Fra Loche: “L’attualità del presepe di Greccio 800 anni dopo”

Interris.it ha intervistato Fr. Giovanni Loche ofm, guardiano del santuario di Greccio, sull'attualità del presepe di san Francesco otto secoli dopo la prima rappresentazione

La rivocazione del presepe vivente a Greccio, Natale 2022. Foto gentilmente concessa dal Comune di Greccio

“Quest’anno da Piazza San Pietro penseremo a Greccio, che a sua volta ci rimanda a Betlemme“. Così Papa Francesco lo scorso 9 dicembre ricevendo le comunità che hanno donato il presepe e l’albero di Natale al Vaticano. L’abete viene da Macra, piccolo centro dell’alta valle Maira in provincia di Cuneo. Il presepe arriva da Greccio, borgo tra i più belli d’Italia nella Valle Santa reatina e sede del “primo presepe” voluto da san Francesco d’Assisi nel Natale del 1223 di cui quest’anno ricorrono gli 800 anni.

Il primo presepe

Correva infatti l’anno 1223 quando San Francesco d’Assisi scelse l’umile paese montano, affacciato sulla vasta conca reatina, per rievocare la nascita del Salvatore. La somiglianza dei luoghi con quanto il Santo aveva visto in Palestina lo portò a realizzare un evento che ancora oggi segna la storia di quelle terre. L’intento del Santo poverello era quello di far capire ad un popolo rozzo e lontano dagli insegnamenti cristiani, l’evento misterioso della nascita di Gesù. Greccio, luogo ricco di povertà, ebbe il privilegio di vedere la realizzazione del Primo Presepe Vivente con l’attiva partecipazione di Giovanni Velita, amico devoto del Santo, Signore di Greccio e, del popolo tutto che corse alle grida degli araldi inviati dal Santo ad annunciare l’evento che ha elevato Greccio a punto di riferimento della Cristianità tutta.

San Francesco e la Valle Santa reatina

San Francesco amò profondamente la valle reatina. La scelse infatti per compiere tre gesti fondamentali della sua vita e della sua spiritualità: nel 1223 volle a Greccio il primo Presepio della Cristianità, lo stesso anno scrisse la Regola definitiva dell’Ordine e, probabilmente, il Cantico delle Creature. Fondò inoltre i quattro santuari della Valle Santa reatina: il santuario di Greccio, de La Foresta, di Poggio Bustone e di Fontecolombo.

A 800 anni dal primo presepe, e a pochi giorni dal Santo Natale, Interris.it ha intervistato Fr. Giovanni Loche ofm, guardiano del santuario di Greccio, sull’attualità dell’intuizione del Poverello otto secoli dopo la prima rappresentazione.

Il santuario di Greccio. Foto di Gabriella Clare Marino su Unsplash

L’intervista a fra Giovanni Loche ofm

Quest’anno si celebrano gli 800 anni dal primo presepe: qual era l’obiettivo di san Francesco nel rappresentare la natività?

“Ciò che san Francesco aveva in mente per quella notte del 25 dicembre 1223 ce lo racconta il suo primo biografo, e altri dopo di lui, fra Tommaso da Celano.
Due settimane prima di quel Natale, Francesco incontrò il signore di Greccio, Giovanni Velita, suo amico, dicendogli di preparare il posto tra i suoi possedimenti per poter rappresentare il Bambino nato a Betlemme e per quanto possibile vedere con i propri occhi i disagi che ha potuto patire Nostro Signore in una situazione difficile per un bambino come vissuta da Lui alla nascita a Betlemme; come era stato deposto in una mangiatoia e come stava sulla paglia tra il bue e l’asinello.
Ricordare perciò quella povertà di un Dio che si è fatto povero, piccolo pur di arrivare alla sua amata creatura. Ha voluto far celebrare sulla greppia e dentro quella grotta l’Eucaristia per ricordare a tutti che ogni giorno il Signore si incarna nell’ostia sull’altare per le mani del sacerdote, come scrive nella Ammonizione I. Per dire, parafrasando, che ‘ogni giorno è Natale'”.

Qual è il messaggio che il presepe dà ai fedeli oggi, 800 anni dopo la prima rappresentazione?

“Il messaggio è senz’altro quello di pace e di unità, di sentimenti di umiltà, che renderebbero il mondo più giusto, vivibile, alla portata di tutti. Così come nascono sentimenti di gioia intorno alla nascita di un bambino, così come un bambino ha bisogno di cure e affetto, cerchiamo di tornare ai quei sentimenti che nobilitano l’anima”.

Cosa rappresenta Greccio, col suo santuario, per la cristianità?

“Il Santuario di Greccio è, come tutti i santuari, un luogo dello Spirito dove cercare di ritrovare un poco di pace, dove ritrovarsi immersi in una natura che dà spettacolo, anche se per alcuni periodi la frequenza sostenuta dei gruppi non rende il posto favorevole a tutto questo. La maggior parte della gente viene come turista e quindi a visitare una sorta di museo, mentre noi speriamo possano vivere lo spirito del luogo che ricorda a tutti una presenza quotidiana viva ed efficace che è Cristo eucaristia”.

Cosa augurerebbe il poverello al mondo per questo Santo Natale?

“Augurerebbe di risvegliare il Signore nei propri cuori perché troppo ci si dimentica di Lui e della sua presenza quotidiana, come dallo stesso promesso: ‘Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo'”.