Il Papa: “Ogni vita umana ha un valore immenso”

Il Santo Padre lancia un appello al "superamento di visioni ideologiche" per riscoprire il valore della vita. E, insieme, la sua capacità di donare qualcosa agli altri"

Papa Francesco Angelus
Foto © VaticanMedia

La Giornata per la Vita come occasione per un “superamento di visioni ideologiche per riscoprire che ogni vita umana, anche quella più segnata da limiti, ha un valore immenso ed è capace di donare qualcosa agli altri”. Questo il messaggio di Papa Francesco al termine della preghiera dell’Angelus, attraverso il quale si unisce ai Vescovi italiani in un auspicio condiviso affinché sia garantito il rispetto inalienabile del valore della vita. Lo stesso riconoscimento che il Santo Padre ha auspicato per le milioni di famiglie dell’Asia orientale che, il prossimo 10 febbraio, celebreranno il capodanno lunare. Affinché tale atteggiamento possa essere propedeutico alla creazione di “una società solidale e fraterna”. La stessa che spera in quella pace “messa a rischio in molti luoghi. Essa non è una responsabilità di pochi, ma dell’intera famiglia umana: cooperiamo tutti a costruirla con gesti di compassione e coraggio”.

L’Angelus del Papa

Essere partecipi dell’edificazione della società significa esserne operai attivi. Anche il Vangelo odierno mostra Gesù “in movimento” che predica, guarisce, risana e prega, prima di mettersi nuovamente in cammino attraverso la Galilea. Tale movimento, ha spiegato il Papa, “ci dice una cosa importante su Dio e, al contempo, ci interpella con alcune domande sulla nostra fede. Gesù che va incontro all’umanità ferita ci manifesta il volto del Padre”. Attraverso questa immagine, il Vangelo mostra come Cristo non si fermi alla predica ma si diriga verso le persone, affinché la Parola possa raggiungerle e guarirle. In questo modo, “ci rivela che Dio non è un padrone distaccato che ci parla dall’alto; al contrario, è un Padre pieno d’amore che si fa vicino”.

Guardare al cammino di Gesù

L’atto del camminare è proprio del cristiano: “La fede ci mette l’inquietudine del cammino oppure per noi è una consolazione intimista, che ci lascia tranquilli? Preghiamo solo per sentirci in pace oppure la Parola che ascoltiamo e predichiamo fa uscire anche noi, come Gesù, incontro agli altri, per diffondere la consolazione di Dio?”. Domande benefiche, che ci interrogano sullo stato della nostra fede. E, attraverso le quali, possiamo guardare al cammino di Gesù, “ricordiamoci che il nostro primo lavoro spirituale è questo: abbandonare il Dio che pensiamo di conoscere e convertirci ogni giorno al Dio che Gesù ci presenta nel Vangelo, che è il Padre dell’amore e il Padre della compassione”.