Roma Est: droghe devastanti e Casamonica

Dalla nuova droga Jaba alla lotta ai Casamonica. A Roma Est l'impegno dell'Arma dei carabinieri è a 360 gradi. “Quotidianamente impegnamo circa il 30% delle nostre forze per l’attività anti-droga – dice il maggiore Nunzio Carbone, comandante della Compagnia dei carabinieri Roma Casilino, in un'intervista rilasciata a Ansa – ma in alcune circostanze specifiche possiamo arrivare anche al 50%”.

Droga devastante

In merito alle sostanze stupeacenti e nuove droghe che circolano a Roma Est, dice il maggiore “Una sostanza assai diffusa è la cocaina, c’è poi l’hashish soprattutto tra i giovani. Queste sono quelle che ormai definiamo classiche. Ma quella più preoccupante è lo Jaba. In particolare, in zona Tor Pignattara, abbiamo svolto diversi sequestri di questa sostanza. Si tratta di un’anfetamina, detta anche droga etnica, utilizzata prevalentemente dalla comunità dei bengalesi e altri provenienti sempre dal Sud Est asiatico. Si trova a poco prezzo, 5 massimo 10 euro a pasticca, che ha degli effetti devastanti. Non ci risulta si sia diffusa tra gli italiani, ma il fatto che si possa trovare a poco prezzo e il fatto che provochi degli effetti che sono esponenziali rispetto ad esempio alla cocaina, sono dati che ci fanno porre l’attenzione sul fenomeno nella lotta al traffico di sostanze stupefacenti”. Roma Est è caratterizzata dalla presenza del clan dei Casamonica: “Di recente – dice sempre il comandante Carbone su Ansa – abbiamo svolto un’attività di contrasto che ha portato agli arresti di 22 persone molte delle quali riconducibili al clan dei Casamonica. L’attività ha consentito di accertare, a riscontro di altre attività svolte dai colleghi di Frascati, che i Casamonica, nello spaccio della cocaina, in particolare, stanno creando dei canali di approvvigionamento direttamente con il Sud America attraverso l’intermediazione di esponenti della ‘ndrangheta calabrese”. Esiste una sorta di caratterizzazione geografica di pusher, intermediari e mandanti. “La nostra esperienza su Roma – spiega ancora Carpino – ci porta a individuare non tanto una nazionalità particolare, quanto un’area geografica e mi riferisco a quella africana. La maggior parte degli spacciatori arriva dal centro e nord Africa : quindi grosse comunità di nigeriani, ma anche senegalesi, dal Gambia. La manovalanza in senso stretto è fatta di questi soggetti. Alcuni godono dei permessi di soggiorno, altri anche di permessi umanitari ma la maggior parte sono irregolari. Le associazioni malavitose italiane non hanno del tutto lasciato il campo perché è evidente che l’attività di traffico di sostanze stupefacenti è altamente remunerativa e resta una delle fonti di reddito per la criminalità organizzata più importante. Probabilmente, però, le “italiane”, questo almeno ci dice la nostra attività investigativa, hanno ora un ruolo più imprenditoriale quindi lasciano gestire i livelli intermedi a organizzazioni criminali composte da cittadini spesso albanesi o da africani “anziani” ovvero che da tempo operano nel settore dello spaccio e quindi hanno esperienza nel settore”, conclude il maggiore Carbone.