Sequestrati in Svizzera soldi e un quadro del Caravaggio

Colpo grosso alle finanze della 'Ndrangheta calabrese. I carabinieri del Comando provinciale di La Spezia hanno individuato beni e conti correnti depositati in Svizzera tutti riconducibili a Santo Abossida, morto alcuni anni fa e ritenuto vicino alla cosca Farao-Marincola di Cirò Marina (Crotone).

Sono stati scoperti a seguito di una indagine, scattata nell'agosto scorso, che portò al sequestro di beni ritenuti riconducibilie a un'associazione dedita al traffico di stupefacenti di matrice calabrese. La documentazione sequestrata ha permesso di individuare beni trasferiti all'estero attraverso la società “Sc Athena Classica”, riconducibile a Bombina Abossida e Alicja Olszewska, sorella e moglie di Santo.

La società aveva nella disponibilità un quadro raffigurante “Bacco” attribuito alla scuola del Caravaggio e custodito nel caveau di un Punto Franco nei pressi di Lugano. Le ulteriori indagini condotte in territorio svizzero hanno consentito di individuare vari conti correnti e una cassetta di sicurezza con orologi e gioielli per un valore di 700 mila euro. Lo riporta Ansa.

I Farao-Marincola

Farao sono una 'ndrina che opera a Cirò, alleata con i Marincola. Hanno ingerenze in tutto il crotonese, nell'alto jonio cosentino (San Giovanni in Fiore e Mandatoriccio). Le principali attività sono le estorsioni e il traffico di droga. I capibastone (Giuseppe Farao, Silvio Farao, Vincenzo Farao, Vittorio Farao e Cataldo Marincola) sono attualmente tutti agli arresti.

Operazione Stige

Il 9 gennaio 2018 si è conclusa l'operazione Stige che ha portato all'arresto di 169 presunti affiliati o sodali del Locale di Cirò e dei Giglio di Strongoli. In Germania imponevano i loro prodotti vinicoli e i semilavorati per la pizza mentre in Calabria gestivano il mercato ittico, il gioco d'azzardo legale delle slot machine, i distributori di bevande, i servizi di onoranze funebri e la gestione dell'accoglienza dei migranti; un imprenditore alle dipendenze dei locali di Casabona e Cirò avrebbe anche ottenuto lavoro per lo smaltimento di rifiuti tossici proveniententi dall'Ilva di Taranto.