Il senso profondo del Venerdì Santo vissuto nella carne viva della popolazione ucraina

L'intervista di Interris.it a don Vyacheslav Grynevych, direttore della Caritas-Spes Ucraina

Il mistero del male, la prova del dolore, la perdita, la paura, l’abbandono e il significato della morte. In questa Pasqua del 2022 tutti gli elementi più profondi del Venerdì Santo sono vissuti nella carne viva della popolazione ucraina. La resurrezione e il percorso che conduce alla pace sono però molto lontani dal realizzarsi, troppe le ferite ancora aperte e quelle che continuano ad aprirsi nel costato dell’Ucraina. Sarà quindi un Venerdì Santo segnato da un clima di guerra, come conferma ad Interris.it don Vyacheslav Grynevych, direttore della Caritas-Spes Ucraina.

“La quaresima che stiamo praticando è molto simile a quella di nostro Signore, un periodo di rinunce nella vita quotidiana, anche l’inizio della guerra e combaciato con la quaresima, speriamo quindi che poi arrivi anche per noi la Pasqua con la pace e la salvezza”, spiega il sacerdote che attualmente coordina le operazioni della Caritas da Leopoli. Il pensiero di padre Venceslao va quindi ai tanti operatori della Caritas presenti nelle zone di conflitto, come quelli che hanno perso la vita nell’attacco alla sede di Mariupol o al volontario di Bucha che ha subito quaranta giorni di occupazione delle truppe di Mosca, rischiando ogni giorno di essere ucciso. “Tutte queste immagini volteggiano nella mia testa – prosegue il religioso – e mi ricordano anche quello che hanno dovuto passare gli ebrei, che infatti a Pasqua festeggiano la liberazione dall’Egitto, speriamo però di non dover passare tanti anni di traversata nel deserto come è successo a loro”. “Come i giudei – continua – in questo momento siamo dispersi fuori e dentro il nostro Paese in una diaspora forzata”.

Il contesto non aiuta quindi a vivere con trasporto e raccoglimento il triduo pasquale. Padre Venceslao percepisce questo senso di lontananza e inquietudine tra i profughi ospitati nel centro di accoglienza della Caritas: “E’ un po’ difficile parlare loro della Pasqua, c’è il problema della preghiera, non sono concentrati, molti di rifugiati sono continuamente collegati ai cellulari per avere notizie dei familiari, soprattutto uomini, rimasti nelle aree dove si combatte”. Anche il pensiero del direttore della Caritas va spesso ai tanti amici che sono al fronte, “con un cuore colmo di tristezza e dolore”. A turbare gli animi è anche la contrapposizione con i russi che lacera famiglie e amicizie che un tempo attraversavano il confine tra Russia e Ucraina. Secondo padre Venceslao è infatti troppo presto per parlare di riconciliazione con i russi, per questo molte persone non hanno compreso la decisione di far portare ad una donna russa e una ucraina la Croce della Via Crucis al Colosseo. “Una parte della mia famiglia è russa ed appoggia l’intervento armato perché sono stati condizionati dalla propaganda di Mosca che afferma di dover denazificare l’Ucraina, molti in Russia pensano questo”, spiega ancora il direttore della Caritas-Spes Ucraina, “per questo motivo ora è difficile dialogare, c’è troppo dolore, prima deve cessare la guerra e deve essere fatta giustizia, poi potremo lavorare per la riconciliazione”. Il sacerdote ricorda che prima del 2014 (inizio della guerra nel Donbass ndr) c’erano ottimi rapporti con la popolazione russa ma anche che molte ferite del periodo comunista non sono mai state sanate. Tutte le famiglie ucraine e la Chiesa locale sono state colpite da massacri di Stalin.

Nel centro per rifugiati di Leopoli è comunque un Venerdì Santo all’insegna dell’ecumenismo, tra le stesse mura sono ospitate persone di ogni confessione, celebreranno quindi insieme la Passione i cattolici di rito romano, quelli di rito ortodosso e gli ortodossi della Chiesa autocefala di Kiev. “E’ un venerdì che guarda alla domenica, alla speranza, alla pace, tutto noi viviamo una sindrome post traumatica e questa Passione non ha senso senza la vittoria della resurrezione” dice ancora padre Venceslao. “Per noi – prosegue – la resurrezione sarà il ritorno alla vita normale, il ritorno di mia sorella dalla Polonia, di mia madre dal centro per rifugiati che la ospita e dei miei amici dal fronte del conflitto”. Nel frattempo le liturgie della Pasqua porteranno un po’ di sollievo al popolo martoriato dalla guerra. Nei centri di accoglienza della Caritas si prova a rivivere lo spirito della Pasqua seguendo le tradizioni. Padre Venceslao prima di congedarsi ci riferisce dell’organizzazione della colazione e del pranzo di Pasqua che vede molti rifugiati impegnati a cucinare le tipiche pietanze di questa Festa, “sarà un’esperienza che unirà ancora di più il nostro Popolo”.