Massoletti: “Prospettive sfavorevoli a Kiev, difficile controffensiva ucraina”

Qual è la situazione sul terreno dopo 730 giorni di combattimenti e come può evolvere il conflitto? Le risposte di Mattia Massoletti, Research Assistant Russia, Caucaso e Asia centrale di Ispi

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Nell'immagine: a sinistra guerra in Ucraina / foto Imago/Image, a destra Mattia Massoletti (foto © www.ispionline.it)

Un altro 24 febbraio di guerra in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa. Da quella data del 2022 si sono susseguiti 730 giorni di battaglie, bombardamenti, raid missilistici e con droni, offensive e controffensive. In questi due anni, i bambini che si trovano nelle città ucraine coinvolte nei combattimenti sono stati costretti a rifugiarsi nei bunker e nelle stazioni della metropolitana per ripararsi dagli allarmi antiaerei per un periodo di tempo che va dalle tremila alle cinquemila ore, riporta Unicef. Vuol dire che hanno trascorso sottoterra dai quattro ai sette degli ultimi ventiquattro mesi. Quasi seicento sono stati uccisi e 1.284 feriti, comunica sempre l’agenzia delle Nazioni unite per l’infanzia e l’adolescenza. Un dato che fotografa come sempre la guerra colpisca più duramente i più indifesi, i più piccoli, i più vulnerabili. Mosca intanto, che pochi giorni fa ha conquistato Adviika, nel Donbas, annuncia che l’avanzata dei suoi militari verso ovest procede, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un discorso alla vigilia del secondo anniversario del conflitto, chiede “sistemi di difesa aerea e jet per sbloccare i cieli”.

Aiuti e sanzioni

Sul fronte economico, in arrivo la terza tranche del pacchetto quadriennale di aiuti da 15,6 miliardi di dollari approvato lo scorso anno dal Fondo monetario internazionale in soccorso dell’Ucraina. Il comitato esecutivo del Fmi dovrà approvare l’erogazione degli 880 milioni di dollari. Sempre secondo il Fmi, Kiev avrà bisogno di 486 miliardi di dollari per la ricostruzione post-bellica. Nuova pioggia di sanzioni occidentali su Mosca. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ne ha annunciate ieri altre 500, mirate a colpire il settore finanziario russo, la base industriale della difesa, le reti di approvvigionamento, mentre il Consiglio europeo ha adottato il tredicesimo pacchetto di misure restrittive. All'”offensiva”” economica, finora la Russia ha risposto con il segno positivo davanti al prodotto interno lordo. Previsioni del Fondo monetario internazionale infatti stimano che nel 2024 il pil russo registrerà un +2,6%. Crescita dettata, secondo l’organizzazione, dalle ingenti spese militari.

Il bilancio delle vittime

Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il numero di vittime civili secondo l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ammonta 30.041 persone, di cui 10.382 morte e 19.659 ferite. La stessa organizzazione Onu aggiunge di ritenere il  numero effettivo ancora maggiore. Più difficile da conoscere il reale bilancio dei soldati, di ambo le parti caduti, in combattimento, dato che né Mosca né Kiev comunicano le proprie perdite – ma divulgano le cifre della rispettiva controparte. Nel suo ultimo bollettino settimanale il ministero della Difesa russo, citato dall’agenzia di stampa ufficiale della Federazione russa Tass, ha annunciato di aver eliminato 3.020 militari ucraini tra il Donetsk e Kherson. Lo stato maggiore delle forze armate di Kiev, citato dall’agenzia nazionale di stampa Ukrinform, parla di quasi 400mila soldati russi uccisi dal 24 febbraio 2022 e di tutto l’arsenale bellico russo distrutto finora, tra cui oltre 6mila carri armati, 25 navi da guerra, 657 tra aerei caccia ed elicotteri. Oltre alle fonti istituzionali, Bbc Russian Service, servizio in lingua russa dell’emittente britannica, e il notiziario Mediazona fanno sapere di aver confermato l’identità di 45mila soldati russi morti in Ucraina negli ultimi due anni.

Scenari

La difesa dell’Ucraina è il compito numero uno. Naturalmente prepareremo una nuova controffensiva, nuove operazioni. Non rimarremo fermi”, ha detto Zelensky in una intervista con Fox news. Ma dopo il fallimento sostanziale di quella dello scorso anno, il 2023 è stato un lungo stallo. Il fronte si è mosso poco da entrambe le parti, senza che nessuna dinamica mutasse la situazione. Il 2024 comincia con i russi che sembrano aver l’iniziativa bellica dalla loro. Come potrà evolvere il conflitto sarà evidente solo nei prossimi mesi, ma a favore di Mosca c’è almeno un bacino di reclutamento molto più ampio di quello ucraino e a sfavore di Kiev l’assottigliarsi delle munizioni. E forse decisivo per le sorti della guerra sarà il nome del prossimo inquilino della Casa bianca, con le presidenziali di novembre dove presumibilmente si affronteranno di nuovo Joe Biden, commander-in-Chief uscente, per i democratici, e Donald Trump per i repubblicani, anche lui alla corsa per tagliare il traguardo del secondo mandato.

L’intervista

Interris.it si è rivolto a Mattia Massoletti, Research Assistant in ambito Russia, Caucaso e Asia centrale dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), per un’analisi di questi due anni di guerra e sulle prospettive del conflitto.

L’esercito russo di recente ha preso Avdiika, nel Donbas. Qual è la situazione sul terreno?

