Francesco in Mongolia: testimonianza missionaria e dinamica apostolica

La visita del Pontefice rappresenta una pagina storica nell'evangelizzazione dell'Asia

Mongolia

Quella della Mongolia è una piccola ma altamente significativa Chiesa missionaria. La visita di papa Francesco rappresenta una pagina storica nell’evangelizzazione dell’Asia. Mettere radici nello spazio e nel tempo della Mongolia del presente e del futuro. Per “chiedere al Signore di continuare a fiorire“. È questo, secondo l’agenzia missionaria vaticana Fides, il fondamentale momento che stanno vivendo i fedeli della comunità cattolica cinese. Una fase colta e raccontata nel video-reportage realizzato da Teresa Tseng Kuang yi in vista del viaggio di Papa Francesco in Mongolia. Dalle immagini e dalle testimonianze che scorrono nel video si colgono i tratti elementari di un’autentica dinamica apostolica.

Mongolia
Foto © VaticanMedia

Missione in Mongolia

Il nuovo rifiorire della comunità cristiana nella prefettura apostolica di Ulaanbataar è tratteggiato dalle parole del vescovo prefetto, il cardinale Giorgio Marengo. E attinge ancora il suo slancio germinale dai missionari arrivati da vicino e da lontano. “Uomini e donne che continuano a avanzare nel cammino aperto dal missionario di Scheut Wenceslao Selga Padilla (1949-2018). Primo Prefetto apostolico di Ulaanbaatar, che ha dato la vita per la missione in Mongolia”, sottolinea Fides. L’attrattiva dell’avventura missionaria in terra mongola unisce identità, sensibilità culturali e temperamenti diversi. In una comunità missionaria composita e vivace. Il cardinale Marengo, missionario della Consolata, richiama anche in numeri la “piccola via” percorsa finora dalla “ripartenza” della Chiesa cattolica in Mongolia. 9 luoghi di culto ufficialmente riconosciuti dalle autorità, sparsi nel Paese. 30 suore e 25 sacerdoti di varia provenienza. Due sacerdoti locali. Circa 1500 battezzati. Strutture sinodali semplici, funzionali e flessibili. Come il “Consiglio pastorale” e il “Consiglio missionario”. Perché “una Chiesa che cammina insieme”, secondo padre Marengo, “è una Chiesa che si ferma ad ascoltare innanzitutto la voce del Signore. Ma anche ascoltare le voci reciproche”. E che trova con discernimento condiviso le strade per “servire il Vangelo in Mongolia, nell’oggi“.