CESARE BATTISTI RILASCIATO DOPO 7 ORE DI DETENZIONE

E’ stato liberato dopo appena 7 ore di detenzione Cesare Battisti  arrestato ieri dalla polizia federale brasiliana. L’ex membro dei Proletari armati per il comunismo, condannato all’ergastolo in via definita in Italia per quattro omicidi commessi durante gli anni di piombo, ha rischiato di essere consegnato alle autorità della Francia, dove ha vissuto una lunga latitanza. Una mossa avrebbe ripaerto per l’Italia la possibilità di chiedere l’estradizione. Al momento dell’arresto era in compagnia di moglie e figlia. La polizia federale lo ha poi condotto in una caserma di San Paolo, in attesa dell’espulsione.

“Stiamo cercando di capire cosa è successo e di raccogliere informazioni per poter difendere il mio assistito”, aveva detto il legale di Battisti, Igor Tamasauskas, raggiunto telefonicamente dall’Ansa. Battisti era stato arrestato “a compimento di un ordine di detenzione amministrativa al fine dell’espulsione”, decretata dieci giorni fa da un giudice federale di Brasilia. L’arresto è stato effettuato in collaborazione tra il Servizio cooperativo internazionale di Polizia (Scip) e la polizia brasiliana. Il 3 marzo scorso, la giudice Adverci Rates Mendes de Abreu aveva accolto la richiesta della Procura federale di considerare nullo l’atto di concessione del permesso di soggiorno a Battisti, definito “uno straniero senza documenti, condannato in Italia per gravi crimini”.

Battisti era stato condannato a due anni di reclusione, poi convertiti in affidamento ai servizi sociali, per la falsificazione dei timbri del Servizio immigrazione che gli hanno permesso di entrare illegalmente in Brasile dopo la lunga latitanza in Francia. L’ex militante dei Pac è residente nello Stato di San Paolo ed ha un regolare visto di lavoro ma la legge che regola la permanenza degli stranieri prevede che chi commette un reato per entrare o rimanere nel Paese può essere espulso. Ed è appunto il caso dell’ex terrorista, che entrò clandestinamente in Brasile usando almeno un paio di passaporti falsi, sui quali faceva apporre periodicamente timbri altrettanto falsi per dimostrare, nel caso di un controllo, di essere un turista francese in vacanza a Rio de Janeiro.

Quando l’ex terrorista fu arrestato nel 2007, su richiesta dell’Italia, la polizia scoprì nel suo appartamento di Copacabana i documenti falsificati. Da lì la condanna che gli è costata le manette in vista della possibile espulsione, nonostante lo status di rifugiato politico concessogli dall’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva il 31 dicembre del 2010, ultimo giorno del suo secondo mandato. Quella decisione impedì l’estradizione in Italia e fece piombare ai minimi storici le relazioni diplomatiche tra l’Italia e il Brasile. Uno sviluppo quello sul caso Battisti che qualcuno, tra gli osservatori, ha letto come legato alla vicenda di Henrique Pizzolato, l’ex dirigente del Banco do Brasil condannato a 12 anni e sette mesi di reclusione nel cosiddetto Mensalao, la Mani Pulite brasiliana, e fuggito in Italia con il passaporto del fratello defunto. Ipotesi, quella di un possibile accordo di scambio, finora smentita.