No alla prostituzione legalizzata. Sì alla liberazione delle schiave (video)

Mille luci si sono accese venerdì scorso fuori la Basilica dei Santi Apostoli a Roma, una fiaccolata che ha dato inizio alla veglia di preghiera per le vittime delle moderne schiavitù in occasione della Giornata Internazionale contro la tratta delle persone. Un appuntamento per accendere il buio delle coscienze spesso assopite da un soporifero egoismo che chiude gli occhi di fronte alla realtà facendo cadere nell’oblio quelle tante urgenze umanitarie che sono davanti a noi ogni giorno.

Nelle tenebre si vedeva, lieve, la luce delle fiaccole, segno di un Dio che entra nella penombra della storia e che vede e ascolta il dolore di chi la tratta la vive sulla sua pelle. La celebrazione ha avuto inizio proprio così, con un semplice gesto: i fedeli hanno acceso la loro candela dal fuoco preparato fuori la Basilica e dietro lo stendardo di Santa Bakhita e accompagnati dalle danze e dai canti dei seminaristi africani si sono avviati all’interno della chiesa.

La preghiera ha poi introdotto la serata cogliendo il volto di Gesù nelle condizioni di quei poveri e deboli resi schiavi e minacciati nelle loro dignità di persone. Una realtà sempre più diffusa e che tocca i più fragili della società: le donne, i bambini, i disabili e gli immigrati. In una armoniosa alternanza tra canti, danze e riflessioni sono state presentate tre testimonianze.

Le note di Amazing Grace hanno preceduto la  prima storia, quella di un ragazzo vittima dello sfruttamento del lavoro. Nei campi della raccolta dei pomodori la sua vita ha incontrato le catene della sopraffazione e dopo lungo tempo è riuscito a scappare. Ha trovato accoglienza nella Comunità Giovanni XXIII dove è stato aiutato e accompagnato riconquistando quella libertà che gli era stata negata.

La seconda testimonianza ha toccato il tema della tratta delle donne e dello sfruttamento sessuale. Qui la giovane donna ha spiegato come a causa della povertà sia stata costretta ad accettare un lavoro che le avrebbe permesso di mantenere i suoi fratelli. Arrivata in Italia scopre di essere stata ingannata e si ritrova coinvolta in quel giro di persone che la useranno come prostituta. “Gli uomini hanno violentato il mio corpo e la mia psiche” ha raccontato la vittima. Una vita segnata dalla sofferenza, tanto forte da voler decidere di farla finita, così un giorno tenta il suicidio gettandosi da un ponte. Finirà in ospedale dove incontra don Oreste Benzi che la invita nella sua casa di accoglienza che le permetterà di ricominciare a vivere.

La terza ed ultima esperienza viene da un ragazzo del Ghana costretto a lasciare il suo Paese molto piccolo, all’età di dieci anni viene sfruttato per lavorare il cemento armato in Libia. Il giovane rimasto solo e vittima di diversi maltrattamenti trova come unica soluzione quella di fuggire in Italia. Dopo un lungo viaggio durato 4 giorni senza mangiare è giunto in Sicilia dove ha incontrato la realtà della comunità Papa Giovanni XXIII. Ha fatto esperienza di solidarietà, di accoglienza e di amore che lo hanno liberato da un passato di schiavitù e impotenza di fronte lo sfruttamento dei più “forti”. L’incontro si è concluso con un momento di preghiera e adorazione per chiedere il dono dell’unico vero Salvatore: Gesù Cristo che viene a liberare i cuori imprigionati dal peccato e dal suo frutto, l’egoismo.

Segue il video integrale della manifestazione