In cammino verso la beatificazione la figlia spirituale di don Amorth

Era assistente sanitaria e faceva parte dell’Istituto Maria SS. Annunziata, fondato dal Beato Giacomo Alberione e appartenente alla Famiglia Paolina. Al centro del suo progetto spirituale si colloca la piena conformazione a Cristo secondo il più genuino messaggio di San Paolo.

Apertura solenne

Avrà luogo domani alle 18 nella cattedrale di Brindisi, alla presenza di monsignor Domenico Caliandro, arcivescovo di Brindisi-Ostuni, la solenne apertura del processo diocesano per la canonizzazione della serva di Dio Antonietta Guadalupi (1947-2001), membro dell’Istituto Maria Santissima Annunziata, associato alla Società San Paolo. Promotori dell’evento sono lo stesso istituto e la diocesi pugliese. Alle 18 la celebrazione della liturgia dei vespri e, a seguire, l’apertura della prima sessione del processo diocesano. Adottando una fortunata espressione del cardinale Carlo Maria Martini, Antonietta Guadalupi può essere annoverata tra i “profeti minori del nostro tempo”, evidenzia il Sir. Nata a Brindisi nel 1947, a  soli 13 anni perde la mamma e interrompe gli studi per prendersi cura del padre e del fratello. Una volta ripresa la scuola, la interrompe di nuovo per la morte del padre, ma infine riesce a conseguire la maturità classica e a iscriversi alla Facoltà di medicina e chirurgia di Bari, anche se non completerà gli studi.

Il consiglio che cambiò la sua vita

A 19 anni entra nell’Istituto Maria SS. Annunziata, fondato dal beato Giacomo Alberione e appartenente alla Famiglia paolina. Nel 1974, su consiglio di don Gabriele Amorth, l’allora responsabile delle Annunziatine, si reca a Milano per studiare all’Istituto nazionale dei tumori. Antonietta diventa la prima “assistente sanitaria” e spende oltre 25 anni di vita in quella che per lei è una vera e propria missione, diventando soprattutto “testimone evangelica del gioioso donarsi, sempre sostenuta da una fede incrollabile, anche nei momenti di fatica e di buio”, riferisce Famiglia Cristiana: “A volte malati e familiari le chiedono l’impossibile e lei, invece di scoraggiarsi, si rivolge a Colui al quale tutto è possibile. Testimone di quella cultura dell’incontro che rappresenta uno dei cardini del magistero di Papa Francesco“. Morì nel 2001 a 53 anni, a causa di un tumore all’intestino. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Brindisi.

Il carisma del fondatore

I paolini sono sacerdoti e laici consacrati che insieme formano la Società San Paolo, congregazione che don Giacomo Alberione (1884-1971) ha fondato ad Alba nel 1914. “Nella Famiglia Paolina non tutti ancora la conoscono ma la vita di Antonietta Guadalupi è stata davvero interessante- spiegano i Paolini-. Nata a Brindisi nel 1947, diventa infermiera professionale, dando vita alla prima struttura di accoglienza e assistenza dei malati e dei parenti presso l’Istituto Nazionale dei tumori di Milano, una vera novità in quegli anni. Ha aiutato molte famiglie ad affrontare la malattia, a scoprire o riscoprire un cammino di fede”. E “il suo modo di accogliere le persone e di accompagnarle, il modo di aver cura di loro, insieme alla sua fama di santità dopo la morte sono tutti elementi che hanno motivato l'arcivescovo di Brindisi a iniziare ufficialmente il processo di canonizzazione nella fase diocesana”. Una donna che, osserva il Paolino Domenico Soliman, ha vissuto la comunicazione come carisma perché il suo modo di creare relazioni con tutti apparteneva a quella “cultura dell’incontro” così cara alla Famiglia Paolina.

 

 

 

 

 

Antonietta diventa così la prima “assistente sanitaria”, un incarico all’epoca innovativo e pensato per accompagnare personalmente il malato e i suoi familiari nel difficile percorso di cura. Spende oltre 25 anni di vita in quella che per lei è una vera e propria missione, mettendo non solo grande dedizione e competenza, ma diventando soprattutto una vera testimone evangelica del gioioso donarsi, sempre sostenuta da una fede incrollabile, anche nei momenti di fatica e di buio.

Nel suo ufficio si respira sempre un clima di accoglienza e serenità, che i pazienti colgono immediatamente. A volte malati e familiari le chiedono l’impossibile e lei, invece di scoraggiarsi, forte solo della sua fede, si rivolge a Colui al quale «tutto è possibile». Più il dolore e la prova sono forti e quasi senza speranza, più riesce, con la sua grande fede nella Provvidenza, a trasmettere pace e consolazione. Sia nelle situazioni ordinarie che in quelle più difficili si colgono sulla sua bocca espressioni come: «Grazie!», «Alleluia!», «È perfetta letizia!».

Antonietta con il suo stile di vita comunicava l’amore del Signore, nel suo donarsi agli altri era testimone di quella “cultura dell’incontro” che rappresenta uno dei cardini del Magistero di papa Francesco. Antonietta si spegne il 30 luglio 2001, all’età di 53 anni, a causa di un tumore all’intestino. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Brindisi.