Bocciato

L’era Coronavirus tra stranezze, ilarità e tante denunce

Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri ha costretto i cittadini italiani in casa, “agli arresti domiciliari” asserisce qualcuno. Infatti, in questa settimana da incubo si sono registrate molte infrazioni delle misure restrittive volute dall’esecutivo del premier Giuseppe Conte. Sintomo innanzitutto che non la totalità della popolazione ha capito seriamente la gravità dell’emergenza sanitaria in cui è immersa l’Italia, ma anche specchio della sofferenza di alcuni cittadini nel rimanere svariati giorni tra le mura domestiche magari con situazioni familiari non proprio allegre.

I casi

Si parte dal manifesto hot, passando dall’edicola-farmacia, fino al finto ‘untore’. Ancora molte stranezze e non poche illegalità in questo nuovo giorno italiano dell’Era coronavirus. A Borgosesia tutti a parlare del maxi poster che elencava i comportamenti – sesso incluso – da tenere nei giorni della reclusione in casa imposta dalle misure per il contenimento del contagio. Ironie, ilarità e polemiche, fino all’ordine di rimozione immediata del sindaco leghista: “Non pensavo di dover preoccuparmi anche dell’imbecillità di certi individui”, ha detto. A Roma un 38enne del Bangladesh, gestore di una rivendita di giornali a San Giovanni, ha rimediato una denuncia a piede libero per vendita di prodotti non conformi e manovre speculative su merci: tra quotidiani, riviste e figurine vendeva mascherine “tipo chirurgiche” a prezzo maggiorato. A Ischia un 35enne è stato visto camminare nella zona del porto con due buste della spesa: due ore dopo, è stato intercettato in strada dai carabinieri con le stesse buste. Tradito dall’ora stampigliata sullo scontrino, ha dovuto ammettere di aver barato. Nel Napoletano, invece, sul litorale di Varcaturo, pic nic per 12 nel parco con sedie e tavolini: “Dopo 5 giorni rinchiusi in casa, avevamo bisogno di prendere un po’ d’aria”, hanno provato – inutilmente – a giustificarsi. A Potenza un 44enne è stato denunciato per procurato allarme: nei giorni scorsi aveva pubblicato sul proprio profilo Facebook un post con il quale asseriva di trovarsi a Codogno, mentre invece veniva notato vagare nel centro abitato in cui vive. Dalla verifica avviata è risultato che aveva inventato tutto e che non si era mai recato nella “zona rossa” del nord Italia. A Palermo, infine, i finanzieri, monitorando le piattaforme social, hanno individuato un’impresa di Casteldaccia, specializzata nella produzione di imbottiture per bare, che pubblicizzava l’imminente messa in produzione e commercio di “mascherine coronavirus”. Il titolare e la sua compagna sono stati denunciati per frode in commercio dal momento che i dispositivi, del tutto artigianali, sono risultati non conformi agli standard di sicurezza.

Gianpaolo Plini

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