Ministro Locatelli a Interris.it: “Sulla disabilità serve un cambio di paradigma”

In occasione della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, Interris.it ha intervistato il Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli in merito alle politiche a favore delle persone con disabilità e delle loro famiglie

Il Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli. Foto cortesemente concessa dall'Ufficio Comunicazione e Relazioni esterne del ministro Locatelli

Si celebra oggi, domenica 3 dicembre, la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità. Istituita nel 1992 dall’ONU, la Giornata nasce per sensibilizzare le persone sul tema della diversità e del suo valore, dei diritti inalienabili di ogni essere umano, indipendentemente dalla condizione fisica, psichica, sensoriale, sociale.

La disabilità in Italia: i numeri

Secondo l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, che ha sede presso la sede di Roma dell’Università Cattolican in Italia le persone disabili sono quasi 13 milioni. Il che significa il 22% della popolazione, più di un italiano su 5. Di esse, oltre 3 milioni sono in condizione di grave disabilità. Tra le persone con grave disabilità, quasi 1 milione e 500 mila ha una età superiore a 75 anni. I servizi loro dedicati sono scarsi, come pure le risorse stanziate a loro favore negli anni passati (28 miliardi di euro, quasi tutti impiegati per erogare pensioni – dati 2018). Le persone con disabilità in Italia sono spesso assistite dai familiari 8i care giver). Ma le famiglie con persone disabili sono sempre più in difficoltà e devono sopperire autonomamente alle mancanze delle istituzioni nazionali e locali. Per tali motivi, nel nostro Paese quasi una persona disabile su tre (32,1%) è a rischio di povertà. Un quadro di per sé già drammatico, destinato peraltro ad ampliarsi numericamente a causa dell’allungamento dell’aspettativa di vita e, al contempo, al costante calo del nascite.

In occasione della Giornata internazionale, Interris.it ha intervistato il Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli in merito alle politiche a favore delle persone con disabilità e delle loro famiglie.

Biografia della ministra Locatelli

Alessandra Locatelli nasce a Como il 24 settembre 1976. Laureata in Sociologia, ha svolto esperienze di volontariato in Italia in diverse strutture sociali e socio sanitarie, presso associazioni che si occupano di sport e disabilità, nei servizi di urgenza ed emergenza, e in Africa in centri per bambini. Dal 22 ottobre 2022 è Ministro per le Disabilità nel governo Meloni. Il Ministro presiede inoltre l’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.

Il Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli. Foto cortesemente concessa dall’Ufficio Comunicazione e Relazioni esterne del ministro Locatelli

L’intervista alla ministra Alessandra Locatelli

Il 7 novembre scorso si è insediato il nuovo Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. Quali obiettivi si prefigge e quali compiti svolge?

“Il nuovo Osservatorio avrà il compito di redigere il Piano Nazionale per la Disabilità che vogliamo concreto e condiviso. Oltre agli Enti e alle amministrazioni competenti in materia e alle 11 associazioni maggiormente rappresentative del mondo della disabilità a livello nazionale che vi partecipano come componenti effettivi, ne fanno parte ora ulteriori 20 associazioni come invitati permanenti. Quest’ultime assistono alle riunioni dell’Osservatorio per assicurare la partecipazione di soggetti portatori di ulteriori e specifiche competenze di settore. Si tratta di una scelta precisa perché l’Osservatorio diventi un organo più autorevole e operativo e possa davvero essere il punto di congiunzione tra le Istituzioni e il Terzo settore”.

Quali sono le “barriere” che incontra nella vita quotidiana una persona con disabilità?

“Le barriere sono di ogni tipo e il compito delle Istituzioni è lavorare per eliminarle. Serve cambiare l’approccio alla disabilità, adottare uno sguardo nuovo e una responsabilità condivisa. Garantire servizi e strutture accessibili a tutti, assicurare la piena fruibilità degli spazi e una dimensione più sociale dell’accoglienza. Attraverso il supporto concreto all’inserimento lavorativo è possibile incentivare la partecipazione alla vita sociale, civile e politica di tutti e rafforzare le nostre comunità. C’è ancora molta strada da fare, ma insieme possiamo e dobbiamo invertire l’ordine delle priorità e immaginare che nel momento in cui decidiamo di progettare strutture, eventi, servizi, lo dobbiamo fare per tutti. Questo è il vero salto di qualità e di civiltà. Il cambiamento è iniziato e insieme dobbiamo proseguire in questa direzione”.

