Allarme baby gang: le “speranze possibili” per educare alla legalità

Criminalità minorile, gli stranieri hanno superato gli italiani. Sorpasso nel 2022 confermato nei primi 6 mesi del 2023

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Allarme-criminalità minorile. Speranze possibili” è il titolo di un convegno promosso dal Consiglio regionale della Toscana. E’ stata l’occasione per presentare una serie di proposte. L’obiettivo è contrastare il crescente fenomeno del disagio adolescenziale e delle baby gang. Non una semplice dichiarazione d’intenti, quindi. Bensì un progetto pilota il cui nome, “agire insieme”, ne riassume lo spirito che lo anima. E cioè la collaborazione tra volontariato familiare e istituzioni. Così da realizzare in forma comunitaria iniziative di sostegno familiare e sociale. Il progetto è stato presentato presso l’Auditorium del Consiglio regionale della Toscana a Firenze. Dopo i saluti iniziali del portavoce dell’opposizione Marco Landi, promotore dell’evento, hanno preso la parola esperti della materia. E rappresentanti dell’associazionismo, della scuola e dello sport. Umberto Viliani, presidente del Forum delle Associazioni familiari della Regione Toscana. Chiara Spatola, docente di psicologia clinica presso l’Università degli studi di Messina. Lorenzo Bosi, presidente della Asd Rondinella Marzocco. Marina Casini, presidente del Movimento per la vita. Ha moderato il convegno Domenico Mugnaini, direttore di Toscana Oggi.
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Sorpasso

Per la prima volta nel 2022 – ed i numeri lo confermano anche per il primo semestre del 2023 – i minori stranieri arrestati o denunciati hanno superato gli italiani. Il dato è stato illustrato da Stefano Delfini. Il direttore del servizio analisi criminale della Polizia di Stato è stato ascoltato dalla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza. Nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul degrado nella condizione dei minori. I dati sono quelli forniti dalle forze di polizia. Tra il 2010 ed il 2022 c’è stato un aumento del 15% delle segnalazioni relative a minori. I reati che crescono maggiormente sono quelli violenti. Cioè rapine, lesioni dolose, risse e percosse. In calo i furti. Le vittime sono in maggioranza coetanei. Intenso l’utilizzo dei social network per affermare l’identità del gruppo. L’incidenza delle vittime di genere femminile è predominante. E, in molti casi, si tratta di ragazze con meno di 14 anni. Emerge negli autori dei reati, ha osservato Delfini, “un’assoluta mancanza di consapevolezza del proprio agire. Con un utilizzo della violenza sproporzionato rispetto all’obiettivo. Nonché una mancanza di empatia con la vittima. Come si evince dalle violenze sessuali di Caivano o Palermo“.allarme

Allarme social

E’ frequente l’uso di droghe, alcol e psicofarmaci. I messaggi violenti sui social, ha aggiunto Delfini, “aumentano la spettacolarizzazione di questi atti”. Oltre al rischio emulazione “per ragazzi che non hanno ancora sviluppato una capacità critica”. Il dirigente di polizia ha quindi esposto i risultati di uno studio sulle baby gang. L’indagine è stata condotta con l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il fenomeno, ha riferito Delfini, è in aumento. Questi gruppi hanno generalmente meno di dieci componenti. E possono essere anche multietnici. Ce ne sono quattro tipi. Quelli privi di struttura definita e dediti ad attività violente o devianti, diffusi soprattutto al Centro-Nord. Quelli che si ispirano alla criminalità organizzata, che si formano nelle regioni ad alta presenza mafiosa. Quelli che hanno come modello le gang sudamericane. Quelli dediti a rapine o altri crimini specifici, che hanno una struttura definita. Le gang minorili sono composte prevalentemente da maschi. Ma in alcuni casi anche ragazze hanno ruoli importanti. E ce ne sono alcune solo femminili.baby gang

Allarme-disagio

“La pandemia ha purtroppo acuito problematiche sociali che già coinvolgevano le fasce più giovani della popolazione– ha detto Marco Landi portavoce dell’opposizione aprendo i lavori del convegno -. E l’abbandono scolastico in Toscana, seppur sotto la media nazionale, riguarda ancora troppi studenti, con una percentuale significativa che supera abbondantemente il 10% della popolazione studentesca. È meritevole di attenzione anche il fenomeno delle baby gang e della criminalità giovanile. Come ci raccontano le cronache fiorentine e regionali”. L’iniziativa “Speranze possibili” mira proprio a individuare soluzioni per contrastare il crescente fenomeno del disagio adolescenziale e l’abbandono scolastico. Le istituzioni hanno il dovere di favorire forme di collaborazione con altri attori sociali e agenzie di formazione e socializzazione. Ossia la scuola, le società sportive. E più in generale il Terzo settore, in particolare il volontariato familiare. La sinergia tra questi soggetti, con il supporto della Regione e dei comuni, può rappresentare una base su cui costruire azioni. Ed interventi in grado di aiutare le famiglie e far sentire meno soli i giovani. Coinvolgendoli in attività e progetti formativi finalizzati non solo al loro futuro. Ma anche al loro presente“.  A seguire sono intervenuti per il Forum della Associazioni familiari della Regione Toscana il presidente Umberto Viliani e la vicepresidente Lina Pettinari. La docente di Psicologia clinica dell’Università di Messina Chiara Spatola. Il presidente della Asd Rondinella Marzocco Lorenzo Bosi, la presidente nazionale del Movimento per la vita Marina Casini. Ha moderato il convegno il giornalista Domenico Mugnaini, direttore di Toscana Oggi.
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Faide

Anche la letteratura si occupa del disagio giovanile. Tra baby gang e faide tra rapper, un libro che parla dell’oggi. Ambientato in una Milano che ricorda la Los Angeles dei romanzi di James Ellroy o del film “Chinatown” di Roman Polanski, “Morte di un trapper” è il primo romanzo noir di Giovanni Robertini che è stato presentato al Noir in Festival da John Vignola. X passa le sue giornate fumando marijuana. E vendendo on-line sneakers rare. Prima di diventare un detective privato pagato per risolvere un caso. Vent’anni fa era un rapper famoso, quando ancora la musica hip hop non era in classifica. E il suo unico disco gli ha permesso di ottenere lo status di “artista di culto”. Rispettato e ascoltato anche dalle nuove generazioni. Sulla copertina di quel famoso album c’era lui con una felpa col cappuccio e una “X” tatuata sul collo. Oggi quel tatuaggio appare sul collo di Aelle, il ragazzo ucciso di cui parlano tutti i giornali. E che è uguale a lui vent’anni fa. Come resistere alla tentazione di andare al funerale, per scoprire che il vero nome di Aelle è Aliseo Landini Della Santa? Figlio di Nicola Landini Della Santa, milionario. L’uomo che oggi gli offre cento euro l’ora per indagare sulla morte del figlio, e duecentomila in caso di soluzione del mistero. Un’offerta che non può si rifiutare. È solo l’inizio di un’indagine che lo porterà a toccare con mano gli splendori e le miserie della Milano di oggi. Tra attici in centro e panchine in periferia. A rischiare la vita. E a incontrare l’amore. Sempre a tempo di rap.