Papa Francesco: “I Santi aiutano Dio a mandare avanti il mondo”

Così sono i santi: respirano come tutti l’aria inquinata dal male che c’è nel mondo, ma nel cammino non perdono mai di vista il tracciato di Gesù”. Papa Francesco definisce una “festa di famiglia” quella di oggi, 1 novembre, giorno in cui la Chiesa celebra la Solennità di Ognissanti. Affacciandosi in una piazza San Pietro baciata da un caldo sole autunnale, il Pontefice traccia l'identikit di questi “fratelli” che “hanno accolto la luce di Dio nel loro cuore e l’hanno trasmessa al mondo”. Gli ingredienti per vivere una “vita felice”, come i Santi, sono le “beatitudini”, afferma Bergoglio,  “che sono come la mappa della vita cristiana”. Poi, la condanna degli attentati in Somalia, Afghanistan e New York: “Chiediamo al Signore che converta i cuori dei terroristi e liberi il mondo dall’odio e dalla follia omicida che abusa del nome di Dio per disseminare morte“.

Come vetrate

Bergoglio fa notare che quella odierna è la “nostra” festa, “non perché noi siamo bravi, ma perché la santità di Dio ha toccato la nostra vita”. I Santi, prosegue, “non sono modellini perfetti, ma persone attraversate da Dio”. Li paragona alle vetrate delle chiese, “che fanno entrare la luce in diverse tonalità di colore. I santi sono nostri fratelli e sorelle che hanno accolto la luce di Dio nel loro cuore e l’hanno trasmessa al mondo, ciascuno secondo la propria 'tonalità'”. Ma ciascuno di essi è stato trasparente, ha lottato “per togliere le macchie e le oscurità del peccato, così da far passare la luce gentile di Dio”. Ecco allora lo scopo della nostra vita, dice a braccio: “Lasciar passare la lucedi Dio”.

Far posto a Dio

Nel Vangelo, Gesù si rivolge ai suoi, “a tutti noi”, precisa il Papa, “dicendoci 'Beati'”. Con questa parola inizia la predicazione della “buona notizia”: “Chi sta con Gesù è beato, è felice – aggiunge -. La felicità non sta nell’avere qualcosa o nel diventare qualcuno, no, la felicità vera è stare col Signore e vivere per amore”. Poi domanda ai pellegrini che affollano la pizza: “Credete questo? Allora sarete felici”. Il Santo Padre traccia poi l'identikit dei beati: “sono i semplici, gli umili che fanno posto a Dio, che sanno piangere per gli altri e per i propri sbagli, restano miti, lottano per la giustizia, sono misericordiosi verso tutti, custodiscono la purezza del cuore, operano sempre per la pace e rimangono nella gioia, non odiano e, anche quando soffrono, rispondono al male con il bene”. La santità, prosegue, non richiede “gesti eclatanti, non è per superuomini, ma per chi vive le prove e le fatiche di ogni giorno”. Ecco chi sono i santi: “respirano come tutti l’aria inquinata dal male che c’è nel mondo, ma nel cammino non perdono mai di vista il tracciato di Gesù, quello indicato nelle beatitudini, che sono come la mappa della vita cristiana”. La festa odierna, allora, è per tutti quelli “che hanno raggiunto la meta indicata da questa mappa”. Quindi una precisazione: “Non solo i santi del calendario, ma tanti fratelli e sorelle 'della porta accanto', che magari abbiamo incontrato e conosciuto. È una festa di famiglia, di tante persone semplici e nascoste che in realtà aiutano Dio a mandare avanti il mondo. E ce ne sono anche oggi!”

La vera ricchezza è in Dio

Spiegando il significato della prima beatitudine, “beati i poveri in spirito”, il Papa ricorda che sono santi anche chi “non vive per il successo, il potere e il denaro”; i “poveri in spirito” “sanno che chi accumula tesori per sé non arricchisce davanti a Dio”; al contrario “Credono che il Signore è il tesoro della vita, l’amore al prossimo l’unica vera fonte di guadagno”. “A volte siamo scontenti per qualcosa che ci manca o preoccupati se non siamo considerati come vorremmo – ammonisce -; ricordiamoci che non sta qui la nostra beatitudine, ma nel Signore e nell’amore: solo con Lui, solo amando si vive da beati”. Infine, il Pontefice pone l'accento su un'atra beatitudine, che non si trova nei Vangeli, ma nell'Apocalisse: “Beati i morti che muoiono nel Signore” (cfr. Ap 14,13). “Domani saremo chiamati ad accompagnare con la preghiera i nostri defunti, perché godano per sempre del Signore. Ricordiamo con gratitudine i nostri cari e preghiamo per loro“.

Una lezione da imparare

Domani, nel giorno della Commemorazione dei defunti, il Pontefice si recherà al Cimitero Americano di Nettuno e alle Fosse Ardeatine, dove celebrerà una Santa Messa in memoria delle vittime di tutte le guerre. Al termine dell'Angelus, Francesco spiega così questo gesto: “Le guerre non producono altro che cimiteri e morte: ecco perché ho voluto dare questo segno in un momento dove la nostra umanità sembra non aver imparato la lezione o di non volerla imparare