Si finge il demonio e abusa degli adepti della setta

Un 23enne di Prato si sarebbe posto a capo di una setta dicendo di essere il deminio (o un vampiro) e poi, forte della sua autorità, avrebbe costretto gli adepti, anche minorenni, a subire atti sessuali a seguito di un “patto con il diavolo”. Nelle scorse ore la squadra mobile di Firenze ha perquisito, su disposizione del pm della dda Angela Pietroiusti, uno studente universitario a Firenze. Lui, “il diavolo”, si sarebbe posto a capo di una setta satanica “da lui appositamente costituita al fine di ottenere da ogni componente la cieca obbedienza e la totale accondiscendenza a qualunque sua richiesta”, si legge nel decreto riportato da LaNazione.it. Quattro le vittime, stando alle indagini e alle denunce: tre ragazzi, di cui due minori di 18 anni, e una ragazza, che con inganni, violenze e minacce sarebbero stati costretti ad avere rapporti sessuali con lui

La ricostruzione

Come ricostruisce TgCom24, il 23enne, facendo credere di avere poteri soprannaturali, avrebbe convinto gli appartenenti di essere dotato di poteri soprannaturali, e di averli scelti per salvare il mondo. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, legava a sé gli adolescenti attraverso un patto di totale obbedienza, ricorrendo a  trucchi di magia per persuaderli dei propri poteri. Al classico immaginario esoterico, univa suggestioni cinematografiche di facile presa sugli adolescenti, come vampiri e lupi mannari. Per esempio, per convincerli della sua superiorità e porli in uno stato di soggezione psicologica al fine di abusarne, avrebbe anche elaborato una sorta di rituale di resurrezione, inscenando uno strangolamento da parte di un sodale, al termine del quale la finta vittima si rialzava da terra fingendo di rimettersi a posto il collo. Tra i rituali messi in atto – scrivono gli inquirenti –  anche il “morso del vampiro”, il “retinaggio” (invio di foto nude su whatsapp) o lo “shifting”, che gli consentiva di impersonificarsi in varie entità cambiando voce e comportamenti. Faceva anche inalare incensi, “il sangue di drago”, in modo da provocare mal di testa e spossatezza. Gli atti sessuali a cui sottoponeva gli adepti erano necessari, secondo la dottrina che professava, a liberare i demoni. Tutto iniziava con i primi approcci sui social e sulle chat di Whatsapp, e il presunto leader faceva credere ai giovani di essere dei “prescelti” che nelle vite precedenti avevano avuto un'altra identità (Amon, Atena, Banshee, Lilith, Le Sette Furie). I rituali terminavano, concludono gli inquirenti, quasi sempre con lo “sblocco sessuale”, con cui i membri della setta venivano spinti ad avere rapporti. Grazie alle denunce di chi aveva abbandonato la setta, sono stati identificati anche i luoghi di ritrovo della setta: le case “libere” dei nonni, oppure il parco di Galceti o di Galciana e il cinema multisala di Prato. Ora il giovane è indagato dalla Dda di Firenze.