Padre Feretti: “Quali risposte dare ai tanti tipi di povertà”

Il contributo ad Interris.it sulle nuove e vecchie povertà di padre Alfredo Feretti, Presidente del consultorio "Centro la Famiglia" di Roma, in occasione della VII Giornata Mondiale dei Poveri

Foto di Arno Senoner su Unsplash

Oggi, domenica 19 novembre 2023, si celebra la VII edizione della Giornata Mondiale dei Poveri. Il motto di quest’anno, ripreso dal libro di Tobia, è “Non distogliere lo sguardo dal povero” (Tb 4,7). L’iniziativa, proposta per la prima volta nel 2017, è stata voluta fortemente da Papa Francesco per sollecitare la Chiesa a “uscire” dalle proprie mura per incontrare la povertà nelle molteplici accezioni in cui essa si manifesta nel mondo di oggi.

Sulle nuove e vecchie povertà che affliggono la società contemporanea, Interris.it ha sentito padre Alfredo Feretti, Presidente del “Centro la Famiglia” di Roma e direttore del consultorio. Il “Centro La Famiglia” è un’associazione di volontariato che, grazie al consultorio familiare socio-educativo – fondato nel 1966 – rappresenta un vero e proprio osservatorio della realtà individuale, familiare e sociale.

Padre Alfredo Feretti. Foto: Centro La Famiglia

Il pensiero di padre Alfredo Feretti (Centro La Famiglia)

“I poveri sono in mezzo a noi. Le famiglie sono sempre più povere, lo evidenziano tutte le statistiche possibili. Ma chi sono i poveri oggi? – esordisce padre Alfredo Feretti – I poveri sono tutti coloro che devono affidare la propria vita e sopravvivenza a qualcun altro; e – aggiungo io – a Dio”.

“E’ bellissima l’espressione che usa Matteo nel vangelo: ‘Beati i poveri in spirito perché saranno consolati’. Il povero in spirito è colui che in qualche maniera sta sperimentando non solo una povertà materiale ma anche spirituale, vale a dire non crede in nulla e non si fida di nessuno. E’ solo, abbandonato a se stesso. Ma Dio non lo abbandona e se ne prende cura, restituendogli la sua dignità. In questo senso i poveri in spirito sono beati”.

“Dopo tanti anni insieme agli ultimi, credo che il povero venga riconosciuto tale solo da chi si sente povero esso stesso. Altrimenti, non è il riconoscimento del povero, ma del ‘poveraccio’! Vale a dire di colui che viene guardato dall’alto verso il basso quindi da chi gli dà qualche spicciolo, senza magari neppure guardarlo in faccia”.

“Quest’anno Papa Francesco ha scelto come tema della Giornata il motto ‘Non distogliere lo sguardo dal povero’. E’ una cosa che il Pontefice ripete spesso nei suoi discorsi: quando tu guardi colui che sta al tuo fianco, non farlo distrattamente, magari dandogli il sovrappiù di cui non hai più bisogno. Ma fai qualcosa in più: condividi te stesso! Quando fai l’elemosina, come suggerisce il Papa, se è possibile toccagli la mano mentre gli dai la moneta, affinché l’altro senta che tu gli sei vicino, anche con il cuore”.

“Voglio aggiungere una cosa – prosegue padre Ferretti -: non esistono solo i poveri che vediamo in strada, le migliaia di persone che la società etichetta volgarmente come ‘accattoni’,  ‘mendicanti’, ‘barboni’. Esistono anche migliaia di famiglie che tutti i giorni, per sopravvivere, devono ‘mendicare’ l’attenzione delle istituzioni, della Chiesa, della società intera. Mi riferisco a quella massa di famiglie povere che portano nel loro seno la bellezza di figli disabili: persone che non hanno una propria indipendenza e che devono faticare ogni giorno a mendicare l’attenzione dell’altro.

“Questo per me è uno dei crimini più grossi che vengono perpetrati contro le famiglie di oggi. Perché se è vero, come è vero, che le famiglie diventano sempre più povere – e questo è un dato ormai accertato e che la Caritas denuncia con forza – è altrettanto vero che all’interno delle famiglie ci sono soggetti più poveri degli altri”.

“Ho citato prima le persone con disabilità; ma penso anche ai malati e agli anziani. Penso ai pensionati che, per avere quei quattro diritti che spettano loro, devono mendicare: non sanno nemmeno a quale ufficio rivolgersi, o devono fare file infinite per sentirsi dire che devono portare l’ISEE. Anziani che non sono in grado di gestire la burocrazia e semplicemente dicono: ‘ma io non ho nulla’. Ed è vero: non hanno nulla!”.

“Insomma, c’è un mondo di mendicanti, che non sono – ripeto – quelli di strada, ma persone che stanno semplicemente chiedendo attenzione per un loro diritto. In primis – è un problema che mi sta molto a cuore – tutte le famiglie (e sono tantissime) che vivono la fatica della disabilità. E che, per avere delle briciole, devono bussare infinitamente a chiunque”.

“Un altro tipo di povertà presente oggi – incalza il teologo – è quella morale. Una povertà che tocca le scelte di vita. Lavoro da tanti anni nel consultorio “Centro La Famiglia” accompagnando le coppie in crisi e mi accorgo di quanta fatica c’è nel mantenere la parola data, ad essere fedeli alle promesse fatte. Vedo l’incapacità di credere nella bellezza di un rapporto anche quando costa fatica e sacrificio. E quanto, al contrario, sia più facile ricorrere a delle scappatoie che poi, inevitabilmente, non riempiono il cuore e generano sofferenza”.

“Infine, ciò che maggiormente sta toccando la famiglia negli ultimi anni sono decisamente le difficoltà economiche vere e proprie: mutui, tasse, bollette, spese mediche…e anche alimentari. Nonostante questo Governo abbia preso dei provvedimenti con i pochi fondi che ha a disposizione, le difficoltà restano tante. Lo testimonia la Caritas che deve fornire un pasto a sempre più persone, anche quando hanno un lavoro, ma mal retribuito”.

Ma combattere la povertà non è fare la carità nell’emergenza – conclude padre Feretti -. E’ invece assicurare a tutti un dignitoso tenore di vita; che non è fatto solo di pasti caldi, ma anche di un’abitazione, di cure mediche, di lavoro giustamente retribuito e, non ultimo, di vicinanza umana”.