Chiesa Cattolica

La testimonianza di Papa Francesco contro la “cultura dello scarto”

Dalle famiglie dei disabili la dimostrazione di quanto sia necessaria la mobilitazione morale invocata da papa Francesco contro la “cultura dello scarto”. Secondo il Pontefice una società è “civile” se combatte la “cultura dello scarto”.

Papa Francesco (immagine di repertorio)

Il pericolo di una “cultura dello scarto”

Jorge Mario Bergoglio difende “il valore intangibile della vita umana, della cura dei malati nelle fasi critiche e terminali”. E  indica la “necessità di riscrivere la ‘grammatica’ del farsi carico. E del prendersi cura della persona sofferente”. Una “testimonianza preziosissima”, afferma a Interris.it Antonio Massacci che nelle Marche presiede l’onlus Anffas, l’associazione delle famiglie di disabili intellettivi. Cosa rappresenta la crisi Covid per chi combatte quotidianamente la “cultura dello scarto” denunciata da papa Francesco?

“La pandemia di Covid è certamente un evento epocale. Ci sono state, nel tempo, epidemie, più o meno pandemiche, la cui diffusione però, non è mai stata così veloce, così globale. La velocità con cui si spostano persone e merci, all’alba del terzo millennio, favorisce ogni forma di contaminazione. In virtù di ciò ci rendiamo conto che è certamente molto difficile trovare le soluzioni giuste, prendere le giuste decisioni per impedire la diffusione del Covid e ridurne al massimo, le sofferenze e i disagi”.

Quali sono le principali difficoltà?

“Normare, nell’Italia degli ‘Staterelli’ e degli ‘Staterellisti’, sempre presi dal protagonismo, vacui e perennemente in cerca d’un microfono dove poter dire cose, spesso indicibili e lesive per le genti, induce purtroppo, a manchevolezze e dimenticanze. Abbiamo detto delle scelte negative, per le persone più fragili, per le persone con disabilità o con patologie in corso, fortemente invalidanti. Oggi parliamo di rifiuti. Già, i rifiuti e vi invito a pensare a cosa può accadere, ad una o più persone, poste in isolamento, in quarantena, perchè previsto, giustamente, dai protocolli di sicurezza”.Può farci un esempio?

“Immaginate, se non l’avete già vissuto, di vivere questo periodo in un appartamento che si trova in un condominio, dove giustamente i condomini non vogliono vedervi su e giù per le scale. Immaginate di avere la lavatrice in garage o in appositi spazi condominiali, posti ovviamente in basso come accade in milioni di case, immaginate una situazione, non obbligatoriamente, con persona in situazione di disabilità. Fate lavorare il cervello, vedetele queste situazioni magari solo con persone giovani e ditemi: come fate con i rifiuti? Neonati, giovani donne, certo, se ci mettiamo anche persone non autosufficienti, staremo male di più, certamente”.A cosa si riferisce?

Abbiamo rivisto in azione, cestini e funicelle scendere dai balconi o dalle finestre a mo’ di montacarichi perché, gli ascensori, là dove ci sono, come le scale non si possono usare, giustamente ma, ci vuole qualcuno a terra che provvede. Ci sono i nonni, ci sono i genitori, ci sono figlie e figli, in alcuni casi ad ovviare. Noi in Anffas lo facciamo la dove è possibile, possiamo portare conforto, perlopiù a parole alle volte andiamo anche oltre ma sappiamo che è meglio di no. Portano a casa di tutto, cibi, merci di tutti i generi, libri, film ma i rifiuti? In molte realtà sono stati attivati ìalberghi covid’, ottima soluzione gli alberghi covid però, non sono stati attivati in tutti i luoghi e non tutte le persone o nuclei familiari possono trascorrere la quarantena in albergo, e di motivi ce ne sono molti”.Cioè?

“Come lenire la sofferenza causata dalla vergogna per qualcosa di cui a vergognarsi dovrebbero essere i decisori, non è facile ed è difficile persino trovare parole giuste, di conforto, di sostegno, di incoraggiamento. Le aziende dei rifiuti nelle loro sedi forniscono “sacconi”, saranno ritirati poi, ma sulla strada, nel frattempo vanno gestiti, sono da conservare, in casa, poi; ci sono i rifiuti: appunto, i rifiuti”.

 

Paola Anderlucci

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