“Quando si parlava di Bakhmut, l’anno scorso, si parlava di un vero e proprio ‘tritacarne’. Probabilmente lo stesso vale per Avdiika, città contesa da mesi da ambedue gli schieramenti, che la Russia è infine riuscita a prendere nonostante perdite che sarebbero enormi, e soprattutto proprio grazie alla superiorità numerica delle sue truppe. Sostanzialmente, Avdiivka è un centro importante poiché vicino a Donetsk, capoluogo dell’omonimo oblast, e potrebbe essere funzionale nel prevenire attacchi ucraini nel Donbas. Nel complesso, al momento la situazione rimane piuttosto stabile, ma se il 2023 è stato l’anno dello stallo, il 2024 comincia con l’iniziativa in mano ai russi”.

Putin ha raggiunto gli obiettivi per cui ha intrapreso tutto questo?

“No, anche se tutt’ora non si sa con chiarezza quali fossero questi obiettivi. Infatti, il capo di Stato russo ha sempre utilizzato concetti e termini piuttosto ambigui, come ‘demilitarizzazione’, asserendo alla ‘non adesione’ dell’Ucraina alla NATO, o ‘denazificazione’, verosimilmente per indicare l’intenzione di sostituire l’attuale leadership di Kiev con una più affine al Cremlino”.

Quanto può resistere ancora l’Ucraina? Ci sono possibilità di una controffensiva?

“A Kiev la scarsità di munizioni inizia a farsi sentire, motivo per cui nei prossimi mesi si potrebbe assistere a nuovi avanzamenti russi – anche e soprattutto alla luce della riduzione degli aiuti occidentali rispetto all’inizio della guerra. Attualmente l’Ucraina versa in una condizione in cui una nuova controffensiva pare difficilmente fattibile dal punto di vista logistico, dato che servono armamenti e riserve di soldati – con il bacino di reclutamento ucraino che, numericamente parlando, è inferiore a quello russo. Proprio per questo motivo Kiev starebbe imbastendo una nuova legge sulla mobilitazione, che secondo indiscrezioni sarebbe stata uno dei punti di disaccordo tra il presidente Volodymyr Zelensky e l’ormai ex capo delle forze armate Valery Zaluzhny”.

Quali possono essere gli sviluppi del conflitto? C’è il rischio di un’escalation, magari con un’arma nucleare tattica?

“L’iniziativa ce l’hanno i russi adesso, e come detto, le prospettive attuali non sembrano particolarmente favorevoli agli ucraini. Tuttavia, a scanso di una resa incondizionata da parte di Kiev, Mosca continuerà ad andare avanti. Riguardo al rischio di un impiego di un’arma nucleare tattica, la Russia vi ricorrerebbe solo in situazione disperata. Per adesso, invece, Mosca si trova probabilmente nel suo momento migliore dall’inizio dell’invasione su larga scala”.

La diplomazia internazionale è impotente?

“Spesso, più le guerre si trascinano, più entrambe le parti si bloccano sulle loro posizioni. La Russia ha più volte professato di esser disposta a sedere al tavolo dei negoziati, implicitamente subordinando la questione a una resa ucraina alle sue condizioni. Il presidente ucraino Zelensky all’inizio si diceva disposto a parlare con Putin, ma poi ha emanato un decreto presidenziale che esclude negoziazioni con il suo omologo russo. Intanto, i toni e la retorica da Oltreoceano esacerbano la tensione: dubito che dichiarazioni come quelle più recenti del presidente degli Stati Uniti Biden possano essere funzionali a un percorso verso i negoziati.”

Il sostegno occidentale “tiene”? L’Ue ha accolto i profughi ucraini e ha inviato pacchetti di aiuti a Kiev. Quanto durerà ancora questa solidarietà?

“Nei primi due anni di guerra, gli Usa e gli alleati europei hanno fornito all’Ucraina una media di 110 miliardi di euro l’anno in aiuti militari, finanziari ed umanitari. Adesso, dopo il venir meno del veto ungherese, l’Ue ha approvato un pacchetto di aiuti finanziari da 50 miliardi, fatto di sovvenzioni e prestiti a basso tasso d’interesse, per il periodo 2024-2027 – quindi, 50 miliardi da ‘spalmare’ su quattro anni. Negli Usa invece il pacchetto da 60 miliardi, passato al Senato, è fermo alla Camera dei Rappresentanti, e non si sa se verrà approvato o meno. Pertanto, sì, il sostegno occidentale inizia a vacillare vistosamente”.

Nel giro di un anno ci saranno prima le elezioni europee poi soprattutto le presidenziali americane. Gli esiti possono incidere sul corso della guerra?

“Importantissime saranno quelle statunitensi, anche se ritengo che il pacchetto di aiuti in discussione negli Usa, se approvato, sarà probabilmente l’ultimo, indipendentemente da chi sarà nominato presidente (un po’ per la stanchezza dell’opinione pubblica americana, un po’ per il continuo confronto tra Democratici e Repubblicani). La rilevanza di queste elezioni risiede soprattutto nel fatto che presto, a sedere alla Casa Bianca, ci potrebbe essere Donald Trump. Il quale, dall’inizio dell’invasione russa, ha rilasciato dichiarazioni molto forti, come ‘se fossi stato presidente io, ciò non sarebbe successo’ o ‘io risolverei la guerra tra Russia e Ucraina in un giorno’. Insomma, Trump presidente aggiungerebbe un ulteriore grado di imprevedibilità al quadro generale”.