Il prelato dell’Opus Dei: “Giovani, famiglia, povertà le sfide del futuro”

Mons. Fernando OcarizIl nuovo prelato dell’Opus Dei, mons. Fernando Ocariz, la cui elezione è stata confermata da Papa Francesco, si è presentato alla stampa internazionale con un breve incontro nella sede della Pontificia università della S. Croce.

Con quali sentimenti?

“Prima di tutto di ringraziamento a Dio per la fiducia – ha risposto il prelato – perché per un cristiano non esiste la casualità, c’è la Provvidenza; e per la fiducia degli elettori, 150 persone provenienti da molti Paesi che hanno pensato a me per la guida dell’Opus Dei. E anche al S. Padre che decide la nomina e appena ha saputo dell’elezione l’ha confermata parlando dell’affetto che ha per noi e della speranza che ripone nel lavoro apostolico della Prelatura. Mi ha fatto anche un bellissimo regalo, una medaglia della Madonna”.

Quali sono i suoi rapporti con il Pontefice? Lo ha sentito personalmente?

“L’ho conosciuto quando era vescovo ausiliare di Buenos Aires, quando accompagnai mons. Echevarria (il suo predecessore, ndr) e poi l’ho incontrato di nuovo tre o quattro anni dopo quando già era arcivescovo e ancora alcune volte, sempre con mons. Echevarria, quando già era Papa. Ma fin dal primo incontro pensai che è una persona seria, molto amabile, semplice, e che si vedeva il suo interesse positivo per le persone, un interesse pastorale che usciva fuori in ogni momento. Nei pochi minuti in cui siamo stati insieme mi è sembrato subito una persona con un grande cuore per la gente. Dopo voto non è prassi che vada l’eletto. E’ andato mons. Fazio, che è anche amico del Papa e può raccontare cosa è accaduto…”

“Il S. Padre è stato gentilissimo – ha così spiegato il vicario generale dell’Opera, argentino come il Pontefice – Siamo andati senza preavviso, gli abbiamo spiegato il motivo della visita e siamo stati con lui circa mezz’ora. Il Papa è stato molto contento, ha firmato subito la nomina, e ci ha detto che l’Opus Dei è in un momento storico molto importante perché è il primo Prelato che non ha lavorato direttamente con S. Josemaria, per cui ci ha spronato ad essere molto fedeli allo spirito del fondatore e ad avere grande slancio apostolico per il futuro. Ha ringraziato per il lavoro che fa la Prelatura e ha avuto parole molto belle per mons. Javier Echevarria, che negli ultimi anni pur essendo anziano era molto audace perché era molto paterno”.

Cosa prova oltre alla gratitudine?

“Un senso di inadeguatezza da parte mia – ha risposto il Padre, come viene chiamato il Prelato nell’Opera – se penso ai tesori lasciati da san Josemaria e dal beato Alvaro del Portillo, due figure umane e spirituali altissime, e anche da mons. Echevarria. Può sembrare un sentimento scontato ma allo stesso tempo c’è la Provvidenza perciò sono tranquillo perché se Dio ha voluto questo, mi darà anche l’aiuto necessario, attraverso la preghiera dei fedeli della Prelatura e di tanti amici. Ringraziamento e inadeguatezza ma con serenità, anche se – ha aggiunto con una battuta – forse non dovrei essere molto sereno…”.

Quali sono i suoi programmi?

“E’ un po’ presto per dirlo ma in ogni caso quali che siano dovranno rispondere alle grandi sfide per i cristiani e per il mondo intero. Prima di tutto i giovani, che in molti Paesi, per non dire ovunque, sono allo sbando, senza ideali, senza idee chiare. Occorre ridare speranza. Poi la famiglia: basti pensare a quanto gli ultimi Pontefici hanno investito sulla pastorale familiare, da S. Giovanni Paolo II a Benedetto per non parlare di Francesco che parla continuamente dell’importanza della famiglia per la società e per la Chiesa. La Prelatura fa moltissimo per aiutare le famiglie ma è sempre poco. Una volta una persona, non dell’Opera, parlando di questo era apparsa molto pessimista. In realtà, come diceva S. Josemaria, quando le cose si fanno per amore di Dio e per servire gli altri, niente va perso. Poi ci sono sfide universali, come le malattie del corpo e dell’anima, e la povertà”.

L’elezione è avvenuta nella settimana per l’unità dei cristiani.

“Mi ha fatto pensare – ha detto mons. Ocariz – che fin dal 1950 la S. Sede, dopo una riserva iniziale, ha concesso la possibilità di essere cooperatori dell’Opera anche a non cattolici e addirittura a non cristiani. Questo mi fa pensare a quello che dice il Papa, tendere ponti, non dobbiamo essere gente di scontro, che non portano mai da nessuna parte e sono occasione di mancanza di carità. Non è irenismo: si possono avere idee diverse ma essere amici. Il ponte dell’amicizia poi porta alla comunione delle idee”.

Quali sono stati i rapporti dell’Opus Dei con regimi totalitari come quello di Pinochet in Cile o di Franco in Spagna?

“L’Opus Dei – ha risposto il Prelato – in quanto tale non ha né può avere una politica. Poi ogni singolo è libero di avere le idee che vuole, purché non vadano contro la dottrina cattolica. Personalmente, sono nato in esilio, a Parigi, perché mio padre era militare repubblicano ed è dovuto andare in Francia. Non sono mai stato franchista, molti altri sì. Ma l’Opus Dei non ha nulla a che vedere con la politica”.

Il nuovo Prelato si insedierà formalmente il 27 gennaio nella chiesa prelatizia di S. Maria della Pace mentre tra domani e giovedì dovrebbe nominare i due vicari che lo aiuteranno nel governo dell’Opera.