Il Papa ai pellegrini di Ozamiz: “Maria la prima discepola missionaria”

Papa Francesco accoglie in Vaticano i partecipanti al pellegrinaggio nei santuari mariani dell'arcidiocesi filippina, in occasione del Giubileo d'oro: "Lì incontriamo il tenero amore del Padre!

Papa Francesco pellegrini Ozamiz
Foto © VaticanMedia

Dall’arcidiocesi di Ozamiz, nelle Filippine, ai santuari mariani sparsi nel mondo, percorrendo le orme dei pellegrini e dell’antichissima devozione mariana. Con una tappa obbligata in Vaticano, nella Sala Clementina, dove ad attendere i partecipanti al pellegrinaggio in Europa c’era Papa Francesco. Un incontro che ha voluto celebrare il Giubileo d’oro dell’Arcidiocesi, così come lo sta celebrando il pellegrinaggio mariano nel cuore del Vecchio Continente. Ma anche un’occasione per ricordare che i pellegrini “portano nel cuore la loro fede, la loro storia, le gioie, le ansie, le speranze e le preghiere personali”. E che il pellegrinaggio, in fondo, “è una chiara espressione di fiducia in Dio”.

Essere pellegrini

Quella del Santo Padre è una condivisione di pensieri e riflessioni sull’importanza dell’essere pellegrini. Recarsi con devozione nei luoghi santi e con il cuore pronto alla meditazione. Specie se tali luoghi fossero quelli di Maria: “Nei santuari incontriamo il tenero amore del Padre che ha misericordia di tutti. E questa misericordia ci viene spesso manifestata attraverso la nostra santa Madre, Maria, che ci insegna ad accogliere Dio nella vita e che, proprio perché madre, sa porre le nostre necessità davanti a Gesù”. È proprio lei, ha spiegato il Papa, “a mostrarci che essere discepoli di Gesù implica sempre ascoltare la sua parola, meditarla nel cuore e poi portarla agli altri”. In qualche modo, “Maria è stata la prima discepola missionaria”.

Camminare insieme

D’altro canto, c’è spazio per un invito. Nulla più che un’altra condivisione, stavolta sull’importanza dell’essere discepoli operanti: “A questo proposito, esorto le vostre parrocchie e comunità ad essere esemplari nel praticare le opere di misericordia e nell’essere vicini a tutti, specialmente alle famiglie, ai giovani, ai malati, agli anziani e ai poveri, con la carità di Gesù. Questo richiede anche di essere amministratori responsabili del creato, nella consapevolezza che la cura per l’altro e quella per la nostra casa comune sono intimamente legate”. Per questo, è l’augurio finale, “mentre guardate al futuro, vi incoraggio a camminare insieme in solidarietà fraterna, ascoltandovi l’un l’altro e soprattutto ascoltando lo Spirito Santo”.