Rubava ai poveri per arricchirsi lui. Come un moderno Robin Hood, ma al contrario, un avvocato di Taormina, incaricato dall'amministrazione comunale di riscuotere dagli utenti morosi le somme dovute per la fornitura dell'acqua, è stato arrestato dai finanzieri del comando provinciale di Messina perché i soldi recuperati alle famiglie indigenti non finivano nelle casse comunali ma…nelle sue tasche. L'uomo è accusato di peculato e corruzione con un ex dirigente comunale, suo coplice nella truffa, responsabile dell'Area Servizi Generali e dell'Ufficio Riscossione del Servizio acquedotto del Comune di Taormina. All'uomo è stato notificato il divieto di dimora. Nell’ambito dell'operazione scaturita da un’indagine coordinata dalla procura peloritana retta da Maurizio De Lucia, sono stati sequestrati beni immobili e conti correnti per un valore complessivo di oltre ottocentomila euro. L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip Maria Militello.
Secondo le indagini, l'avvocato arrestato girava direttamente sul proprio conto corrente personale gli assegni degli utenti morosi (comportamento definito dallo stesso gip “inquietante”), o si faceva pagare “in contanti”, a fronte di uno sconto all'utente, per non lasciare traccia degli importi ricevuti. Dal canto suo, il complice, responsabile dell'ufficio idrico, inseriva nel sistema informatico comunale denominato “AcqueWin” – da qui il nome dell'operazione – dati falsi sui pagamenti, in realtà mai avvenuti. Nei diversi anni di attività, i due si sarebbero appropriati di oltre un milione di euro che gli utenti morosi hanno versato tra il 2014 e il 2018, in buona fede, magari facendo sacrifici per di risarcere quel debito con l'azienda.
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