Si aggrava in Ecuador il bilancio delle vittime di un terribile terremoto di magnitudo 7,8 verificatosi ieri sera alle 19 (le 2 in Italia). Secondo una stima del vice presidente, Jorge Glas, 77 persone sarebbero perite sotto le macerie e altre 578 sarebbero rimaste ferite. Secondo il servizio geologico degli Stati Uniti (Usgs), il sisma ha avuto epicentro a circa 170 chilometri da Quito e appena a 27 km a sud-est di Muisne (nella Provincia di Esmeraldas), una meta turistica popolata da alcuni pescatori. L’ipocentro è stato individuato a una profondità di 19 chilometri.
Il presidente ecuadoriano Rafael Correa è rientrato in anticipo in patria da una visita in Vaticano. Correa ha ammesso che i danni sono “gravi” e ha assicurato la popolazione che numerose squadre di soccorso specializzate sono in arrivo dalla Colombia e dal Messico; inoltre, più di 1.200 volontari sono già al lavoro, dichiara la Croce Rossa dell’Ecuador.
Il vice presidente Glas ha reso noto che ci sono state vittime nelle città di Manta, Portoviejo e Guayaquil, poi ha escluso la possibilità di tsunami ma ha chiesto alla popolazione di alcuni punti della costa di abbandonare le proprie case per il rischio di mareggiate (il Centro di controllo tsunami del Pacifico ha avvertito che saranno possibili ondate tra i 30 centimetri e il metro). “Vi chiediamo prudenza e di mantenere la calma”, ha aggiunto il vice presidente, sottolineando che “le forze della sicurezza sono mobilitate” e che gli operatori di telefonia mobile stanno permettendo servizi di messagistica gratuita nelle province di Manabi e Esmeraldas.
Il terremoto, che segue quelli avvenuti negli ultimi giorni in Giappone, e che ha fatto tremare anche il nord del Perù, è stato il più forte dal 1979. Poche ore più tardi, alle 9,30 ora italiana, una scossa di magnitudo 6,1 è stata registrata nel Pacifico meridionale, arcipelago del Regno di Tonga che si trova a circa un terzo della distanza tra Nuova Zelanda e Hawaii, a sud delle Samoa e a est delle Figi.
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