Il vescovo di Roma presiede nella carità tutte le Chiese. L’ecumenismo come missione

A partire dal 1965 la Chiesa cattolica è entrata in dialogo, a livello internazionale e locale con tutte le altre grandi famiglie di Chiese cristiane

Ecumenismo

Fin dalla fumata bianca in piazza San Pietro l’ecumenismo di papa Francesco è entrato nel Magistero. Già dalle prime parole, il vescovo della Chiesa di Roma ha dimostrato di voler autenticamente “presiedere nella carità tutte le Chiese”. Un’evangelizzazione di gesti come il capo chinato davanti al patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo con la richiesta di essere benedetto da lui. Quindi la “prima volta” in un tempio valdese, a Torino. Fino al pellegrinaggio (“in cerca di unità e pace”) a Ginevra, per i 70 anni del Consiglio ecumenico. Jorge Mario Bergoglio, infatti, ha sempre testimoniato l’ecumenismo come priorità del suo pontificato. Il Papa invita tutti i cristiani ad un percorso di conversione alla misericordia, cristiani che non sono semplicemente non più divisi. Ma si sentono uniti nella scoperta quotidiana di quanto già condividono. Una teologia della vita vissuta: “Già possiamo pregare, evangelizzare, servire insieme. Ciò di cui abbiamo veramente bisogno è un nuovo slancio evangelizzatore. Se aumenterà la spinta missionaria, aumenterà anche l’unità fra noi. Alle origini l’annuncio segnò la primavera della Chiesa. Così l’evangelizzazione segnerà la fioritura di una nuova primavera ecumenica“, afferma il Papa impegnato in prima linea per l’unità dei cristiani. ecumenismo

Priorità ecumenismo

Il decreto sull’ecumenismo “Unitatis Redintegratio” del Concilio rappresenta un punto di arrivo, di non ritorno e di partenza per la Chiesa cattolica. con affermazioni significative e vincolanti per un cammino di fondamentale importanza. Secondo Orioldo Marson, docente di teologia fondamentale e sistematica e direttore dell’istituto di scienze religiose di Portogruaro, la vibrante e commossa preghiera di Gesù (ut unum sint) interpella i cristiani a cercare le vie della riconciliazione e del dialogo verso l’unità in Cristo. L’ecumenismo rappresenta un disegno di grazia, posto sotto la forza dello Spirito che ha effuso con maggiore abbondanza nei cristiani tra loro separati l’interiore ravvedimento e il desiderio dell’unione, un segno dei tempi da riconoscere e accogliere a servizio dell’unità del genere umano. E dallo spirito ecumenico nasce una tensione evangelica rivolta ad abbattere i muri della divisione. E a costruire ponti fra l’incontro fra religioni, popoli e culture.Ecumenismo

Movimento ecumenico

L’inizio del movimento ecumenico moderno risale al 1910. L’anno dell’assemblea missionaria di Edimburgo. Quando i rappresentanti delle società missionarie protestanti, più di 1300 persone, si riuniscono per trovare rimedio agli scandali e ai danni causati alla missione dalla divisione tra le Chiese. A giudizio di Marson l’annuncio del Concilio da parte di Giovanni XXIII, in un giorno emblematico, il 25 gennaio 1959, nella cattedrale romana di San Paolo fuori le mura, segna una svolta provvidenziale nel cammino ecumenico della Chiesa cattolica. La preoccupazione per l’unità dei cristiani è ben presente nel cuore e nel pensiero di papa Roncalli. Il Concilio ecumenico non ha soltanto lo scopo del bene spirituale del popolo cristiano. Esso vuole essere anche un invito alle comunità separate per la ricerca dell’unità alla quale tante anime aspirano in tutte le parti della terra. L’invito rivolto agli osservatori di tutte le Chiese a presenziare alle assemblee conciliari è un gesto di notevole portata. Dopo anni di silenzi ufficiali, di scambi per lo più sotterranei e lasciati all’iniziativa personale, la Chiesa cattolica coglie l’urgenza del dialogo ecumenico. L’intero Concilio Vaticano II si è svolto sotto il segno dell’ ecumenismo, per lo spirito presente nei lavori conciliari come anche per la prospettiva generale dei documenti.

