Nella Giornata mondiale del rifugiato, che ricorre oggi, la Comunità di Sant’Egidio ricorda l’imperativo di salvare la vita di chi è in pericolo, accogliere e al tempo stesso integrare. I corridoi umanitari, realizzati con successo da Sant'Egidio insieme alle Chiese protestanti italiane e alla Cei, sono ormai diventati un modello e una delle soluzioni possibili: con i nuovi arrivi di fine giugno, sia dal Libano che dall’Etiopia, saranno più di 1.600 i rifugiati accolti nel nostro Paese grazie a questo progetto interamente autofinanziato dalle associazioni che lo hanno promosso.
Per ricordare quanti sono morti nel tentativo di raggiungere condizioni di vita migliori, la Comunità di Sant’Egidio invita tutti a partecipare alla veglia di preghiera “Morire di speranza“, organizzata insieme alle altre associazioni che accolgono i profughi: ACLI, Associazione Centro Astalli, Caritas Italiana, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Fondazione Migrantes, Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione. L'appuntamento è domani alle 18 nella basilica di S. Maria in Trastevere.
Dal 1988 sono morte lungo le frontiere dell'Europa oltre 36.000 persone. Nel 2017 sono stati 3.139 i migranti morti nel Mediterraneo mentre tentavano di raggiungere l'Europa via mare, con una media di quasi 10 morti al giorno. E il 2018 purtroppo si mostra altrettanto agghiacciante: da gennaio ad oggi risultano morte 802 persone. Il dato è aggiornato a ieri e si basa sulle notizie censite negli archivi della stampa internazionale degli ultimi 27 anni. Ma i numeri reali potrebbero essere molto più grandi.
“Nessuno – afferma una nota di S. Egidio – sa quanti siano i naufragi di cui non abbiamo mai avuto notizia. Lo sanno soltanto le famiglie dei dispersi, che dal Marocco allo Sri Lanka, si chiedono da anni che fine abbiano fatto i loro figli partiti per l'Europa e mai più tornati. Ai naufragi nel Mediterraneo si vanno ad aggiungere i viaggi che finiscono tragicamente nel Sahara, i rimpatri forzati a cui corrisponde spesso la morte in carceri disumane, e non ultimi, episodi di violenza contro i migranti che si verificano nei paesi di transito e alle frontiere. La preghiera 'Morire di speranza' è promossa per non dimenticare la speranza di tante persone e la sofferenza di chi cerca protezione in Europa; per non rassegnarsi o assuefarsi alle tragedie ma impegnarsi per un mondo più umano e giusto”.
Alla veglia, durante la quale verranno ricordati alcuni nomi e accese candele in loro memoria, parteciperanno numerosi immigrati. Tra loro alcuni che hanno vissuto terribili viaggi per giungere in Europa e altri che, invece, sono arrivati in sicurezza con i corridoi umanitari. Saranno presenti anche familiari e amici di chi ha perso la vita in mare. Il rito sarà presieduto da mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del Consiglio dei Cardinali.
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