Giornata dei Nonni, l’importanza dei custodi della nostra memoria

In Terris ha intervistato Alda Cattelini, nonna e madre di 80 anni, sulla memoria personale e collettiva dei Nonni

La Festa dei Nonni è stata introdotta inizialmente negli Stati Uniti nel 1978 durante il mandato presidenziale di Jimmy Carter che ha accolto e istituito la proposta di Marian McQuade – una casalinga del West Virginia – madre di 15 figli e nonna di 40 nipoti. In Italia questa ricorrenza – istituita nel luglio 2005 con l’intento di celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società in generale –  ha un significato ampio e di fondamentale importanza perché ricorre nella stessa giornata nel quale si celebra la memoria dei Santi Angeli fissata da papa Clemente X nel 1670; l’Angelo Custode indica l’esistenza di un angelo per ogni uomo che, dalla nascita fino alla morte, protegge e guida nella via del bene, questo sintetizza in maniera chiara il ruolo che i nonni hanno in ogni famiglia: accudiscono, insegnano e donano amore – anche e soprattutto in questa epoca molto difficile dove, a volte, ci si dimentica della loro importanza. In Terris ha parlato di questa giornata con Alda Cattelini, nonna e madre di 80 anni, esempio di altruismo e spirito volontaristico che ha ripercorso la memoria personale e collettiva in merito all’importanza dei nonni, maestri di vita e custodi della memoria.

Che significato riveste per lei la Giornata dei Nonni?

“Per me questa giornata ha un significato molto profondo e importante perché nel mio cuore si affacciano i ricordi dei miei nonni. Mio nonno materno ha combattuto nella Prima guerra mondiale e quindi la sua nascita risale agli anni Ottanta del 1800; di lui conservo la coperta militare che copriva il suo mulo al fronte e che ancora, piegata in un certo modo, presenta il buco lasciato dalla pallottola che ha ucciso l’animale. Uso ancora questa coperta come copri tavolo quando stiro, dato il suo spessore. Non è un gesto poco dignitoso: per me è come onorare ogni volta la sua memoria.  Quando nel 1918 è tornato dal fronte, sua moglie era morta di spagnola. Aveva 21 anni e le due figliolette – di cui una era mia madre – sono rimaste piccole orfanelle in attesa del padre soldato di ritorno dalla guerra. Nel 2020 ho recuperato un po’ avventurosamente una foto di questa nonna Angela ed ho avuto la sorpresa di notare una grande somiglianza con me. Misteri della genetica, belli.  Di lui conservo anche una copia integrale del Giornale della Terza Armata, uno dei più toccanti, significativi e famosi giornali scritti al fronte. Mi commuovo ogni volta che lo sfoglio.

Non ho conosciuto il nonno paterno, morto ancora giovane. La mia nonna materna – Nonna Domenica -detta Nina – ha nel ricordo un posto particolare in quanto, vedendola, non spesso, ma abbastanza per osservare i segni del tempo che passa, ho ereditato la consapevolezza dell’inesorabilità del tempo, della gioventù e della freschezza che sfiorisce, dell’avanzare ineluttabile della vecchiaia. Aveva sessanta anni quando io ho visto in lei l’anzianità in atto – i sacrifici, il lavoro pesante, tanti figli e le guerre facevano invecchiare presto -: la vedo, nel ricordo. bianca, con i capelli raccolti sulla nuca in un piccolo nodo, sempre più minuta, piena di gonne di corpetti, di fettucce, di spille. A Pasqua mi regalava un ovetto bianco ricoperto all’ interno di cioccolato e con la sorpresa; me lo conservavo per giorni, un assaggino ogni tanto. Così facevo anche con il torroncino che mi portava a Natale, un morsetto qui e là. Piccole cose, ma grandi allora e oggi, nel ricordo vivo di affetti dolci che riscaldano il mio cuore”.

Nella nostra società, spesso connotata dalla frenesia, che ruolo hanno i nonni?

“Oggi i nonni sono vicini in maniera diversa ai nipoti, ma ancora ugualmente pronti all’ aiuto e al sostegno, specialmente di questi tempi, sempre preziosi e insostituibili. Però molti sono anche soli e ignorati, i figli sono lontani, i nipoti spesso impegnati in altri tipi di esperienze tecnologiche, quasi sempre con cellulari o altre nuove tecnologie più vicine alla loro esperienza digitale, difficili da usare per noi nonni che proveniamo da altri contesti di vita. Nonostante questa diversità, nella nostra società i nonni sono e restano le nostre radici. Ricordiamo sempre che, senza i nonni ad accompagnarci nel cammino, la vita perde una fonte di luce e di speranza e tutti sono più soli, viene meno un collante meraviglioso, quel legame tra passato, presente e futuro che rende gli altri individui persone con tutto un prezioso bagaglio di esperienze costruttive e affettivamente attive, indispensabili per crescere in un mondo migliore”.

Che insegnamento trasmettono i nonni ai giovani di oggi?

“I nonni, con i loro valori profondi e la loro cultura proveniente dal passato, devono rappresentare un pilastro sicuro, su cui ogni giovane può contare. È importante che i giovani imparino dai nonni e si confidino con loro per superare le difficoltà che la vita presenta. Si deve sviluppare, tra i nonni e i giovani, un rapporto di sana e solida amicizia, per generare un arricchimento reciproco e una società migliore basata sull’altruismo e l’empatia. L’importanza della famiglia deve essere il centro dell’insegnamento che i nonni danno ai nostri giovani”.

Gli anziani, soprattutto con la pandemia, hanno sofferto molto per la solitudine. Cosa devono fare le famiglie e le istituzioni affinché questo non accada di nuovo?

“Non possiamo non pensare ai nonni, che hanno pagato il prezzo più alto durante la pandemia ancora in corso. Questo sacrificio, spesso fatto di solitudine e sofferenze, rimane nel cuore di tutti noi. Dobbiamo sempre ricordare che i nonni, con i loro insegnamenti e sforzi, ci hanno donato la vita e sono i preziosi custodi della nostra memoria, dei maestri di vita di cui non si può fare a meno. Per ciò, le famiglie e le istituzioni, devono impegnarsi con l’obiettivo di valorizzare l’esperienza di queste persone fantastiche. I nonni devono essere tutelati e ogni loro bisogno deve essere preso nella massima considerazione. Nessuno può essere lasciato solo, soprattutto in una età in cui si ha bisogno di aiuto. L’amore oblativo deve guidare ognuno di noi, famiglie e istituzioni”.

Parlando con i giornalisti sul volo verso Strasburgo, il Papa ha proposto un patto tra le generazioni.  Su cosa può basarsi questa solidarietà intergenerazionale?

“Il patto intergenerazionale di cui ha parlato Papa Francesco si deve basare sull’accettazione, l’empatia e la comprensione da ambo le parti. Bisogna coltivare maggiormente i rapporti tra le generazioni senza l’intermediazione dei nuovi strumenti tecnologici. In questo periodo ci manca l’interazione faccia a faccia. Oggi, si tende ad avere molti rapporti umani attraverso questi strumenti ma, per raggiungere la solidarietà intergenerazionale nella sua totalità, bisogna tornare a vivere i rapporti umani nella loro pienezza, ricordando i valori importanti di cui i nonni sono gli unici custodi”.