Il Pontefice agli studenti: “Hanno chiamato madre una bomba, mi sono vergognato”

“Mi sono vergognato del nome di una bomba, l’hanno chiamata ‘la madre di tutte le bombe’. Così Papa Francesco dinanzi ad un’Aula Paolo VI gremita da settemila studenti arrivati da tutta la Penisola per partecipare all’incontro promosso dal Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani.

“La mamma dà vita!”

“Noi stiamo vivendo la tragedia più grande dopo la Seconda Guerra mondiale – ha esordito il Pontefice – Eh, è vero! C’è gente buona, ci sono cose buone nel mondo che non si vedono; ma il mondo è in guerra. Dite la parola voi, che siete la scuola della pace: dite: ‘Il mondo è in guerra’. Che se questo bombarda qui, ‘ma no, ma è un ospedale, una scuola, ci sono i malati, i bambini!’ – ‘Ah, non importa!’, e va la bomba. Poi, non so, io mi sono vergognato del nome di una bomba: ‘La madre di tutte le bombe’. Ma guarda, la mamma dà vita! E questa dà morte! E diciamo ‘mamma’ a quell’apparecchio? Che cosa sta succedendo?”.

Papa Francesco ha evidenziato la debolezza di molti leader internazionali che da una parte dicono di volere la pace, ma poi lasciano che nel proprio Paese si producano e si traffichino armi. “Ci sono gli affaristi – ha detto – che vendono armi a chi è in guerra e così loro guadagnano sulla morte degli altri”.

Il “lavoro nero” è peccato mortale

Francesco, dinanzi ai 7 mila ragazzi, ha denunciato il traffico della droga che distrugge tanti giovani deprecando volta ancora che al centro dell’economia ci siano i soldi e il potere invece dell’uomo. “Qui! Qui, in Europa! Qui! Qui, in Italia! Qui! Si sfruttano le persone quando vengono pagate in nero, quando ti fanno il contratto di lavoro da settembre a maggio, poi due mesi senza e così non c’è continuità, e poi ricomincia a settembre: questo si chiama distruzione, noi cattolici lo chiamiamo peccato mortale, lo sfruttamento”.

Le maldicenze distruggono le persone

Francesco ha poi toccato un tema a lui assai caro: le chiacchiere e la maldicenza, un vero e proprio “terrorismo” perché “distrugge la persona”. Il Pontefice ha incoraggiato i ragazzi a “mordersi la lingua” prima di sparlare degli altri e a guardarsi dalla violenza degli insulti. Di fronte a questi peccati, ha detto il Papa, è necessario un atteggiamento di mitezza: “Essere miti, avere un atteggiamento di mitezza, non significa essere stupidi; significa dire le cose in pace, con tranquillità, senza ferire, cercare il modo di dirle che non ferisca. Ma la mitezza è una delle virtù che dobbiamo re-imparare, ritrovare nella nostra vita. E per questo aiuta tanto, nelle nostre conversazioni, non aggettivare la gente. No: lasciamo. Sempre con mitezza. Sempre con quell’atteggiamento mite che è contro la violenza”.

Il Creato: il dono più prezioso di Dio all’uomo

“Noi – ha poi detto con amarezza il Papa riferendosi alla salvaguardia della natura – stiamo distruggendo il regalo più prezioso che ci ha dato Dio: il Creato”. Francesco ha denunciato i danni provocati dal consumismo che porta ad esperimenti su piante e animali, al sorgere di malattie rare, a tristi fenomeni come la “Terra dei fuochi” o l’inquinamento del Mar Mediterraneo. Infine, ha messo in guardia i politicanti dal rischio di dire troppe parole ma di fare troppo poco dopo la Conferenza di Parigi sul cambiamento climatico.

L’aneddoto dei 9 anni

Dinanzi ai tanti studenti, il Pontefice ha ricordato l’importanza dell’educazione raccontando un aneddoto legato agli anni di suola elementare in Argentina: “Ero in quarta elementare a nove anni e ho detto una cosa brutta alla maestra che ha scritto alla mia mamma se poteva venire a scuola. Lei ha pensato ‘Se questo a nove anni dice ciò che ha detto, chissà che farà a venti’. È venuta la mia mamma e la maestra è uscita e poi sono stato chiamato e la mamma mi ha rimproverato davanti alla maestra e mi ha chiesto di chiedere perdono alla maestra che poi mi ha dato un bacio. Io sono tornato vincitore, non è stata tanto brutta ma questo è stato il primo atto. Il secondo atto è accaduto a casa”.

Il patto scuola-famiglia

All’epoca “c’era un patto famiglia-scuola”. Cosa che non accade oggi. “Tante volte se nella scuola il maestro rimprovera l’alunno, sono i genitori a venire a rimproverare il maestro per questa aggressione”, osserva. “Va rifatto il patto educativo tra famiglia, società, tutti al servizio del ragazzo perchè cresca bene. Mitezza, ascolto e poi vorrei dire una parola magica: dialogo”.

Al termine dell’udienza il Papa ha salutato tra gli altri il ministro della Istruzione Valeria Fedeli, abbracciandola, e il sottosegretario all’Istruzione, Vito Di Filippo.