Il Papa: “Ogni essere umano è prezioso. E ha diritto alla pace”

Il Santo Padre lancia un appello alla Comunità internazionale, affinché contesti di guerra come il Sudan e il Medio Oriente siano pacificati. Anche per rispondere alle loro crisi umanitarie

Papa Francesco Angelus
Foto © VaticanMedia

Ancora un appello, con sguardo che spazia anche oltre i conflitti sotto il faro dei riflettori mediatici. Papa Francesco, al termine dell’Angelus in Piazza San Pietro, chiede “il contributo della Comunità internazionale” per la risoluzione della crisi in Sudan, dove le intemperanze interne hanno da mesi assunto i lineamenti di una guerra civile. Un conflitto che “sta provocando numerose vittime, milioni di sfollati interni e rifugiati nei Paesi limitrofi” ma anche “una gravissima situazione umanitaria”. Il Santo Padre ha rinnovato la sua vicinanza alla popolazione sofferente, invitando a non dimenticarsi dei “fratelli che sono nella prova”. Quello stesso sentimento che deve animare l’impegno concreto, oltre che la preghiera, verso i civili che soffrono la guerra in corso in Medio Oriente: “Ogni essere umano – ha ricordato il Papa -, che sia cristiano, ebreo, musulmano, di qualsiasi popolo e religione, ogni essere umano è sacro, è prezioso agli occhi di Dio e ha diritto a vivere in pace”.

L’Angelus del Papa

Del resto, il passaggio evangelico odierno “riguarda il senso della vita di ciascuno”. La parabola delle dieci vergini, spiega Papa Francesco, è una metafora della vita: la “preparazione per il giorno in cui saremo chiamati a uscire incontro a Gesù”. Nonostante questo, le donne sono tra loro diverse: cinque sagge e cinque stolte, a riprova di come gli atteggiamenti degli uomini possano cambiare nella vita di ogni giorno. “La differenza tra saggezza e stoltezza non sta dunque nella buona volontà” ma nella preparazione. Come le cinque donne sagge “insieme alle loro lampade, presero anche l’olio”, anche noi siamo chiamati a fare lo stesso. A non dimenticarci dell’essenziale.

Cos’è la saggezza

L’olio non si vede “ma senza di esso le lampade non danno luce”. Allo stesso modo, prosegue il papa, “guardiamo a noi e vediamo che la nostra vita corre lo stesso rischio: tante volte si è molto attenti alle apparenze, l’importante è curare bene la propria immagine, fare bella figura davanti agli altri. Ma Gesù dice che la saggezza della vita sta altrove: nel curare quello che non si vede, ma è più importante, curare il cuore. La custodia della vita interiore”. Per questo è necessario “sapersi fermare per ascoltare il proprio cuore, per vigilare sui propri pensieri e sentimenti”. La saggezza significa “fare spazio al silenzio, per essere capaci di ascoltare noi e gli altri. Vuol dire saper rinunciare a un po’ di tempo passato davanti allo schermo del telefono per guardare la luce negli occhi degli altri, nel proprio cuore, nello sguardo di Dio su di noi”.