Siria, l'ong: “In raid russo uccisi 9 civili”

Nove civili, tra cui due soccorritori, sono rimasti uccisi nel nord-ovest della Siria in raid aerei attribuiti all'aviazione russa contro zone dove operano militari turchi e miliziani anti-regime, tra cui esponenti della galassia qaidista. Lo riferiscono fonti sul terreno a conferma di quanto riportato dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) nelle scorse ore, e riprese da Ansa. Le fonti precisano che il bombardamento è stato condotto su Khan Shaykun, a sud-est di Idlib, capoluogo della martoriata regione da settimane investita da una massiccia offensiva aerea e di terra delle truppe di Damasco e dell'aviazione russa contro le ultime roccaforti dei ribelli jihadisti.

Regione martoriata

Idlib è una città della Siria nord-occidentale, situata vicino al confine con la Turchia. Nel 2009 contava una popolazione di 157.400 abitanti di varie etnie e religioni. Solo negli ultimi due mesi, sono oltre 500 i civili, tra cui 118 minori e 92 donne, rimasti uccisi a causa dei combattimenti e dei bombardamenti perpetrati nella regione. Nell’area vivono, riporta la Rete siriana per i diritti umani – organizzazione che da anni monitora e documenta le violazioni commesse dalle parti belligeranti nella guerra in corso – vivono circa tre milioni di persone e operano decine di migliaia di miliziani anti-governativi tra cui molti esponenti della galassia qaidista. Il presidente americano Donald Trump parlerà di Siria e Iran con il suo omologo russo Vladimir Putin al G20, in programma ofìggi e domani a Osaka in Giappone. Riguardo gli ex combattenti dello Stato Islamico, si è pronunciato recentemente il capo del Consiglio dei diritti umani dell’Onu, il quale ha detto che i circa 55.000 miliziani dell’Isis catturati e detenuti in Siria e in Iraq devono essere processati in modo equo o essere liberati. Gli Stati “devono assumersi la responsabilità dei loro cittadini” e non dovrebbero infliggere apolidia ai bambini dei combattenti che hanno già sofferto così tanto, ha detto inoltre Bachelet al Consiglio per i diritti umani dell'Onu, aprendo una sessione di tre settimane a Ginevra. Secondo l'esponente dell’Onu, i 55.000 combattenti stranieri provenienti da quasi 50 diversi Paesi del mondo e i circa 11.000 loro familiari detenuti nel campo di al-Hol nel nord-est della Siria sono “in condizioni profondamente sotto standard”.