L’ecumenismo come strumento di pace in Sud Sudan

Il “Viaggio ecumenico” di Papa Francesco per aprire le strade alla pace

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La pace come destinazione del cammino ecumenico. Il Sud Sudan si appresta a ricevere la visita ecumenica di Papa Francesco. Insieme all’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby, Primate della Comunione anglicana. E al pastore Iain Greenshields, Moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia. L’appartenenza alle diverse comunità di fede, riferisce l’agenzia missionaria Fides, rappresenta oggettivamente un fattore unificante del tessuto e della vita sociale. In un contesto devastato e frantumato da decenni di guerre civili. Spesso tale appartenenza ha avuto un ruolo anche nel colmare distanze e contrapposizioni etniche che alimentano conflitti. Per questo, nel corso degli anni, i responsabili delle diverse comunità di fede si sono coinvolti nei tentativi di far partire negoziati di pace.

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Pace in costruzione

Padre Christopher Hartley è un missionario spagnolo della diocesi di Toledo. Ora si trova a Nandi, diocesi di Tombura-Yambio. Esiste ancora una componente di sincretismo. Con elementi provenienti da religioni tradizionali -osserva il religioso-. Ma la fede di gran parte della popolazione cristiana è ammirevole e commovente”. Sono cattolici circa 6.2 milioni di sud sudanesi. Corrispondenti al 37.2% della popolazione nazionale, composta da oltre 16 milioni di persone. Aggiunge il missionario: “Santa Giuseppina Bakhita, prima suora comboniana africana nata intorno al 1845 sui Monti Nuba, in quello che è l’attuale Sud Sudan, e san Daniele Comboni sono i due grandi martiri venerati dai sud sudanesi, anche qui, nella diocesi di Tombura Yambio. L’opera dei missionari comboniani in Sud Sudan non ha subìto deviazioni. Ci sono luoghi dove i missionari stanno annunciando Gesù Cristo per la prima volta. Le vocazioni sacerdotali e religiose non mancano, sono tanti i candidati nei seminari del Paese”.