Il Papa: “Siamo tutti fratelli in umanità”

In una piazza San Pietro affollata e baciata dal sole, Papa Francesco si è affacciato dalla loggia centrale della Basilica Vaticana per la benedizione urbi et orbi. Dopo aver ascoltato le note dell'inno dello Stato di Città del Vaticano e quello della Repubblica italiana, Bergoglio ha pronunciato il tradizionale messaggio per la solennità del Natale del Signore.

Il messaggio universale del Natale

Francesco si è soffermato sul vero senso di questa solennità: “Che cosa ci dice quel Bambino, nato per noi dalla Vergine Maria? Qual è il messaggio universale del Natale? Ci dice che Dio è Padre buono e noi siamo tutti fratelli”. “Questa verità – ha proseguito il Papa – sta alla base della visione cristiana dell’umanità”. Ogni sforzo per rendere il mondo un posto migliore sarebbe vano “senza la fraternità che Gesù Cristo ci ha donato” e anche “i migliori progetti rischiano di diventare strutture senz’anima“.

Fraternità

Per dare una base solida ad ogni iniziativa positiva, il Pontefice si è augurato per il mondo una “fraternità tra persone di ogni nazione e cultura” che accomuni persone di “idee diverse, ma capaci di rispettarsi e di ascoltare l’altro” e unisca anche coloro i quali hanno “religioni diverse”. Bergoglio ha messo in evidenza la forza dirompente del Mistero dell'Incarnazione: “Gesù è venuto a rivelare il volto di Dio a tutti coloro che lo cercano. E il volto di Dio si è manifestato in un volto umano concreto. Non è apparso in un angelo, ma in un uomo, nato in un tempo e in un luogo. E così, con la sua incarnazione, il Figlio di Dio ci indica che la salvezza passa attraverso l’amore, l’accoglienza, il rispetto per questa nostra povera umanità che tutti condividiamo in una grande varietà di etnie, di lingue, di culture…, ma tutti fratelli in umanità!”.

Le differenze che arricchiscono

Questo aspetto evidenzia come “le nostre differenze non sono un danno o un pericolo, sono una ricchezza“. Il Pontefice, in tal senso, ha evocato un'immagine suggestiva: “Come per un artista che vuole fare un mosaico; è meglio avere a disposizione tessere di molti colori, piuttosto che di pochi!”. Un insegnamento che ci arriva anche dalla famiglia: “Tra fratelli e sorelle siamo diversi l’uno dall’altro – ha osservato il Santo Padre – e non sempre andiamo d’accordo, ma c’è un legame indissolubile che ci lega e l’amore dei genitori ci aiuta a volerci bene. Lo stesso vale per la famiglia umana, ma qui è Dio il 'genitore', il fondamento e la forza della nostra fraternità”.

La pace nei contesti più difficili

Nel suo messaggio, Francesco si è augurato che “i legami di fraternità che ci uniscono come esseri umani e legano tutti i popoli” possano consentire “a israeliani e palestinesi di riprendere il dialogo e intraprendere un cammino di pace che ponga fine a un conflitto che da più di settant’anni lacera la Terra scelta dal Signore per mostrare il suo volto d’amore”. Frateternità che ha auspicato anche per “l'amata e martoriata Siria” dopo anni di conflitto. In tal senso, il Papa ha auspicato che “la Comunità internazionale si adoperi decisamente per una soluzione politica che accantoni le divisioni e gli interessi di parte“. Una soluzione di buon senso che possa permettere al “popolo siriano, specialmente quanti hanno dovuto lasciare le proprie terre e cercare rifugio altrove” di “tornare a vivere in pace nella propria patria”. Il Papa ha fatto accenno, poi, alla situazione difficile che si vive in Yemen. Per quanto riguarda l'Africa, “dove – ha ricordato Francesco – milioni di persone sono rifugiate o sfollate e necessitano di assistenza umanitaria e di sicurezza alimentare”, la speranza è che “il Divino Bambino, Re della pace, faccia tacere le armi e sorgere un’alba nuova di fraternità in tutto il continente, benedicendo gli sforzi di quanti si adoperano per favorire percorsi di riconciliazione a livello politico e sociale”.

Corea ed Ucraina

Nel suo messaggio, Francesco ha menzionato anche altre realtà difficili del panorama internazionale, quelle per cui la pace è più necessaria che mai. “Il Natale – ha detto Bergoglio – rinsaldi i vincoli fraterni che uniscono la Penisola coreana e consenta di proseguire il cammino di avvicinamento intrapreso e di giungere a soluzioni condivise che assicurino a tutti sviluppo e benessere”. Legami da rinsaldare anche in Venezuela per “ritrovare la concordia” e permettere “a tutte le componenti sociali di lavorare fraternamente per lo sviluppo del Paese e per assistere le fasce più deboli della popolazione“. Affrontando forse la questione difficile più vicina, il Papa si è augurato che il Natale possa portare “sollievo all’amata Ucraina, ansiosa di riconquistare una pace duratura che tarda a venire”. “Solo con la pace – ha osservato il Pontefice – rispettosa dei diritti di ogni nazione, il Paese può riprendersi dalle sofferenze subite e ristabilire condizioni di vita dignitose per i propri cittadini”. Il Santo Padre si è detto vicino alle “comunità cristiane di quella regione, e prego che si possano tessere rapporti di fraternità e di amicizia”.

Vicino alle minoranze

Dopo una menzione al Nicaragua, dove la Chiesa è da mesi sotto attacco per il suo supporto alla popolazione, Francesco ha rivolto il suo pensiero a tutti “i popoli che subiscono colonizzazioni ideologiche, culturali ed economiche vedendo lacerata la loro libertà e la loro identità, e che soffrono per la fame e la mancanza di servizi educativi e sanitari”. In particolare, un pensiero affettuoso è andato ai cristiani perseguitati, quei “nostri fratelli e sorelle che festeggiano la Natività del Signore in contesti difficili, per non dire ostili, specialmente là dove la comunità cristiana è una minoranza, talvolta vulnerabile o non considerata”. “Il Signore – si è augurato il Papa – doni a loro e a tutte le minoranze di vivere in pace e di veder riconosciuti i propri diritti, soprattutto la libertà religiosa”. Bergoglio ha concluso il suo messaggio invocando la protezione del “Bambino piccolo e infreddolito che contempliamo oggi nella mangiatoia”  su “tutti i bambini della terra ed ogni persona fragile, indifesa e scartata” e si è augurato che “l'amore rinnovi a tutti la speranza che viene da Dio”.

Il messaggio ai soldati

In un videomessaggio di ieri, intanto, il Santo Padre non aveva dimenticato di far arrivare il suo messaggio di auguri anche ai soldati italiani impegnati nelle missioni estere e non. Francesco si è detto consapevole che è dura passare il Natale lontani da casa e dall'amore delle proprie famiglie, ma ha elogiato e ringraziato i militari in servizio per il loro coraggio.