Sindrome da alimentazione notturna: sintomi, cause, rimedi

Può manifestare condizioni patologiche ma, soprattutto, incidere negativamente sul nostro stile di vita e sulla nostra salute

Sindrome da alimentazione notturna

La “Sindrome da alimentazione notturna” (in inglese NES, Night Eating Syndrome), oggi diffusa a livello mondiale, consiste nel rifiuto di alimentarsi durante la giornata per consumare pasti solo durante la notte, in un rapporto di reciproca influenza con l’insonnia. Le conseguenze sono lo stravolgimento del ritmo sonno-veglia e le alterazioni dell’equilibrio psicofisico. La malattia è inserita nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, ultima versione DSM-5 del 2013) nella categoria dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

Sindrome da alimentazione notturna, caratteristiche

Ha la caratteristica di legare tre diverse condizioni di disagio, coinvolgendo sia lo stato dell’umore sia quelli del sonno e dell’alimentazione. Questa triplice comorbilità risulta, quindi, pericolosa e da non sottovalutare. I sintomi sono molto legati fra loro, poiché si mangia a causa dell’insonnia o viceversa e, alla base di tale comportamento, vi è una fragilità psichica che amplifica le altre due condizioni e ne viene altrettanto nutrita. Lo stato di ansietà e di depressione, infatti, concorrono a un’alterazione del rapporto tra gli orari di consumo del cibo e quelli riguardanti il sonno.

Condizione patologica

Gli studiosi considerano lo stato patologico quando la circostanza si ripete con continuità e per almeno un mese. La variabile presa in esame, dunque, non contempla i casi sporadici e saltuari sebbene questi possano costituisce un viatico per scivolare verso un’intensità più diffusa. Uno stile di vita che comporta abbuffate notturne due o tre volte a settimana non sarà scientificamente considerato come patologico ma rappresenta un serio rischio e una pessima abitudine con ripercussioni fisiche e mentali, anche per il prosieguo della giornata lavorativa o scolastica. La dipendenza reciproca tra sonno-alimentazione implica una sorta di ritorno all’età infantile in cui il neonato non ha consapevolezza dei ritmi ed esige, in continua alternanza, di dormire e mangiare.

Peculiarità importanti

La sindrome da alimentazione notturna si distingue da disturbi simili poiché, in genere, chi ne è affetto è pienamente cosciente di consumare pasti in tali orari. Un altro aspetto che indica quanto la sintomatologia sia consolidata e profonda nel malato è il corrispondente rifiuto (e assenza del desiderio) di nutrirsi nelle ore mattutine della colazione, come ogni nutrizionista, invece, consiglia.

L’insano rapporto con il cibo rende questo disturbo un volano per aumentare l’obesità e le malattie connesse. Produce anche problemi digestivi poiché si va a letto subito dopo aver mangiato. Un corretto stile di vita, abbinato a una pratica sportiva o comunque motoria, libera anche le endorfine e agevola un rapporto migliore con il sonno. San Francesco di Sales ricordava efficacemente “Lo spirito non può sostenere il corpo quando questo è ben nutrito ma, se è denutrito, il corpo non può sostenere lo spirito”.

I numeri

In un estratto dello scorso mese di marzo, l’Istat precisava le pratiche salutistiche e alimentari del 2020 “Per quanto riguarda le abitudini alimentari nel 2020, complice la maggiore permanenza a casa specialmente nel periodo del lockdown, è cresciuta la quota di quanti dichiarano di mangiare abitualmente a pranzo a casa nei giorni non festivi (dal 72,4% del 2019 al 74,9% del 2020). Gli incrementi maggiori si sono osservati tra i bambini e ragazzi fino a 14 anni (+8,8 punti percentuali) e tra i giovani adulti di 20-34 anni (+4,1 punti percentuali) che presumibilmente nel 2020, più che in passato, si sono trovati a svolgere da casa le attività di studio, lavoro o altro. Allo stesso tempo, i dati relativi al lockdown della fase 1 della pandemia segnalano che 1 persona su 4 durante quel periodo ha dichiarato di aver mangiato maggiori quantità di cibo rispetto a prima e sono i più giovani ad averlo fatto di più (39,5%)”.