Qual è il ruolo dell’educazione dell’abbattimento di queste barriere?

“Il tema dell’educazione è centrale ed è una delle sfide che questo tempo ci consegna e ci chiede di affrontare con coraggio. È indispensabile un cambio di paradigma che metta al centro la persona con le sue potenzialità e veda un impegno rinnovato a tutti i livelli e una collaborazione sempre più forte tra Istituzioni, insegnanti, mondo della scuola nel suo complesso, famiglie e realtà sociali del territorio”.

Disabilità e violenza di genere: perché le donne con disabilità sono maggiormente esposte alla violenza?

“La violenza sulle donne con disabilità è un fenomeno molto frequente ma ancora poco capito e riconosciuto. Le donne con disabilità subiscono spesso violenza fisica, psicologica, economica molto di più e da più soggetti. Ad usare violenza contro di loro sono spesso le persone di cui si fidano più. A ciò va aggiunta la difficoltà a farsi ascoltare, capire e credere, che rende spesso impossibile denunciare. Servono strategie condivise: lavorare insieme è l’unica strada per prevenire e arrivare ad una cultura del rispetto che deve partire necessariamente dai più piccoli”.

Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

Quali sono le iniziative del Ministero per mettere al centro della vita sociale la persona con disabilità?

“In questi tredici mesi abbiamo tracciato la strada e continueremo a lavorare perché ad ogni persona sia garantita una vita piena e partecipata come sancito dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità: abbiamo istituito il Fondo da 10 milioni di euro per le Periferie inclusive, stanziato 77 milioni per progetti sociali per l’autismo, istituito il fondo di 7 milioni di euro per gli Enti del Terzo settore che favoriscono l’inserimento lavorativo, a tempo indeterminato, di giovani con disabilità fino ai 35 anni. Con la legge delega 227/2021 che stiamo attuando e, in particolare, con il decreto approvato nelle scorse settimane dal Consiglio dei Ministri, semplificheremo e sburocratizzeremo gli attuali percorsi per accedere alle visite e che riguardano le certificazioni. Eliminiamo finalmente le visite di rivedibilità anche quando la condizione di invalidità è già stata accertata, come purtroppo avviene ancora oggi. Fondamentale è poi l’introduzione del progetto di vita individuale e personalizzato”.

In cosa consiste precisamente il progetto di vita individuale e personalizzato?

“L’introduzione del progetto di vita individuale e personalizzato consentirà la presa in carico completa della persona dal punto di vista sanitario, socio sanitario e sociale, e permetterà di superare le attuali frammentazioni di prestazioni, servizi e misure. Favorire l’inclusione significa anche semplificare e, quindi, migliorare la qualità di vita. Per farlo serve lavorare in sinergia e rafforzare la collaborazione come avviene con risultati importanti già in alcune aree del nostro Paese. Abbiamo iniziato il percorso di elaborazione per un testo unico sulla disabilità insieme al Ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati, stabilito un protocollo d’intesa per garantire migliore qualità nell’accoglienza turistica insieme al Ministro del turismo Daniela Santanché, e avviato alcuni tavoli incentrati sul diritto all’accessibilità universale: negli eventi e spettacoli, nella mobilità e trasporti. Presto partirà anche il tavolo di lavoro sul riconoscimento del caregiver familiare insieme al Ministro del lavoro e delle politiche sociali Marina Elvira Calderone, quello sulla revisione dei Peba (Piani di eliminazione delle barriere architettoniche) e si è quasi concluso il lavoro per la proposta di modifica normativa sulla legge 112/16 del Dopo di noi. C’è molto da fare e da raccontare perché stiamo intensificando i rapporti anche con l’Europa e altri Paesi nel mondo per confrontarci e portare avanti insieme la piena applicazione dei principi fondanti della Convenzione Onu”.