La Pasqua del “noi”

La difficile prova del coronavirus ci ha portati a una dimensione più vera, rendendoci pellegrini fragili. Ma in questa Santa Pasqua, anche noi risorgeremo

In questi giorni i media ci stanno riproponendo le immagini forti e commoventi di Papa Francesco che l’anno scorso, il 27 marzo, ha pronunciato  – in una piazza San Pietro deserta –  un discorso epocale che in un certo senso ci preparava alla Pasqua. Il Pontefice ci ricordava come “abbracciare la propria croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare”. Ed ancora mi ritornano in mente forti e in maniera costante le parole di Francesco: “Siamo tutti sulla stessa barca”, una frase semplice e nello stesso tempo carica di significato che ci mostrava allora, ma anche oggi, la vastità della tragedia che stiamo vivendo a causa del pandemia.

La Pasqua 2021 sarà certamente ricordata per essere celebrata ancora senza “popolo”. Via Crucis, processioni e tutte quelle tradizioni che caratterizzano la Settimana Santa come anche la Veglia Pasquale e Santa Messa nel giorno di Resurrezione senza fedeli. Tutto vero, ma certamente non mancheremo di viverla con il cuore! Siamo arrivati, barcamenandoci, in questi giorni di quarantena  – colorati dal giallo al rosso –  alla morte e resurrezione di Gesù Cristo. Noi che siamo abituati, da tempi remoti, a vedere i luoghi della fede permeati all’inverosimile da pellegrini che giungono da tutto il mondo. Ne è simbolo piazza San Pietro in Vaticano, dove ogni giorno si contavano 40-50 mila persone. Adesso silenzio e commozione regnano sovrane. Adesso la luce fioca dei lampioni avvolge il colonnato del Bernini, che sembra voler abbracciare in solitudine questo mondo che soffre. Quella scena del Papa, da solo, in piazza San Pietro rimarrà, come dicevo, il simbolo di questa pandemia. Ma anche qui a Siena il duomo dedicato a Santa Maria Assunta è avvolto in maniera incredibile da un silenzio lungo, troppo lungo.

Da quando il Coronavirus è arrivato a sconvolgere l’umanità ogni punto di riferimento, ogni certezza sembra aver lasciato il passo ad un domani sempre più distante e difficile. Una tempesta che ci fa mancare la terra sotto i piedi, che ci toglie ogni sicurezza.
In tale contesto la Pasqua dà senso all’anno Liturgico. I giorni sono compiuti, tutto è compiuto, la passione e la morte in croce di nostro Signore simboleggia la vita dei fedeli, delle parrocchie e della Chiesa Cristiana. Quest’l’immagine istantanea della nostra Pasqua. E credo che ci sia molto di questo in quello che noi oggi stiamo affrontando. Quelli che noi oggi viviamo sono giorni di “passione”, nel senso più terribile del termine. La “passione” dei medici, la “passione” di chi soffre. Non possiamo poi dimenticare neanche le tante vittime a causa di questo nemico invisibile ed ora anche le vittime economiche di questa tragedia. Tante famiglie, anziani e giovani che non hanno speranza per il futuro perché sono ormai senza lavoro ed alcuni sempre di più senza nemmeno un pasto decente al giorno. E’ un’umanità la nostra che, da oltre un anno, vive ogni giorno una pasqua di sofferenza, morte ed incertezza accanto a Cisto.

Credo che tutto questo abbia un fortissimo impatto sul mondo, sulla nostra indifferenza di ogni giorno. Abbiamo proseguito sulle nostre strade distratti e con il cuore “chiuso”, senza accorgerci di chi soffriva, senza accorgerci dei nostri fratelli disperati  e una risposta la stiamo vivendo in questi giorni: il grande cuore dell’esercito dei volontari, di chi non è distratto nei confronti degli altri. La frase ricorrente era: “Tanto non è capitato a me”. Ma loro i volontari ci hanno detto che insieme ce la possiamo fare. Ma solo se pensiamo come un “noi”, abbandonando il nostro io. 

Versaldi

È bastato fermarci per prendere coscienza che quello che stavamo facendo all’ambiente e all’umanità stessa non era la strada giusta. Il Coronavirus ci ha riportato a una dimensione più vera, facendoci sentire come pellegrini fragili, attenti e responsabili della terra che abitiamo. Ogni cosa in questa Santa Pasqua, quando passati i tre giorni Cristo risorgerà, tornerà al suo posto. Anche noi risorgeremo e tutto intorno a noi avrà un colore e un profumo diverso. Questo è il mio augurio per tutti voi.