Il lavoro è fatica, è noto. Perciò tanto vale prendersi qualche “pausa” durante l'orario di lavoro, come giocare alle slot machine o prendersi un lungo (in senso temporale) caffè al bar con gli amici. E' quello di cui sono accusati 13 dipendenti dell'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria in “servizio” (per modo di dire…) nel “polo sanitario” di Taurianova (ridente comune reggino di 15mila abitanti) trovati che si allontanavano dal luogo di lavoro per andare a fare scommesse, per girare per strada o, più praticamente, per andare al supermercato a fare la spesa. Tutto, rigorosamente, durante le ore in cui avrebbero dovuto lavorare presso la Asp.
Per questo i finanzieri della compagnia di Palmi – sotto il coordinamento della Procura di Palmi diretta da Ottavio Sferlazza – hanno loro notificato un provvedimento di presentazione alla Pg emesso dal Gip. I militari della GdF, anche attraverso pedinamenti e immagini video – hanno accertato “plurime e reiterate” condotte fraudolente poste in essere da numerosi dipendenti. Nell'ambito della medesima operazione, denominata “Polo sanitario” – fanno sapere i militari – sono indagate anche altre 25 persone. Oltre all'assenza ingiustificata, secondo l'accusa, è emersa anche l'inoperosità quotidiana di buona parte dei dipendenti che, in più occasioni, stazionavano per ore nell'atrio esterno del plesso attestandosi, falsamente, anche lo straordinario. D'altronde, se lavorare è faticoso, il “dolce far nulla” è ancora peggio. Tanto per continuare a ridere (o a piangere…), c'è da segnalare che la medesima Asp di Reggio Calabria oggi al centro delle polemiche per assenteismo, lo scorso marzo venne sciolta per infiltrazioni della ‘ndrangheta. Ma c'è di più: quello adottato dal Consiglio dei Ministri in marzo fu il secondo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’Azienda. Un analogo provvedimento era già stato adottato dal Governo nel 2008. Nell'autunno del 2019, inoltre, era stata commissariata per il piano di rientro dal deficit sanitario per la Calabria “a causa del perpetrarsi – fu scritto all’epoca nel relativo Decreto – della grave situazione di cattiva gestione caratterizzata da un immobilismo amministrativo e gestionale che ha impedito la possibilità di mettere ordine alla situazione pregressa, addirittura aggravandola“. Insomma, un malcostume generale che sembrerebbe essere ormai la prassi.
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