Bagnasco: difendiamo la famiglia tradizionale, ma la Chiesa accoglie tutti

“Al Concistoro di febbraio il Santo Padre ha detto chiaramente: ‘La famiglia, cellula fondamentale della società umana, oggi è maltrattata e disprezzata’. Questo è punto che ci sta a cuore. E, come piccolo commento, aggiungo: disprezzata sul piano culturale e maltrattata su quello politico”: sono le parole del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana che, in un’intervista al Corriere della Sera, ha spiegato le sue recenti dichiarazioni.

“Ho parlato della famiglia come nucleo portante della società – ha spiegato Bagnasco – ma la Chiesa italiana accoglie tutti, è vicina a tutti. Questo non vuol dire condividere ciò che la dottrina non condivide, ma nemmeno significa disprezzare”. riconoscere a qualunque nucleo gli stessi diritti, ha sottolineato il presidente della Cei, “significa indebolire la famiglia e metterla in ombra creando delle alternative. Il che è tanto più grave in un momento di crisi nel quale, proprio la famiglia rappresenta nel Paese quella rete morale e materiale che regge la società”.

“Non mi pare – ha aggiunto Bagnasco – che dire questo significhi cacciare o allontanare nessuno”. Presentare la Chiesa italiana come se fosse chiusa e arroccata nelle sagrestie, ha spiegato il cardinale, “non ha senso. Un’immagine simile è calunniosa, non ha alcun rapporto con la realtà. Se c’ è una Chiesa di popolo, vicina alla gente, è quella italiana: perché i nostri preti ci vivono, in mezzo alle persone, non le considerano sui libri ma le accompagnano da duemila anni”.

Il cardinale, durante l’omelia della messa celebrata ad Assisi, nell’ambito dell’assemblea dei vescovi, ha detto: “Bisogna cercare di non cadere nel lamento e nel pessimismo, fissandoci solo su ciò che manca e perdendo di vista ciò che c’è”. “La lebbra del male – ha affermato il presidente della Cei – sta alla porta dell’anima, cerca ogni occasione per insinuarsi, si presenta con panni non solo seducenti ma spesso anche legittimi e buoni”. “Noi sappiamo – ha concluso Bagnasco – che anche le opere di Dio non sono Dio: potrebbero nascere infatti da una volontà di affermazione, potrebbero appesantire il cuore”.