Al Sinodo si parla del dramma di tutte le guerre

Guerre, povertà, tratta di esseri umani sono i temi trattati nella quarta e quinta sessione del Sinodo incentrata sulla sezione B dell’Instrumentum laboris

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Foto: Vatican News

Nella quarta e quinta sessione del Sinodo – incentrata sulla sezione B dell’Instrumentum laboris – si è parlato del dramma delle guerre, anche di quelle che non sono sotto i riflettori. Riportiamo integralmente l’articolo dell’Osservatore Romano sull’andamento dei lavori sinodali.

Al Sinodo si parla del dramma di tutte le guerre

“Il dramma di tutte le guerre, anche quelle che non sono sotto i riflettori, è entrato nell’Aula del Sinodo mentre i lavori sono già nella seconda fase, con i Circoli minori concentrati — nella quarta e quinta sessione — a discutere sulla sezione B dell’Instrumentum laboris, sia nel pomeriggio di ieri sia nella mattina di oggi. Con uno stile di «grande condivisione iniziato con il ritiro spirituale presinodale”

Lo hanno affermato Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione e presidente della Commissione per l’informazione dell’Assemblea, e il cardinale statunitense Joseph William Tobin, arcivescovo di Newark, nel briefing con i giornalisti che ha avuto inizio poco dopo le 14.20 di martedì 10 ottobre, nella Sala stampa della Santa Sede.

Anzitutto Cristiane Murray, vice direttore della Sala stampa della Santa Sede, ha reso noto che, nella sessione pomeridiana di lunedì, si sono svolte le votazioni per l’elezione dei membri della Commissione per la relazione di sintesi e della Commissione per l’informazione. Sheila Peres, segretaria proprio della Commissione per l’informazione, ha dato lettura dei nomi.

Ruffini ha poi fatto presente che i lavori sinodali sono proseguiti nel pomeriggio di ieri — tra le 16 e le 19.15 — con la quinta Congregazione generale, con gli interventi dei Circoli minori seguiti da quelli liberi.

Oggi sono in agenda la sesta e la settima Congregazione generale con le stesse modalità. Giovedì mattina i Circoli minori (sesta sessione) finalizzeranno il documento di sintesi.

Il cardinale redentorista Tobin, tra i membri del consiglio ordinario della segreteria generale del Sinodo e appena eletto nella Commissione per l’informazione, nel suo intervento in lingua inglese ha detto di sentirsi più un membro che un rappresentante dell’Assemblea sinodale. E ha aggiunto: “la domenica, quando i cattolici fanno la professione di fede affermano di credere nella Chiesa ‘una, santa, cattolica e apostolica’” e allo stesso modo “nell’esperienza sinodale si sperimenta in particolare come essa sia ‘una’ e “’cattolica’”.

Riferendo circa la propria esperienza personale di membro di una famiglia cattolica americana di origine irlandese — primo di tredici figli, aveva ricordato presentandolo la Murray — ha rievocato gli anni giovanili trascorsi a Detroit in un quartiere multietnico e in un ambiente multiculturale. Quindi ha fatto presente di essere sacerdote da 45 anni vivendo il ministero in culture differenti da quella in cui era stato allevato. E in proposito ha messo in luce come sia sempre affascinante per lui il modo in cui le persone guardino a esperienze che non necessariamente condividono, considerandole comunque arricchenti. Nella sua diocesi sono state coinvolte 16 mila persone nel cammino sinodale: “è stato interessante ascoltare speranze, preoccupazioni, sogni e angosce” ha affermato. “C’è complementarietà: tante persone — ha detto ancora — che condividono le stesse preoccupazioni. Sono un gruppo di lingua inglese, penso che più della metà delle persone usano l’inglese come seconda o terza lingua: per esempio, una giovane russa e una mamma Ucraina”.

Ha quindi preso la parola suor Gloria Liliana Franco Echeverri, teologa, religiosa dell’Ordine della compagnia di Maria Nostra Signora, presidente della Confederazione latino-americana dei religiosi (Clar), presente ai lavori come testimone del processo sinodale per l’America latina. Tra coloro che provengono dalle Assemblee continentali e non sono insigniti del “munus” episcopale, la religiosa ha sintetizzato la sua esperienza all’Assemblea, ribadendo in particolare che il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo e sottolineando la centralità della figura di Gesù “che umanizza, dà dignità, include, apre le porte all’altro”. Rispondendo alle domande poste successivamente dai giornalisti, Ruffini ha riaffermato il sistema di lavoro sinodale ricordando che “conta l’Assemblea tutta, non il singolo circolo senza imposizione dall’alto, all’insegna dell’inclusione e non dell’esclusione”.

