L’arcivescovo di Marsiglia in missione nel Mediterraneo

La “piccola teologia della missione” del cardinale Aveline

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Foto di Monineath Horn su Unsplash

Nel Mediterraneo la missione dell’inclusione. L’agenzia missionaria vaticana Fides ha pubblicato l’intervento della giornalista Marie-Lucile Kubacki, corrispondente da Roma per la rivista settimanale “La Vie”. L’occasione in cui è stato pronunciato è la presentazione del volume “Il dialogo della salvezza. Piccola teologia della missione” del cardinale Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia. Il volume è edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Scrive la giornalista: “Quando ho iniziato la mia carriera di giornalista in Francia, una quindicina di anni fa, la parola “missione” era ancora un po’ tabù, difficile da usare, perché si sospettava che fosse associata a una forma di apologia del proselitismo, talvolta a ombre legate ai legami con la colonizzazione, a sospetti di imperialismo culturale più o meno mascherato. E anche a una forma di critica silenziosa del Concilio Vaticano II e delle sue posizioni sul dialogo con le altre religioni. In effetti, mi sono spesso trovata a essere interrogata dai lettori sullo scopo e il significato della missione. Perché andare in altri Paesi, altri popoli, altre culture? A poco a poco, incontrando missionari, mi sono resa conto che non ce n’era uno che non si fosse posto la domanda del perché, soprattutto nei Paesi più lontani. E questo ‘perché’ era indissociabile da un ‘come’. Adesso, questo perché si pone sempre di più anche in Europa e mi ha particolarmente interessato il libro del cardinale Jean-Marc Aveline, perché affronta questa domanda”.

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Foto di Uta Scholl su Unsplash

Il senso della missione

Prosegue Marie-Lucile Kubacki: “Per far luce sulla dinamica che spinge il missionario ad allontanarsi da casa, il cardinale cita la canzone del cantante belga Jacques Brel, Quand on a que l’amour, – quando si ha solo l’amore – intrecciandola con la storia della sua sorella Marie Jeanne, che sul suo letto d’ospedale ha lasciato queste poche parole, che riassumevano tutta la sua vita : ‘Non hai che da amare‘. Il perché della missione è dunque per il cristiano e per la Chiesa la risposta alla chiamata ad imitare Cristo, nel senso di imitare il suo amore per il mondo, che si incarna nel suo piano di salvezza per l’umanità“. Inoltre il cardinale Aveline “propone tre orizzonti per pensare alle modalità della missione: come dialogo di salvezza, nell’orizzonte della promessa e nella dinamica della cattolicità. Mi ha colpito la misura in cui la sua teologia della missione è radicata nell’esperienza, l’esperienza della sua vita nel suo complesso. Innanzitutto, l’esperienza fondante, la ferita dell’esilio, dello sradicamento dei pieds-noirs dalla terra d’Algeria”.