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Il Papa: “E' difficile lasciarsi amare da Dio”

Come è difficile lasciarsi amare davvero! Vorremmo sempre che qualcosa di noi non fosse legato a riconoscenza, mentre in realtà siamo debitori di tutto, perché Dio è il primo e ci salva totalmente, con amore”. Così Papa Francesco si rivolge ai tanti fedeli che affollano la basilica vaticana in occasione dell'iniziativa “24 Ore per il Signore”, promossa dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Il Pontefice incentra la sua riflessione a partire dalla grandezza dell'amore di Dio che, “privo di confini”, “non possiede quegli ostacoli che noi siamo soliti porre davanti a una persona, per la paura che venga a privarci della nostra libertà”. Parla della grazia divina, che “continua a lavorare” nell'uomo “nonostante qualsiasi peccato possiamo aver compiuto”; cita l'episodio evangelico del rinnegamento di Pietro, l'apostolo che “voleva insegnare al suo Maestro”, elevando infine al cielo una preghiera: “Chiediamo ora al Signore la grazia di farci conoscere la grandezza del suo amore, che cancella ogni nostro peccato“. Poi, indossata la stola viola, entra in confessionale per confessare alcuni fedeli. 

Più grande del peccato

L’amore di Dio è sempre più grande di quanto possiamo immaginare, e si estende perfino oltre qualsiasi peccato la nostra coscienza possa rimproverarci”, dice il Papa ricordando la prima lettera di San Giovanni apostolo. E aggiunge: “È un amore che non conosce limiti ed è privo di confini; non possiede quegli ostacoli che noi, al contrario, siamo soliti porre davanti a una persona, per la paura che venga a privarci della nostra libertà“. Ricorda poi la conseguenza del peccato, ovvero la lontananza da Dio.: “E' una modalità con cui noi ci allontaniamo da Lui – spiega -. Ma questo non significa che Lui si allontani da noi. La condizione di debolezza e di confusione in cui ci pone il peccato, è un motivo in più perché Dio ci rimanga vicino. Questa certezza deve sempre accompagnarci nella vita”. “La sua grazia continua a lavorare in noi per rendere più forte la speranza che non saremo mai privati del suo amore – prosegue -, nonostante qualsiasi peccato possiamo aver compiuto, rifiutando la sua presenza nella nostra vita”.

L'esperienza di Pietro

Facendo poi riferimento al brano evangelico letto durante il rito, fa notare che è proprio “questa speranza” a spingerci a “prendere coscienza del disorientamento che spesso prende la nostra esistenza, proprio come è avvenuto a Pietro” (cfr. Mt 26,74-75). “L’evangelista è estremamente sobrio – dice il Santo Padre dal pulpito della basilica di San Pietro -. Il canto del gallo sembra cogliere un uomo ancora confuso, poi egli si ricorda delle parole di Gesù e finalmente si spezza il velo e Pietro comincia a intravedere tra le lacrime che Dio si rivela nel Cristo schiaffeggiato, insultato, rinnegato da lui ma che per lui va a morire“. “Pietro, che avrebbe voluto morire per Gesù, adesso comprende che deve lasciare che Egli muoia per lui. Pietro voleva insegnare al suo Maestro, voleva precederlo, invece è Gesù che va a morire per Pietro; e Pietro questo non lo aveva capito, non lo aveva voluto capire“, aggiunge.

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E' difficile lasicarsi amare

Solo adesso Pietro “si confronta con la carità del Signore e finalmente capisce che Lui lo ama e gli chiede di lasciarsi amare”; solo adesso “Pietro si accorge che aveva sempre rifiutato di lasciarsi amare, aveva sempre rifiutato di lasciarsi salvare pienamente da Gesù, e quindi non voleva che Gesù lo amasse del tutto”. “Come è difficile lasciarsi amare davvero! Vorremmo sempre che qualcosa di noi non fosse legato a riconoscenza, mentre in realtà siamo debitori di tutto – dice il Pontefice -, perché Dio è il primo e ci salva totalmente, con amore”. Infine, una preghiera: “Chiediamo ora al Signore la grazia di farci conoscere la grandezza del suo amore, che cancella ogni nostro peccato”. E conclude: “Lasciamoci purificare dall’amore per riconoscere il vero amore!“.

24 Ore per il Signore

Nata a Roma 5 anni fa, l'iniziativa si è rapidamente diffusa in tutto il mondo. In ogni diocesi almeno una chiesa rimarrà aperta per 24 ore consecutive in modo da poter offrire a tutti la possibilità di confessarsi e di sostare in preghiera davanti al tabernacolo. La novità di quest’anno è l’adesione dei cappellani degli istituti penitenziari, che organizzanno con i detenuti meditazioni e accompagnamenti alla preghiera. Nelle chiese in tutto il mondo, invece, si celebrerano l’adorazione eucaristica e le confessioni. Anche Papa Francesco, nel corso della Liturgia penitenziale, si è inginocchiato al confessionale per farsi confessare. Dopo aver ricevuto lui il sacramento della penitenza, Bergoglio confessa a sua volta alcuni presenti.

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