Da parte sua, rispondendo a una domanda su eventuali tematiche “calate dall’alto”, il cardinale Tobin ha detto che quando alla fine del percorso presinodale “le persone hanno esaminato i rapporti inviati a Washington, come fatto dalle altre diocesi nordamericane, hanno assicurato che effettivamente c’era quello che esse avevano detto, magari non con la stessa enfasi perché ognuno ha le proprie passioni, ma nessuno si è sentito ignorato. E questo, che è stato sorprendente, si è ripetuto anche a livello delle sintesi nazionali, che sono state alla base degli incontri continentali”. Per questo, ha proseguito, “penso che l’Instrumentum laboris segua proprio questo processo e vedremo cosa avverrà. Abbiamo iniziato da poco, però sono fiducioso che le cose non ci sono arrivate dall’alto, la bellezza di questi processi è che sono cominciati dal basso verso l’alto e non il contrario”.

Altre domande hanno riguardato la presenza in un gruppo di lavoro delle due donne russa e ucraina, a cui aveva fatto riferimento Tobin, e la pastorale dei divorziati e risposati e delle persone lgbqt. Il cardinale statunitense ha confermato che la questione della guerra in Europa è emersa durante la riflessione, insieme con altri conflitti. Mentre per quanto concerne la preoccupazione di “raggiungere tutti coloro che non si sentono a casa nella Chiesa cattolica”, ha ricordato di aver accolto anni fa in cattedrale persone Lgbtq che si sentivano emarginate. “La vera bellezza della Chiesa è quando essa apre le porte — ha chiosato Tobin — e spero che il Sinodo ci aiuti ad aprirle ancora di più”.

La religiosa da parte sua ha detto che nel suo gruppo si è “parlato della realtà degli esclusi, dell’importanza di andare nelle periferie del mondo per incontrarli”. Tra questi ha citato “le vittime del traffico di esseri umani” rilanciando la “responsabilità forte di lavorare in modo congiunto e corale per l’accoglienza e l’educazione e per proteggere i diritti umani”. Altra questione sollevata dai giornalisti: l’esigenza di riarticolare la liturgia in accordo con culture locali. In proposito la suora ha detto: “ci siamo sempre posti il problema di come fare in modo che estetiche liturgiche arrivino a tutti”.

Alla domanda su quale sia il rapporto tra il lavoro dei circoli minori e il documento finale, e su chi decide quale intervento arriverà alla sintesi conclusiva, Ruffini ha sottolineato che ci saranno 35 relazioni, ciascuna per ogni gruppo, in modo che tutta la congregazione generale sia informata sui dibattiti svolti. Alla fine del segmento B, ha aggiunto, si ritorna nei circoli dove, sulla base di quanto emerso negli altri, si prepara una relazione che viene consegnata alla segreteria del Sinodo.

Interpellato sui cattolici statunitensi che non si sentono rappresentati in questo Sinodo perché si identificano con la messa tradizionale Tobin ha spiegato che l’esperienza di sentirsi allontanati capita, “abbiamo chiuso parrocchie perché hanno perso lo scopo originario. Sono decisioni dure da prendere, se le persone si sentono maltrattate c’è possibilità di fare appello. Le persone che vogliono la messa tradizionale ci sono ma non sono state esiliate”. Inoltre, in risposta a un’altra domanda, Tobin ha ribadito che “a tutti i membri dei circoli è stato chiesto di fornire le preferenze sulla lingua dei circoli minori come elementi di comunione e partecipazione. Il cardinale Grech ha detto che tutti hanno avuto la possibilità di vedere riconosciute le loro preferenze e tutti possono ascoltare e parlare nei gruppi. Non siamo soggetti a vincoli, a nessuno è impedito di condividere”.

Successivamente, a una domanda riguardante questioni metodologiche e “teorie della cospirazione”, il cardinale Tobin ha risposto che quello che può sembrare un approccio autoritario in realtà non lo è. “Francesco ascolta con attenzione, è sempre informato e prende seriamente l’unità della Chiesa, quindi sono molto fiducioso di quello che lui deciderà”. Inoltre, ha soggiunto, “questo Sinodo riserva grande importanza al silenzio. Non solo quello mediatico. Ogni volta che qualcuno parla c’è una pausa di alcuni minuti per capire quello che è stato detto”. Infine, ha concluso, c’è l’aspetto della preghiera che “pervade tutta la giornata e specifici momenti. Non è formale”.

In seguito alla domanda se avesse ricevuto, come presidente della Clar, messaggi di vittime di traffico umano, suor Echeverri ha riferito che tale argomento è stato dibattuto nei circoli e “affrontato nel continente latinoamericano, dove abbiamo lavorato con istituzioni religiose e con non credenti”, con laici, e tutti hanno collaborato in questo sforzo congiunto per ricostruire la vita. La religiosa ha sottolineato l’importanza dell’ascolto affinché tutte le vittime possano essere aiutate e sentirsi sicure. “Qui si parla della vita delle persone — ha concluso — , di ascoltarne il grido; e loro ci aiutano a lavorare per raggiungere tutti. In questo Sinodo ci sono molte possibilità per far risuonare queste voci”.

Fonte: Osservatore Romano