Angelus: “Padre Nostro uno dei doni più preziosi di Gesù”

Alle ore 12 di oggi, il Santo Padre Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana, intercalata – rispetto al testo scritto già preparato – da molti incisi fatti dal Pontefice a braccio.

“Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Nell’odierna pagina di Vangelo, san Luca narra le circostanze nelle quali Gesù insegna il “Padre nostro” ai suoi discepoli. Essi sanno già pregare, recitando le formule della tradizione ebraica, ma desiderano poter vivere anche loro la stessa “qualità” della preghiera di Gesù. Possono constatare che la preghiera è una dimensione essenziale nella vita del loro Maestro, infatti ogni sua azione importante è caratterizzata da prolungate soste di preghiera. Inoltre, restano affascinati perché vedono che Egli non prega come gli altri maestri del tempo, ma la sua preghiera è un legame intimo con il Padre, tanto che desiderano essere partecipi di questi momenti di unione con Dio, per assaporarne completamente la dolcezza. Così – prosegue Bergoglio – aspettano che Gesù concluda la preghiera, in un luogo appartato, e poi gli chiedono: «Signore, insegnaci a pregare». Rispondendo alla domanda esplicita dei discepoli, Gesù non dà una definizione astratta della preghiera, né insegna una tecnica efficace per pregare ed ottenere qualcosa. Egli invece invita i suoi a fare esperienza di preghiera, mettendoli direttamente in comunicazione col Padre, suscitando in essi una nostalgia per una relazione personale con Lui. Sta qui la novità della preghiera cristiana! Essa è dialogo tra persone che si amano, un dialogo basato sulla fiducia, sostenuto dall’ascolto e aperto all’impegno solidale”. “Un dialogo del Figlio al Padre, fra figli e padri: questa è la preghiera cristiana”, puntualizza Francesco a braccio.

“Pertanto – prosegue Francesco – consegna loro la preghiera del Padre nostro, che è uno dei doni più preziosi lasciatici dal divino Maestro nella sua missione terrena. Dopo averci svelato il suo mistero di Figlio e di fratello, con questa preghiera Gesù ci fa penetrare nella paternità di Dio – questo voglio sottolinearlo – e ci indica il modo per entrare in dialogo orante e diretto con Lui, attraverso la via della confidenza filiale. dialogo tra il papà con il figlio, puntualizza a braccio per la terza volta. Ciò che chiediamo nel Padre nostro è già tutto realizzato e donato a noi nel Figlio Unigenito: la santificazione del Nome, l’avvento del Regno, il dono del pane, del perdono e della liberazione dal male. Mentre chiediamo, noi apriamo la mano per ricevere”. “Ricevere i doni che il Padre ci ha fatti vedere nel Figlio”, aggiunge a braccio. “La preghiera che ci ha insegnato il Signore è la sintesi di ogni preghiera, e noi la rivolgiamo al Padre sempre in comunione con i fratelli”.

Da qui Francesco inizia un lungo discorso a braccio, saltando una parte del discorso ufficiale. “Alle volte succede che nella preghiera ci siano delle distrazioni – comincia -. Ma tante volte sentiamo la voglia di fermarci a quella prima parola: 'Padre', e sentire quella paternità nel cuore. Poi Gesù racconta la parabola dell'amico inopportuno e ci dice di insistere nella preghiera. E a me viene in mente quello che fanno i bambini verso i tre anni che incominciano a domandare le cose che non capiscono. Nella mia terra si chiama 'l'età dei perché' (credo anche qui lo stesso). I bambini cominciano a guardare il papà e a dire: 'papà perché?'. Ma, stiamo attenti: quando il papà comincia a spiegare, loro arrivano con un'altra domanda senza ascoltare tutta la spiegazione. Cosa succede: i bambini si sentono insicuri delle tante cose che cominciano a capire a metà; loro vogliono soltanto attirare su di loro lo sguardo del papà. Noi, nel Padre Nostro, se ci fermiamo alla prima parola faremo la stessa cosa di quando eravamo bambini: attirare su di noi lo sguardo del Padre. E lui ci guarderà!“. “Chiediamo a Maria, donna orante, di aiutarci a pregare il Padre uniti a Gesù per vivere il Vangelo, guidati dallo Spirito Santo”, conclude il Pontefice in un lungo applauso.

Dopo l’Angelus

Dopo l'angelus Papa Francesco ha rivolto i consueti saluti aprendo però con la tragedia del naufragio libico, durante il quale cui sono morti oltre 150 migranti. “Cari fratelli e sorelle, ho appreso con dolore la notizia del drammatico naufragio, avvenuto nei giorni scorsi nelle acque del Mediterraneo, in cui hanno perso la vita decine di migranti, tra cui donne e bambini. Rinnovo un accorato appello affinché la comunità internazionale agisca con prontezza e decisione, per evitare il ripetersi di simili tragedie e garantire la sicurezza e la dignità di tutti. Vi invito a pregare insieme a me per le vittime e per le loro famiglie”. E, a braccio, anche dal cuore domandare al Padre: “Perché?”. Qui il Pontefice fa un lungo silenzio prima di riprendere, evidentemente commosso. “Saluto tutti voi, romani e pellegrini dall’Italia e da varie parti del mondo: le famiglie, i gruppi parrocchiali, le associazioni. In particolare, saluto le Suore di Santa Elisabetta provenienti da diversi Paesi, il gruppo AVART Organización Internacional de Arte y Cultura Mexicana di Puebla (Messico) e i giovani della Parrocchia Santa Rita da Cascia di Torino. Saluto anche i tanti polacchi che vedo le bandiere e quel gruppo di spagnoli lì. A tutti auguro una buona domenica e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.