Attentato in Somalia, il Papa: “Dio converta i cuori dei violenti”

Papa Francesco, nell'Angelus, invita a riflettere sullo scambio di sguardi tra Gesù e Zaccheo: "Dio con misericordia cerca la creatura per salvarla"

Papa Francesco Angelus Somalia

“Mentre celebriamo la vittoria di Cristo sul male e sulla morte, preghiamo per le vittime dell’attentato terroristico che, a Mogadiscio, ha ucciso più di cento persone, tra cui molti bambini. Dio converta i cuori dei violenti”. Un nuovo grido non solo per la pace ma per scuotere le coscienze sopite. Papa Francesco, dalla finestra che affaccia su Piazza San Pietro, condanna l’odio che ha animato l’attentato messo in atto nella giornata di ieri nella capitale somala, dove due autobomba hanno provocato l’ennesima strage. Un nuovo fatto di sangue che si inserisce in un contesto globale già duramente provato dalla guerra in Ucraina, per la quale il Santo Padre auspica al più presto una risoluzione che segua la via diplomatica. Invitando i fedeli a non dimenticare e, soprattutto, a non stancarsi di pregare per la pace.

L’Angelus del Papa

La liturgia evangelica, incentrata sull’incontro fra Gesù e Zaccheo, ha spinto Papa Francesco a offrire una riflessione sul significato del verbo “cercare”. Il capo dei pubblicani della città di Gerico, infatti, cercò di vedere chi fosse Gesù, per poi affermare che “il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. I loro sguardi si cercano a vicenda, offrendo due prospettive. Zaccheo è un pubblicano, “uno di quegli ebrei che raccoglievano le tasse per conto dei dominatori romani – un traditore della patria – e approfittavano di questa loro posizione. Per questo, Zaccheo era ricco, odiato da tutti e additato come peccatore”. I Vangeli lo descrivono come piccolo di statura, caratteristica che “forse allude anche alla sua bassezza interiore, alla sua vita mediocre, disonesta, con lo sguardo sempre rivolto in basso”.

Lo sguardo di Zaccheo

Il suo desiderio di vedere Gesù lo spinge a salire su un sicomoro: “L’uomo che dominava tutto, fa il ridicolo, va sulla strada del ridicolo per vedere Gesù. Pensiamo un po’ cosa accadrebbe se, per esempio, un ministro dell’economia salisse su un albero per guardare un’altra cosa: rischia la beffa. E Zaccheo ha rischiato la beffa per vedere Gesù, ha fatto il ridicolo”. Pur non conoscendolo ancora, è in cerca di qualcuno “che lo liberi della sua condizione… Zaccheo ci insegna che, nella vita, non è mai tutto perduto”.

Lo sguardo di Gesù

Decisivo è però lo sguardo di Gesù, “inviato dal Padre a cercare chi si è perduto”. Immediatamente nota Zaccheo sul sicomoro e lo invita a scendere, poiché dovrà fermarsi nella sua casa. “Questa è la storia della salvezza: Dio non ci ha guardato dall’alto per umiliarci e giudicarci, no; al contrario, si è abbassato fino a lavarci i piedi, guardandoci dal basso e restituendoci dignità”. Per questo, ricorda il Papa, “l’incrocio di sguardi tra Zaccheo e Gesù sembra riassumere l’intera storia della salvezza: l’umanità con le sue miserie cerca la redenzione, ma anzitutto Dio con misericordia cerca la creatura per salvarla”. Lo sguardo di Dio, infatti, “non si ferma mai al nostro passato pieno di errori, ma guarda con infinita fiducia a ciò che possiamo diventare”. Come fatto con Zaccheo, “ci viene incontro, ci chiama per nome e, se lo accogliamo, viene a casa nostra”.