Stretta contro le donne in Afghanistan, dopo la presa di potere dei talebani. Pochi giorni dopo la decisione di vietare a tutte le donne afgane l’accesso all’istruzione superiore, il governo di Teheran ha deciso di vietare a tutte le operatrici umanitarie delle Ong nazionali e internazionali di lavorare in Afghanistan.
L’Unicef condanna fermamente “il recente decreto emesso dalle autorità de facto talebane che vieta a tutte le operatrici umanitarie delle Ong nazionali e internazionali di lavorare in Afghanistan. Questa decisione è una palese violazione degli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale e dei diritti umani fondamentali delle donne in Afghanistan. Arriva pochi giorni dopo la decisione di vietare a tutte le donne l’accesso all’istruzione superiore”.
“Al di là dell’evidente arretramento dei diritti fondamentali – osserva la ong – queste decisioni avranno conseguenze di vasta portata sulla fornitura di servizi essenziali per i bambini e le famiglie in tutto il Paese, in particolare nei settori della salute, della nutrizione, dell’istruzione e della protezione dell’infanzia, ambiti in cui le operatrici umanitarie hanno un ruolo incommensurabilmente importante da svolgere. Questo – aggiunge – include la programmazione dell’Unicef, attraverso la quale forniamo servizi a 19 milioni di persone, tra cui più di 10 milioni di bambini, in tutto il Paese”.
“Vietando il lavoro alle donne delle Ong, le autorità talebane di fatto negano questi servizi a una parte significativa della popolazione e mettono a rischio la vita e il benessere di tutti gli afghani, in particolare di donne e bambini”.
L’Unicef chiede “alle autorità de facto talebane di revocare immediatamente entrambe le decisioni, sull’istruzione superiore e sul lavoro umanitario, e di permettere a tutte le studentesse di tornare a scuola e alle operatrici delle ong di continuare il loro importante lavoro in Afghanistan nel settore umanitario”.
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