In 7 anni aumentata l'attività delle fumarole

Aumenta l'attività delle fumarole dei Campi Flegrei: dal 2010 al 2017, l'intensificarsi dei fenomeni vulcanici delle solfatare di Pozzuoli ha dato origine a baby-terremoti nei terreni circostanti. E' quanto si afferma nello studio internazionale pubblicato sulla rivista Geology della Geological Society of America e coordinato dall'Italia con Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e condotto in collaborazione con l' Università di Palermo,  la francese Université Savoie Mont Blanc e lo spagnolo Instituto Volcanológico de Canarias. 

Lo studio

Dai dati, registrati da un sismografo posizionato proprio a ridosso delle fumarole, emerge quanto sia utile, e importante, “questa strumentazione dal momento che aumenta la sorveglianza dell'area – spiega Giovanni Chiodini, dell’Ingv, primo autore della ricerca -. Normalmente si evita di ubicare stazioni sismiche permanenti in prossimità di fumarole perché il tremore generato dall’emissione rende difficile il riconoscimento dei terremoti. Nonostante questo – aggiunge – a seguito di evidenti aumenti nell'attività idrotermale, nel 2010 è stato installato un sismometro nelle adiacenze della fumarola principale di Pisciarelli, ai Campi Flegrei''. Come riporta l'Ansa, i dati registrati dalla stazione sismica sono stati analizzati e confrontati con le analisi delle emissioni di gas della Solfatara di Pozzuoli. Il risultato, sottolinea Chiodini, ''ha evidenziato come il tremore fumarolico di Pisciarelli sia notevolmente aumentato dal 2010 al 2017, correlandosi con le pressioni e le temperature del sistema idrotermale che alimenta l'emissione, indipendentemente stimate sulla base della composizione delle fumarole della Solfatara''. Per il ricercatore, questa ricerca, ''da una parte conferma l'attuale periodo d'aumento dell'emissione di fluidi vulcanici ai Campi Flegrei, processo già conosciuto alla comunità scientifica, dall'altra indica come stazioni sismiche, posizionate nei pressi delle fumarole, possano dare un segnale importante per monitorare in tempo reale il vulcano''.

I Campi Flegrei

Il nome di “Campi Flegrei” deriva dal greco flègo, che significa “brucio”, “ardo”.  Consistono in una vasta area del golfo di Pozzuoli, a ovest della città di Napoli. L'area è nota sin dall'antichità per la sua vivace attività vulcanica. Dal punto di vista geologico, l'area è una grande caldera in stato di quiescenza, con un diametro di 12–15 km, i cui limiti sono dati dalla collina di Posillipo, dalla collina dei Camaldoli, dai rilievi settentrionali del cratere di Quarto, la collina di Sanseverino, l'acropoli di Cuma, e Monte di Procida. In questo circuito si trovano numerosi crateri e piccoli edifici vulcanici (almeno ventiquattro), alcuni dei quali presentano manifestazioni gassose effusive (area della Solfatara) o idrotermali (ad Agnano, Pozzuoli, Lucrino), nonché causa del fenomeno del bradisismo (molto riconoscibile per la sua entità nel passato nel cosiddetto tempio di Serapide a Pozzuoli). In tutta la zona sono visibili importanti depositi di origine vulcanica come il Tufo Grigio Campano (o Ignimbrite Campana) o il Tufo Giallo. Nella zona sono presenti dei laghi di origine vulcanica (Lago d'Averno) e laghi costieri originatisi per sbarramento (Lago di Lucrino, Lago Fusaro, e Lago Miseno). Costituiscono un'area ad alto rischio vulcanico sottoposta a costante sorveglianza dall'Osservatorio Vesuviano, sia attraverso periodiche campagne d'indagine sia con un monitoraggio continuo.