Lo stesso Istituto, pochi giorni fa, ha posto l’accento sul cambiamento nel consumo di sostanze alcoliche degli ultimi tempi “Tali tendenze rispecchiano quelle osservate sulla popolazione generale e mettono in evidenza come, negli ultimi anni, il modello di consumo tradizionale mediterraneo basato sul consumo giornaliero moderato ai pasti sia stato via via sostituito da un consumo fuori dai pasti, di tipo più occasionale, ma spesso non moderato. Il consumo fuori pasto con una frequenza almeno settimanale ha riguardato, infatti, nel 2020 il 12% dei giovani di 18-24 anni”.

Il quadro di Farma7

Farma7, magazine di Federfarma, lo scorso 19 aprile, scriveva: “Aumenta anche l’insonnia da stress come ulteriore effetto negativo della pandemia Covid-19. Infatti, il Coronavirus ha avuto indubbi riflessi sugli stati d’ansia e depressione e i farmacisti se ne sono ben accorti vedendo l’aumento di richieste di prodotti per l’insonnia, specialmente durante la prima e la seconda ondata. […] Le vendite di farmaci di autocura e dei prodotti calmanti e antidepressivi (principalmente integratori a base di valeriana e melatonina) sono aumentate del 18,3% nel 2020 rispetto al 2019 (dati Iqvia).

Le principali cause

Può essere interessante, per capire meglio questo fenomeno, considerare la ricerca ‘World sleep study 2021’, sesta edizione dell’indagine promossa da Philips, leader globale nel settore dell’Health technology, in 13 Paesi, con un campione di 1.000 persone in ogni nazione, per un totale quindi di 13.000 adulti intervistati. […] Dall’indagine emerge che Covid-19 ha influito sulla capacità di dormire bene nel 46% degli italiani, soprattutto nelle donne (50%, contro il 41% degli uomini), un dato superiore del 37% rispetto alla media globale registrata negli altri Paesi. Inoltre, le donne italiane hanno segnalato un impatto negativo del Covid sullo stress (65% contro il 56% degli uomini) e sulla sfera emotiva (56% contro 42%).

Sarebbe proprio lo stress il primo fattore a rovinare la qualità del sonno nel 41% del campione (24% nel campione globale) e, per gli italiani, sarebbe proprio la pandemia la prima causa di questo stress per il 60% degli intervistati (47% su scala globale). […] Ma ci sono anche altre cause che ci tolgono il sonno e determinano una cattiva qualità del riposo notturno, che è bene conoscere per poter offrire ai pazienti che interpellano il farmacista i giusti consigli. Innanzitutto, la cattiva abitudine di utilizzare a letto il proprio smartphone: lo fa l’84% del campione italiano contro il 75% del dato globale, soprattutto per guardare i social (70%), per scambiare messaggi (41%) o per leggere le news (32%) e così il telefonino o l’Ipad si rivelano un cattivo viatico per una buona notte di riposo”.

Effetto vampiring

La pandemia, come risulta dai dati, ha sicuramente aumentato la platea dei soggetti con disturbi alimentari notturni e insonnia poiché lo stress accumulato ha alterato molti equilibri mentali. Il riposo forzato nelle mura domestiche, inoltre, ha indotto a mescolare sempre più le fasi, prima più distinte, della giornata. A ciò si è aggiunta l’ennesima variabile negativa, quella fatale, dell’uso smodato dei social durante le ore notturne (l’effetto “vampiring”) che rende ora davvero difficile ristabilire il giusto equilibrio nonostante i farmaci specifici e l’ausilio degli esperti del settore. Per molti, il paradosso è quello generato da una società comunque frenetica e zeppa di impegni, in cui la notte diviene l’unico momento ritenuto tranquillo, senza disturbi familiari ed esterni, in cui potersi concedere un momento tutto per sé.

La società del “tutto e subito”, della “turnazione esasperata”, dell’“acquisto, uso e consumo” a qualsiasi ora del giorno e della notte ha prodotto la base per far fiorire la NES, il Coronavirus ha coltivato le spire nel terreno fertile e ora si procede a piangere il misero raccolto. I frutti sono purtroppo variegati: uomini e donne di ogni età e condizione.