Ecumenismo
© Vatican Media

Lumen Gentium

Nella costituzione sulla Chiesa, la “Lumen Gentium“, dal punto di vista ecumenico, sono significative due scelte che riguardano la struttura generale del documento. L’esposizione inizia presentando il popolo di Dio nel suo insieme. Prima di trattare della costituzione gerarchica della Chiesa. Per Marson se la Chiesa cattolica ha ricevuto dall’esterno l’ ecumenismo, con il Concilio ne ha fatto il suo programma. Dal Vaticano II sono nati gli impulsi che hanno permesso non solo l’istituzione del Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani. Ma anche una lunga serie di dialoghi bilaterali e multilaterali tra le diverse Chiese. La riscoperta della fraternità tra i cristiani, come scrisse Giovanni Paolo II nell’enciclica “Ut Unum Sint”, rappresenta il grande frutto del cammino ecumenico. Il Concilio ha rappresentato la svolta che ha consentito la partecipazione cattolica al movimento ecumenico. La costituzione del Segretariato per l’unione dei cristiani, la presenza al Concilio di osservatori non cattolici, i documenti conciliari, la domanda e l’offerta di perdono da parte di Paolo VI agli altri cristiani per i peccati commessi contro l’umanità, costituiscono altrettanti elementi di questa svolta.ecumenismo

Centralità del dialogo

A partire dal 1965 la Chiesa cattolica è entrata in dialogo, a livello internazionale e locale con tutte le altre grandi famiglie di Chiese cristiane. I dialoghi bilaterali con le principali famiglie confessionali e comunioni cristiane mondiali rappresentano una forma di impegno ecumenico particolarmente congeniale alla Chiesa cattolica. Il 5 dicembre 1965, nel corso di un’udienza generale, Paolo VI diceva che il Concilio, per sua natura, è un fatto che deve durare. Se davvero esso è stato un atto importante, storico e, sotto certi aspetti, decisivo per la vita della Chiesa, è chiaro che “noi lo troveremo sui nostri passi ancora per lungo tempo. Ed è bene che sia così”. E così è stato, da cinquant’anni a questa parte, senza smentire, nemmeno per un istante, la profetica considerazione del primo papa moderno (come lo hanno definito i biografi) che accompagna la Chiesa a misurarsi con le intuizioni del Concilio Vaticano II, un evento – precisava Paolo VI – “che prolunga i suoi effetti ben oltre il periodo della sua effettiva celebrazione. Deve durare, deve farsi sentire, deve influire sulla vita della Chiesa”.Ecumenismo

Missione-ecumenismo

Un’unica missione: recepire la lezione conciliare. In occasione del 50° anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II (8 dicembre 1965-2015) è stato pubblicato un volume, “Il Concilio Vaticano II in Italia cinquant’anni dopo”, curato da padre Aldino Cazzago (Roma 2015, pagine 124). Si tratta di una breve raccolta di saggi (la santità, il laicato, il catecumenato, i movimenti e l’arte sacra), scritti con l’intento di aiutare a comprendere in che modo alcuni degli insegnamenti del Concilio sono stati recepiti e poi tradotti nella vita della Chiesa italiana. Oggi, secondo Cazzago, la conoscenza del Concilio, della genesi dei suoi documenti e dei suoi principali protagonisti ha fatto enormi passi in avanti. Grazie, poi, alla recente pubblicazione di numerosi diari, memorie e materiale d’archivio dei protagonisti dei lavori conciliari, si è diffusa una miglior consapevolezza del clima e delle fatiche, delle gioie e delle delusioni che, seppur nascosti, stanno dietro l’elaborazione di ogni documento. Nel dicembre 2015 il sito di informazione religiosa Vatican Insider ha chiesto a Cazzago, direttore della rivista teologica “Communio” e Provinciale dei Carmelitani Scalzi veneti, di contestualizzare il Concilio e di valutarne le realizzazioni e gli sviluppi nel tempo, a mezzo secolo dalla sua conclusione. 8 dicembre 1965– 8 dicembre 2015: la ricorrenza del 50° anniversario della fine del Vaticano II è l’occasione per un bilancio. L’importanza non sta nella cifra. 50 o 100, ma nella cosa, nella realtà che si ricorda.ecumenismo

