Sant’Agnese e gli agnellini

Il giorno della festa della santa, nella basilica a lei dedicata, ha luogo una particolare cerimonia, risalente addirittura al IV secolo

Sant'Agnese
Foto di Dorothée QUENNESSON da Pixabay

Il 21 gennaio la Chiesa ricorda la compatrona di Roma, sant’Agnese (290-305), che subì il martirio durante le persecuzioni dei cristiani sotto l’imperatore Diocleziano (284-305).
Agnese, discendeva da una nobile famiglia romana, appartenente alla gens Claudia.
Agnese rifiutò di sposare un uomo pagano, il figlio del prefetto di Roma, avendo fatto voto di castità, per questo motivo venne rinchiusa fra le vestali, per rendere omaggio alla dea che proteggeva Roma. La vergine rimase ferma nella sua fede cristiana.

Questo rifiuto la condusse al martirio: fu condannata a morte e ci sono diverse versioni circa il modo in cui morì. Una delle leggende più popolari narra che, nonostante il tentativo di bruciarla viva, le fiamme non la danneggiarono miracolosamente. Alla fine, fu uccisa da una spada.

La tradizione

Secondo la tradizione il martirio della santa avvenne nella chiesa a lei dedicata a Piazza Navona, e dove in una cappella è esposto il suo cranio. Mentre nella basilica di Sant’Agnese fuori le mura, fatta erigere dalla principessa Costanza, figlia dell’imperatore Costantino, il suo corpo fu sepolto nelle catacombe.

Sant’Agnese e la benedizione degli agnellini

Ma il giorno della festa di sant’Agnese, nella basilica, ha luogo una singolare cerimonia che risale al IV secolo, ai tempi di S. Costanza (318-354): la benedizione degli agnellini. Gli animali, vengono agghindati e messi in appositi cesti, e al termine della celebrazione eucaristica, gli agnellini vengono portati dalle suore benedettine di S. Cecilia a Trastevere, le quali li allevano per ricavarne, a suo tempo, la lana necessaria alla tessitura dei palli. L’ indumento liturgico è indossato da alcuni vescovi della Chiesa cattolica di rito latino. Si tratta di una striscia di lana bianca decorata, larga circa cinque centimetri, che viene posta sulle spalle del vescovo e cade davanti e dietro a formare due strisce pendenti.

Il gregge di Cristo

Il pallio è ornato da sei croci nere ricamate in seta ed è simbolicamente legato al ministero episcopale e alla comunione del vescovo con il Papa e la Chiesa di Roma. Ha un significato simbolico profondo. Rappresenta, infatti, il gregge di Cristo, simboleggiato dalle pecore, e la responsabilità del vescovo di proteggere e guidare il suo gregge nella fede cristiana. Questo rito di conferimento del pallio, da parte del Pontefice, ai vescovi, agli arcivescovi e ai metropoliti avviene il 29 giugno durante la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Infine c’è da ricordare che nell’arte paleocristiana, con il pallio venivano raffigurati Gesù e gli apostoli.