Il Papa: “Il Natale porti un impegno rafforzato per la pace”

Il Santo Padre ricorda i contesti di sofferenza nel mondo, quelli portati dai conflitti e dalle migrazioni, e invita a essere "testimoni della luce"

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Foto © VaticanMedia

Le guerra in Ucraina e in Medio Oriente catalizzano l’attenzione ma sono tutt’altro che gli unici drammi in corso nel mondo. E Papa Francesco, al termine dell’Angelus, evidenzia altre criticità, connesse a contesti di sofferenza che riguardano tanto chi li vive quanto coloro che ne vengono a conoscenza. “Desidero oggi ricordare le migliaia di migranti che tentano di attraversare la selva del Darién, tra Colombia e Panamá – ha detto il Santo Padre -. Si tratta spesso di famiglie con bambini che si avventurano in percorsi pericolosi, ingannati da chi falsamente promette loro una via breve e sicura, maltrattati e derubati. Non pochi perdono la vita in quella giungla”. E anche per loro, ha ricordato, “c’è bisogno dello sforzo congiunto dei Paesi più direttamente interessati e della Comunità internazionale, per evitare che questa tragica realtà passi sotto silenzio e per dare insieme una risposta umanitaria”.

L’auspicio del Papa: un Natale di pace

Il Papa non dimentica, tuttavia, di ricordare “i nostri fratelli e sorelle che soffrono per la guerra”, specie con l’approssimarsi del Natale. Un’occasione che dovrebbe veder rafforzato “l’impegno per aprire strade di pace. Continuo a ricevere da Gaza notizie molto gravi e dolorose. Civili inermi sono oggetto di bombardamenti e spari. E questo è avvenuto persino all’interno del complesso parrocchiale della Santa Famiglia, dove non ci sono terroristi, ma famiglie, bambini, persone malate e con disabilità, suore”. Non solo: “Una mamma e sua figlia, la signora Nahida Khalil Anton e la figlia Samar Kamal Anton, sono state uccise e altre persone ferite dai tiratori scelti… Qualcuno dice: ‘È il terrorismo, è la guerra’. Sì, è la guerra, è il terrorismo. Per questo la Scrittura afferma che ‘Dio fa cessare le guerre … rompe gli archi e spezza le lance'”.

Missione e testimonianza

C’è il tema della missione alla base del Vangelo della terza domenica di Avvento. Quella di Giovanni Battista, indicato “come profeta mandato da Dio per ‘dare testimonianza alla luce'”. Anche questo, un concetto cardine della vita cristiana, che vede in Giovanni Battista un esempio fulgido: “La sua testimonianza passa attraverso la schiettezza del linguaggio, l’onestà del comportamento, l’austerità della vita. Tutto questo lo rende diverso da altri personaggi famosi e potenti del tempo, che invece investivano molto sull’apparenza”. Le persone come Giovanni, “rette, libere e coraggiose, sono figure luminose, affascinanti: ci stimolano ad elevarci dalla mediocrità e ad essere a nostra volta modelli di vita buona per gli altri”. Il punto è sapere come riconoscerli una volta che il Signore li ha mandati. E se, una volta riconosciuti, siamo in grado di imparare dalla loro testimonianza.

La luce è Cristo vivo

“Giovanni invece – ha spiegato il Papa – è luminoso in quanto testimonia la luce. Ma qual è la sua luce? Ci risponde lui stesso, quando dice chiaramente alle folle, accorse ad ascoltarlo, di non essere lui la luce, di non essere lui il Messia. La luce è Gesù, l’Agnello di Dio, ‘Dio che salva’. Solo Lui redime, libera, guarisce e illumina. Per questo Giovanni è una ‘voce’ che accompagna i fratelli alla Parola; serve, senza cercare onori e protagonismi: è una lampada, mentre la luce è Cristo vivo“.