Ecumenismo epocale

Non si parla del Sinodo di una Chiesa locale e nemmeno del Sinodo dei vescovi come quello che si è svolto per esempio in Vaticano sulla famiglia. Si parla di ciò che già nel 1965 il giovane vescovo di Cracovia, poi diventato Giovanni Paolo II, definì come un avvenimento epocale. O il cardinale Giovanni Colombo, successore di Paolo VI a Milano, nel 1966 descrisse come una svolta epocale nella storia della Chiesa. Se non bastano questi riferimenti ci si può riferire alle parole di Francesco nella bolla di indizione dell’anno della misericordia quando scrive che la Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo l’evento del Concilio. Non va dimenticato, infatti, che in un Concilio è coinvolta la Chiesa intera e non solo la Chiesa di questa o quella nazione. Anche il superiore generale dei carmelitani, padre Anastasio Ballestrero, partecipò al Concilio. Il cardinale Ballestrero, che fu vescovo di Bari e di Torino e presidente della Cei dal 1979 al 1985, ebbe sempre un giudizio assolutamente positivo sul Concilio. Negli ultimi anni della sua vita ripeteva spesso che è necessario continuare a meditare i testi del Concilio e renderli ispiratori dell’opera quotidiana di ciascuno.ecumenismo

Rinnovamento conciliare

Paragonava il Concilio ad una primavera che ha avuto anche forti acquazzoni ma dei quali non bisogna avere paura. Intanto, però, molti chiedono un nuovo Concilio, un
Vaticano III. A metà degli anni Settanta, il cardinale Pellegrino, conversando con il professor Giuseppe Lazzati disse che nella Chiesa qualcuno era ancora fermo al Vaticano I e che altri erano già passati al Vaticano III. In realtà il Concilio va apprezzato, prima che per le riforme a cui ha dato avvio, per il modo di pensare a cui ha dato forma. Paolo VI, ad una settimana dalla fine dei lavori conciliari, disse che il rinnovamento conciliare non si misura tanto dai cambiamenti di usi e norme esteriori, quanto dal cambiamento di certe abitudini mentali. Quindi, secondo padre Cazzago, sarebbe necessario verificare bene ciò che del Vaticano II è stato attuato e ciò che resta ancora da attuare. Questa richiesta era stata formulata anche da Giovanni Paolo II per il Giubileo del 2000 nella “Novo Millennio Ineunte”. La lettera nella quale paragona il Concilio ad una “bussola” che la Chiesa deve usare per orientarsi “nel cammino del secolo che si apre”.ecumenismo

Libertà religiosa

Le parole di Giovanni Paolo II sono ancor più significative se applicate ad esempio alle Chiese dell’Europa dell’Est uscite solo dopo il 1989 dal lungo inverno della mancanza di libertà e in particolare di quella religiosa. A giudizio di padre Cazzago, in fondo, il tema della Chiesa è stato il tema del Concilio. Dire Chiesa significa infatti dire popolo di Dio, significa dire identità e vocazione alla santità di questo popolo e in particolare della sua componente laicale. Quindi il capitolo della Lumen Gentium che parla della vocazione universale alla santità fu percepito da molti vescovi come un autentico punto di novità e forza. In pratica si tratta di ricostruire il percorso attraverso cui diventando cristiani si appartiene al popolo di Dio. Frutto del Concilio è anche la stagione dei movimenti ecclesiali. Oggi Francesco chiama tutti questi movimenti a collaborare all’unica e grande missione della Chiesa: quella di “rendere presente Cristo in mezzo agli uomini“, come diceva Henri de Lubac. A mezzo secolo dalla conclusione del Vaticano II la “sfida conciliare” è principalmente quella di verificare come, in che misura, con quali fatiche queste tematiche hanno plasmato la mentalità della Chiesa. Unità nella diversità. Senza risparmiarsi interrogativi di fondo.