Il Pontefice: “Mantenere la genuinità dello sport”

Con il simbolico calcio d’inizio dato dal campione della Juventus e della nazionale di calcio Alex Del Piero nell’aula Paolo VI è iniziata la prima conferenza mondiale su fede e sport. Alla presenza di leaders religiosi di tutto il mondo, del presidente del Pontificio consiglio della cultura card. Gianfranco Ravasi, del segretario generale dell’Onu Ban Ki moon e del presidente del Cio Thomas Bach, si è sviluppata una kermesse che ha unito sport e musica (con un’apprezzata esibizione del pianista Lang Lang), testimonianze e riflessioni, prima delle parole di Papa Francesco.

“Lo sport è un’attività umana di grande valore, capace di arricchire la vita delle persone, di cui possono fruire e gioire uomini e donne di ogni nazione, etnia e appartenenza religiosa – ha detto il Pontefice – Proprio in questi ultimi mesi, abbiamo visto come i Giochi Olimpici e Paralimpici sono stati al centro dell’attenzione del mondo intero. Il motto olimpico “altius, citius, fortius” è un invito a sviluppare i talenti che Dio ci ha dato”. Per Francesco quando esprime armonia e gioco di squadra, “lo sport trascende il livello della pura fisicità e ci porta nell’arena dello spirito e addirittura del mistero. E questi momenti sono accompagnati da grande gioia e soddisfazione, che tutti possiamo condividere, pur non avendo gareggiato”.

Il Papa ha poi sottolineato la dimensione dilettantistica dell’attività sportiva: “C’è anche uno sport dilettantistico, amatoriale, ricreativo, non finalizzato alla competizione, ma che consente a tutti di migliorare la salute e il benessere, di imparare a lavorare in squadra, a saper vincere e anche a saper perdere. Per questo è importante che tutti possano partecipare alle attività sportive, e sono contento che al centro della vostra attenzione in questi giorni ci sia l’impegno per assicurare che lo sport diventi sempre più inclusivo e che i suoi benefici siano veramente accessibili a tutti”.

Il Papa ha poi rivolto il suo pensiero all’inclusione che è caratteristica dello sport per disabili: “Il movimento paralimpico e altre associazioni sportive a sostegno delle persone con disabilità, come Special Olympics, hanno avuto un ruolo decisivo nell’aiutare il pubblico a riconoscere e ammirare le straordinarie prestazioni di atleti con diverse abilità e capacità. Questi eventi ci regalano esperienze in cui risaltano in modo mirabile la grandezza e la purezza del gesto sportivo”. Senza dimenticare “tanti bambini e ragazzi che vivono ai margini della società. Tutti conosciamo l’entusiasmo dei bambini che giocano con una palla sgonfia o fatta di stracci nei sobborghi di alcune grandi città o nelle vie dei piccoli paesi. Vorrei incoraggiare tutti – istituzioni, società sportive, realtà educative e sociali, comunità religiose – a lavorare insieme affinché questi bambini possano accedere allo sport in condizioni dignitose”.

Francesco ha poi lanciato una sfida a “mantenere la genuinità dello sport”, a “proteggerlo dalle manipolazioni e dallo sfruttamento commerciale. Sarebbe triste, per lo sport e per l’umanità, se la gente non riuscisse più a confidare nella verità dei risultati sportivi, o se il cinismo e il disincanto prendessero il sopravvento sull’entusiasmo e sulla partecipazione gioiosa e disinteressata. Nello sport, come nella vita, è importante lottare per il risultato, ma giocare bene e con lealtà è ancora più importante! Non dimenticatevi quella bella parola che si dice del vero sport: amateur!”.

Nel suo saluto il card. Ravasi ha evidenziato che nello sport “È possibile vedere un simbolo dell’impegno di tante persone, soprattutto giovani”. “Crediamo che lo sport possa rendere il mondo un posto migliore – ha detto il presidente del Cio – Lo sport non è una religione, sport e fede agiscono in ambiti diversi. Ma anche lo sport insegna il rispetto della dignità ed è contro ogni discriminazione: le regole sono uguali per tutti, non importa chi sei o da dove vieni. Le Olimpiadi – ha concluso – dimostrano che è possibile vivere insieme e competere, nel rispetto dell’altro e delle regole”.

All’incontro, presentato da Lorena Bianchetti, hanno portato la loro testimonianza atleti di caratura mondiale, come gli olimpionici Valentina Vezzali, Daniele Galasso e Igor Cassina. Galasso, oro a Rio nella scherma, ha raccontato di aver devoluto in beneficenza i 150.000 euro del premio conferitogli dalla Fondazione Agnelli in seguito a un sondaggio: “ho avuto già tanto, mi è sembrato giusto così”. La squadra di Taekwondo humanitarian foundation, invece, che porta le sue esibizioni tra rifugiati e popolazioni colpite da disastri, ha annunciato che concluderà ad Amatrice il suo tour mondiale.