“Resistenza interna? So chi sono e prego per loro”

Non posso negare che ci siano resistenze. Le vedo e le conosco. Ci sono le resistenze dottrinali. Per salute mentale io non leggo i siti internet di questa cosiddetta 'resistenza'. So chi sono, conosco i gruppi, ma non li leggo”. Lo ha detto Papa Francesco durante due incontri con i gesuiti in Cile e Perù, il cui contenuto sarà riportato nel prossimo numero di La Civiltà Cattolica e del quale il Corriere della Sera ha pubblicato alcuni estratti. 

Il Concilio

Alcune resistenze, ha spiegato il Pontefice alla platea, “vengono da persone che credono di possedere la vera dottrina e ti accusano di essere eretico. Quando in queste persone, per quel che dicono o scrivono, non trovo bontà spirituale, io semplicemente prego per loro”. Per il Santo Padre queste resistenze, nate dopo il Concilio Vaticano II e tuttora presenti “hanno questo significato: relativizzare, annacquare il Concilio“.

Chiesa in uscita

Alla gerarchia ecclesiale, ha sottolineato Bergoglio, “il Signore sta chiedendo di essere Chiesa in uscita, ospedale da campo. Una Chiesa povera per i poveri.I poveri non sono una formula teorica del partito comunista, sono il centro del Vangelo. È su questa linea che sento ci sta portando lo Spirito”. Il Papa ha poi spiegato che l'esistenza di “forti resistenze” è sintomo “che si va per la via buona. Altrimenti il demonio non si affannerebbe a fare resistenza”. Il Pontefice, nel colloquio, ha parlato della “pace” che caratterizza il suo ministero, dicendosi addolorato dai “pettegolezzi” e definendo una “vita triste” quella dei religiosi che vivono come “uno scapolone pettegolo“.