Alla fondazione pontificia Acs il vescovo di Dori comunica di “aver organizzato una pastorale per gli sfollati interni, che ad oggi sono due milioni“. Ecco la testimonianza di monsignor Laurent Dabiré, presidente della Conferenza Episcopale del Burkina Faso e del Niger. “Questo è un momento difficile, ma vedo anche delle grazie: in questa situazione siamo uniti- racconta il presule africano ad Aiuto alla Chiesa Che Soffre-. La radio ci è stata di grande aiuto per raggiungere gli sfollati. E quando le comunicazioni sono completamente interrotte, cerchiamo di utilizzare i convogli umanitari e militari per inviare brevi messaggi scritti a coloro che sono isolati. Per fornire loro informazioni e cercare di capire come stanno. Occasionalmente siamo”.
In Burkina Faso il terrorismo ha fatto registrare un aumento senza precedenti. E il 2023 si è aperto sotto i peggiori auspici con l’assassinio di un sacerdote il 2 gennaio scorso nel nord-ovest del Paese. Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha raccolto il grido dall’arme dell’episcopato. “La popolazione è stremata e molti piangono la perdita dei familiari. Interi villaggi sono stati distrutti e questo contribuisce ad abbattere lo spirito delle persone. Tuttavia, il Natale è sempre stato, oltre che di gioia, un momento di tregua. La gente si è riunita per la Messa, anche se alcuni non sono venuti perché hanno avuto paura. Lo capiamo e non chiediamo alle persone di essere più coraggiose di quanto possano. Il Natale ci ha offerto l’opportunità di rendere omaggio a tutte le vittime di questa guerra e di pregare insieme per il ritorno alla pace”, riferisce il leader di vescovi.
Quanto alla diffusione dei gruppi terroristici, monsignor Laurent Dabiré aggiunge che “il 50% del Paese è occupato e controllato da loro. Se alcuni gruppi hanno dichiarato esplicitamente le loro intenzioni, con altri sono sufficienti le loro denominazioni, come il Gruppo per il sostegno dell’Islam e dei musulmani (JNIM), per comprendere che esplicitamente mirano a imporre l’Islam a tutto il Paese, anche attraverso l’uso del terrorismo“.
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