Mosca: il cardinal Zuppi in missione per trovare una giusta pace

Il ministero degli Esteri russo non ha in programma bilaterali con il presidente della Cei

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Il cardinale Zuppi (© VaticanMedia)

Il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, è in missione a Mosca su incarico di Papa Francesco, per trovare possibili vie di dialogo che favoriscano la pace in Ucraina.

La missione a Mosca del cardinale Zuppi

Il programma degli incontri del cardinale Matteo Maria Zuppi nella sua missione a Mosca resta sempre sotto stretto riserbo, considerando anche che l’agenda può risentire di cambiamenti in ogni momento. Oggi pomeriggio, comunque, l’inviato papale presiederà una messa nella Cattedrale cattolica della capitale russa, dedicata all’Immacolata Concezione, sede vescovile dell’arcidiocesi metropolitana della Madre di Dio a Mosca. Gli incontri al Patriarcato ortodosso, con tutta probabilità col patriarca Kirill, dovrebbero aver luogo domattina – apprende l’ANSA da fonti ben informate -, mentre fra oggi e domani sono previsti anche quelli al Cremlino, inizialmente in particolare sulla questione dei bambini ucraini deportati in Russia. Il ministero degli Esteri russo non ha in programma incontri con il cardinale Matteo Zuppi durante la sua visita a Mosca. Lo hanno riferito fonti dello stesso dicastero all’agenzia russa Ria Novosti. Il programma della visita del cardinale, che deve durare fino a domani, non è stato reso noto.

L’impegno per la pace

Appena tre settimane dopo la tappa a Kiev del 5 e 6 giugno scorsi, la “missione di pace” voluta da papa Francesco e affidata al cardinale di Bologna e presidente della Cei Matteo Zuppi approda a Mosca. Per due giorni l’inviato papale sarà infatti nella capitale russa per incontri destinati, secondo la volontà della Santa Sede, ad “incoraggiare gesti di umanità” che aiutino a individuare vie per “una pace giusta”. Dopo il tentato golpe in Russia, in molti pensavano che i tempi della missione di Zuppi potessero slittare sine die. Invece la situazione potrebbe averli addirittura accelerati, se si pensa che appena pochi giorni fa, giovedì scorso, il porporato diceva di non averne ancora discusso col Pontefice dal suo ritorno da Kiev. La decisione definitiva, e quindi anche il via libera da Mosca, sono letteralmente scattati nell’ultimo fine settimana. “Nei giorni 28 e 29 giugno 2023, il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, accompagnato da un officiale della Segreteria di Stato, compirà una visita a Mosca, quale inviato di papa Francesco”, ha quindi annunciato oggi la Santa Sede. “Scopo principale dell’iniziativa è incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione attuale e trovare vie per raggiungere una giusta pace”, ha aggiunto. Non è dato sapere con esattezza chi l’inviato papale incontrerà nella capitale russa, sia per le consuete ragioni di riservatezza sia perché l’agenda potrebbe ancora evolvere. Ma oltre che personalità in ambito istituzionale e governativo, tra gli interlocutori, come auspicato dallo stesso Zuppi, potrebbe esserci il patriarca Kirill, strettamente legato al presidente Putin. Al Patriarcato, tra l’altro, a curare i buoni rapporti con la Santa Sede c’è il ministro degli esteri metropolita Antonij di Volokolamsk, dalla lunga esperienza in Italia e a Roma. Il cardinale alloggerà alla Nunziatura apostolica, accolto dal nunzio mons. Giovanni D’Aniello. E anche a Mosca movimenti e incontri potranno essere aiutati e favoriti dalla rete della Comunità di Sant’Egidio, da cui Zuppi proviene. In primo piano nella visita ci sarà lo spazio per negoziati “umanitari”, in particolare per la questione – sollecitata con forza da Kiev – del possibile ritorno in patria dei bambini ucraini deportati in Russia: accusa che è costata tra l’altro a Putin l’incriminazione per crimini di guerra dalla Corte internazionale dell’Aja.

Le reazioni

Da Kiev oggi, all’annuncio della tappa moscovita di Zuppi, è giunta una reazione a due facce. Andryi Yermak, capo dell’ufficio del presidente ucraino, da una parte ha ribadito che “la nostra posizione è chiara e l’abbiamo espressa in modo molto aperto: non abbiamo bisogno di alcuna mediazione, e questo perché abbiamo avuto cattive esperienze. Non ci fidiamo della Russia”. Dall’altra ha aggiunto che, se Zuppi dovesse però ottenere risultati sui bambini deportati in Russia e sullo scambio dei prigionieri, questi risultati sarebbero i benvenuti. Intanto, che l’ammutinamento della Wagner dei giorni scorsi potesse costituire persino un vantaggio per la missione di Zuppi lo ha sostenuto in questi giorni un profondo conoscitore della storia e cultura russe come don Stefano Caprio, ex missionario, docente al Pontificio Istituto Orientale di Roma. “Questa vicenda in qualche modo rende più semplice in senso di motivazioni la missione della Santa Sede perché i russi sono così isolati, anche dal punto di vista ecclesiastico, che Roma, il Papa, rimane l’unico amico che hanno”, ha detto al Sir. “Paradossalmente, la divisione e la debolezza interna della Russia quasi favoriscono la missione di Zuppi perché lui non deve proporre trattative di pace – queste sono questioni politiche e militari. Lui deve invitare, ascoltando, ad uno spirito di pace all’interno e al di fuori dei Paesi. È un messaggio quindi più profondo e universale”, ha aggiunto. Sempre al Sir, gli ha fatto eco oggi l’arcivescovo di Mosca e presidente dei vescovi cattolici russi mons. Paolo Pezzi. “Considerando gli ultimi eventi, l’urgenza e la disponibilità alla pace mi sembrano accresciute – ha affermato -. Si capisce che c’è da parte di tanti la voglia di tornare a guardarsi negli occhi con serenità, con voglia di riallacciare rapporti e con il desiderio di costruire, finalmente”. E secondo mons. Pezzi, per quanto riguarda “l’aspetto umanitario e quindi la situazione dei prigionieri di guerra e la situazione dei profughi”, “si potranno fare, forse anche subito, dei passi concreti“.

Fonte: Ansa