalismo verrà messo ancora una volta da parte.