Totò Riina è stato trasferito dal carcere dell’ospedale di Parma a causa del suo delicato quadro clinico. L’ex boss dei Corleonesi è ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale dal 6 febbraio scorso, ma la notizia si è appresa solo oggi. Massimo riserbo sulle sue condizioni, ma indiscrezioni parlano di una prognosi preoccupante. L’avvocato di Riina, Luca Cianferoni, da tempo sta denunciando condizioni di detenzione incompatibili con la salute del suo assistito, che ormai raggiunto gli 84 anni di età. “Il dato del ricovero conferma la gravità della situazione e conferma l’assurdità delle condizioni in cui Totò Riina viene mantenuto in detenzione” ha spiegato il legale. I difensori del Capo dei Capi hanno già chiesto in passato di valutare la possibilità di una misura detentiva alternativa rispetto al temibile 41 bis, il carcere duro previsto dal nostro ordinamento.
Il caso di Riina è molto simile a quello di un altro detenuto eccellente: Bernardo Provenzano che con “o curto” ha spartito per decenni il potere su Cosa Nostra, prendendone poi il posto al vertice della Cupola dopo l’arresto, avvenuto nel 1993. Lo scorso luglio l’ex magistrato Antonio Ingroia aveva invitato a non trasformare il 41 bis (pensato per non far comunicare con l’esterno i capi clan) in una sorta di “accanimento carcerario”. “Provenzano è vecchio, stanco e malato” aveva detto l’ex leader di Rivoluzione Civile in un’intervista rilasciata al quotidiano “Il Garantista”.
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