Clamoroso furto a Palazzo Ducale

Incredibile furto questa mattina nel Palazzo Ducale di Venezia dove alcuni gioielli della mostra “Tesori dei Moghul e dei Maharaja” sono stati rubati da una teca. L'allarme è scattato intorno alle 10. I monili avrebbero un valore di alcune decine di migliaia di euro ma non sarebbero tra i pezzi più pregiati della rassegna, allestita nella sala dello Scrutinio, la cui chiusura era in programma questa sera. La mostra raccoglie, per la prima volta in Italia, 270 tra gemme e gioielli indiani dal XVI al XX secolo appartenenti alla collezione di Hamad bin Abdullah al Thani, membro della famiglia reale del Qatar. E' curata dal conservatore capo della raccolta, Amin Jaffer, e da Gian Carlo Calza, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, che hanno dato vita ad un percorso in grado di condurre il visitatore alla scoperta di gioielli indiani e diamanti carichi di storia ed espressione di quella millenaria civiltà.

“Teca aperta come una scatoletta”

Il questore di Venezia, Vito Gagliardi, ha reso noto che sono stati chiamati immediatamente gli esperti della polizia di Roma per fare luce sul furto. Gagliardi sottolinea che è indispensabile capire “cosa non ha funzionato” perché e “stata aperta una teca come fosse una scatoletta mentre l'allarme, se ha funzionato, è partito con ritardo”. Le fotografie dei monili trafugati sono già state inviate a Londra, dai gestori dei gioielli, per una corretta identificazione e la quantificazione del loro valore.

Valore milionario

Secondo le prime informazioni a forzare la teca sarebbero state due persone, una che ha agito direttamente, e l'altra che lo copriva. E' quanto emergerebbe dalle riprese della video sorveglianza ma la circostanza non è ancora chiara perché i ladri si sono mescolati alla folla dei visitatori della mostra. Chi ha forzato la teca si è comunque impossessato, infilandosi il tutto in tasca, di una spilla in oro e di un paio di orecchini. In un primo momento si era parlato di un valore stimato in 30.000 euro. Ma in realtà fonti della Questura hanno fatto trapelare che si tratta del valore doganale dichiarato. Quello reale “potrebbe essere di qualche milione di euro“, anche se solo la proprietà potrà confermarlo. Sarebbero – secondo quanto si è appreso – opere minori rispetto al corpus della collezione. Acclarato che il sistema d'allarme ha funzionato ma che la reazione della sorveglianza, complice il numero delle sale e il fatto che gli autori del furto si sono confusi tra i visitatori, non è riuscita a intercettare i malviventi. In attesa che giungano gli esperti da Roma sul posto sono al lavoro le volanti della polizia giunte per prime mentre l'indagine è affidata alla squadra mobile.

Le indagini

Per gli investigatori, i gioielli sono molto difficili da smerciare al mercato nero perché troppo conosciuti. L'ipotesi è quindi che ai monili possano essere tolte le pietre preziose per venderle separatamente. Dall'analisi dei video di sorveglianza emerge che i ladri dopo aver sottratto i gioielli si sono allontanati subito indisturbati. Si sono diretti senza esitazioni verso l'uscita a passo molto spedito e si sono confusi con i turisti che si trovavano in quel momento in Piazza San Marco, facendo perdere le proprie tracce. “Probabilmente non è un gesto estemporaneo: pensiamo che ci possa essere stato un sopralluogo. Le teche dovevano essere inaccessibili e proprio per questo dobbiamo capire i punti di debolezza per poter valutare come i ladri abbiano potuto commettere il furto” ha detto il questore vicario di Venezia, Marco Odorisio. “Ci sono tanti tasselli da mettere in ordine – ha aggiunto – intanto è scattata un'azione ad ampio raggio con l'impiego della squadra mobile e dello Sco di Roma. L'indagine – ha concluso – è un classico mosaico, dobbiamo partire dai particolari per poi allargarci e risalire a chi ha commesso il furto; è prematuro parlare di autori italiani o stranieri, stiamo visionando anche per questo le telecamere”.

Riaperto il Palazzo

La mostra è stata chiusa mentre il Palazzo Ducale, blindato dopo il furto per consentire i rilievi della Scientifica e controllare i visitatori, è stato riaperto al pubblico, compresa la Sala del Maggior Consiglio, attigua a quella in cui si è consumato il furto