Il Papa all’Angelus: “Senza stupore la fede diventa una litania”

Il Santo Padre annuncia un prossimo viaggio per settembre in Ungheria e Slovacchia e chiede preghiere

Papa Francesco Libano

Il testo dell’Angelus

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo di questa domenica (Mc 6,1-6) ci racconta l’incredulità dei compaesani di Gesù. Egli, dopo aver predicato in altri villaggi della Galilea, ripassa da Nazaret, dove era cresciuto con Maria e Giuseppe; e, un sabato, si mette a insegnare nella sinagoga. Molti, ascoltandolo, si domandano: “Da dove gli viene tutta questa sapienza? Non è il figlio del falegname e di Maria, cioè dei nostri vicini di casa che conosciamo bene?” (cfr vv. 1-3). Davanti a questa reazione, Gesù afferma una verità che è entrata a far parte anche della sapienza popolare: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua» (v. 4). Soffermiamoci sull’atteggiamento dei compaesani di Gesù. Potremmo dire che essi conoscono Gesù, ma non lo riconoscono. In effetti, c’è differenza tra conoscere e riconoscere: possiamo conoscere varie cose di una persona, farci un’idea, affidarci a quello che ne dicono gli altri, magari ogni tanto incontrarla nel quartiere, ma tutto ciò non basta.

Si tratta di un conoscere superficiale, che non riconosce l’unicità di quella persona. È un rischio che corriamo tutti: pensiamo di sapere tanto di una persona, la etichettiamo e la rinchiudiamo nei nostri pregiudizi. Allo stesso modo, i compaesani di Gesù lo conoscono da trent’anni e pensano di sapere tutto; in realtà, non si sono mai accorti di chi è veramente. Allo stesso modo, i compaesani di Gesù lo conoscono da trent’anni e pensano di sapere tutto di Lui, ma “non si sono mai accorti di chi è veramente Gesù.

Si fermano all’esteriorità e rifiutano la novità di Gesù. Quando facciamo prevalere la comodità dell’abitudine e la dittatura dei pregiudizi, è difficile aprirsi alla novità e lasciarsi stupire. Finisce che spesso dalla vita, dalle esperienze e perfino dalle persone cerchiamo solo conferme alle nostre idee e ai nostri schemi, per non dover mai fare la fatica di cambiare. Può succedere anche con Dio, proprio a noi credenti, a noi che pensiamo di conoscere Gesù, di sapere già tanto di Lui e che ci basti ripetere le cose di sempre. Ma senza apertura alla novità e alle sorprese di Dio, senza stupore, la fede diventa una litania stanca che lentamente si spegne. Alla fine, perché i compaesani di Gesù non lo riconoscono e non credono in Lui? Qual è il motivo? Possiamo dire, in poche parole, che non accettano lo scandalo dell’Incarnazione. È scandaloso che l’immensità di Dio si riveli nella piccolezza della nostra carne, che il Figlio di Dio sia il figlio del falegname, che la divinità si nasconda nell’umanità, che Dio abiti nel volto, nelle parole, nei gesti di un semplice uomo. Ecco lo scandalo: l’incarnazione di Dio, la sua concretezza, la sua “quotidianità”. In realtà, è più comodo un dio astratto e distante, che non si immischia nelle situazioni e che accetta una fede lontana dalla vita, dai problemi, dalla società. Oppure ci piace credere a un dio “dagli effetti speciali”, che fa solo cose eccezionali e dà sempre grandi emozioni. Invece, Dio si è incarnato: umile, tenero, nascosto, si fa vicino a noi abitando la normalità della nostra vita quotidiana. E allora, come i compaesani di Gesù, rischiamo che, quando passa, non lo riconosciamo, anzi, ci scandalizziamo di Lui. Ora, nella preghiera, chiediamo alla Madonna, che ha accolto il mistero di Dio nella quotidianità di Nazaret, di avere occhi e cuore liberi dai pregiudizi e aperti allo stupore, alle sorprese di Dio, alla Sua presenza umile e nascosta nella vita di ogni giorno.

Dopo l’Angelus

Dopo la preghiera mariana dell’Angelus, Papa Francesco ha lanciato un appello, preoccupato per la situazione in Africa meridionale, e per le tensioni e violenze in Eswatini, l’ex Swaziland. Lì da diverse settimane sono in corso manifestazioni di protesta contro il Re Mswati III, ultimo monarca assoluto del continente africano, che governa il Paese da 35 anni.

Invito coloro che detengono responsabilità e di quanti manifestano le proprie aspirazioni per il futuro del Paese ad uno sforzo comune per il dialogo, la riconciliazione e la composizione pacifica delle diverse posizioni“.

Inoltre, il Santo Padre ha annunciato un prossimo viaggio per settembre: “Su invito delle Autorità civili e delle Conferenze episcopali, domenica 12 settembre 2021, Papa Francesco sarà a Budapest in occasione della Santa Messa conclusiva del 52esimo Congresso Eucaristico Internazionale; successivamente, dal 12 al 15 settembre 2021, si recherà in Slovacchia, visitando le città di Bratislava, Prešov, Košice e Šaštin”, si legge in una nota della Sala Stampa Vaticana. Il Papa ha chiesto preghiere per questo viaggio.

Il saluto ai pellegrini italiani

Infine il Papa ha saluta con affetto i romani, e i pellegrini dall’Italia, in particolare i gruppi di fedeli di Cosenza, Crotone, Morano Calabro e Ostuni.